Ci sono persone terrorizzate dall'idea del cambiamento. Altre, invece, che non riescono a farne a meno. Che si tratti di lavoro o di una relazione, lo vivono come una sfida per mettersi alla prova, una fonte di nuovi stimoli.«Il cambiamento rappresenta una condizione imprescindibile dell'animo umano. Le cose cambiano, la natura anche e così noi. Cambiare volontariamente, però, spesso richiede coraggio e fatica» dice Patrizia Amici, psicologa e psicoterapeuta.

Ma quando, dottoressa Amici, sentiamo una spinta interiore a cambiare?
A volte è quasi un bisogno, una ricerca personale, un desiderio di miglioramento, altre volte una fuga. Dobbiamo immaginare noi stessi come un sistema alla costante ricerca di equilibrio. Quando positivo e negativo, vantaggi e svantaggi si disarmonizzano si attiva una modifica. Ci possiamo sentire spinti al cambiamento anche da eventi reali (un cambio o perdita di lavoro, un incontro inaspettato, la nascita di un figlio, etc.), dall'attivazione di sistemi motivazionali (come la spinta biologica alla procreazione), dal fatto che acquisiamo una nuova consapevolezza o che ci troviamo in una condizione di dolore.

E cosa ci succede quando decidiamo di fare il grande passo?
Pensiamo a un cambiamento che vorremmo apportare alla nostra vita. Bene, per attuarlo passeremo attraverso diversi stadi. Il modello del cambiamento di Prochaska e Di Clemente, che costituisce uno dei fondamenti su cui viene costruita la valutazione della motivazione al cambiamento, in particolare prevede sei passi.
• Pre contemplazione: non si avverte ancora l'esigenza di operare alcuna modificazione.
• Contemplazione: si comincia ad avvertire una "preoccupazione" rispetto all'aspetto che si vorrebbe modificare, si diviene consapevoli dei pro e dei contro, sperimentando spesso una forte ambivalenza e "conflitto". Non facciamo nulla ma emotivamente e cognitivamente cominciamo a ragionare sul cambiare.
• Determinazione: ci si prepara a cambiare. Si inizia a pianificare come apportare la modifica che si vuole realizzare. Più la decisone è forte e centrale per la persona (legata a un'esigenza propria e profonda) più è probabile che il mutamento si verifichi. Si è ansiosi verso il cambiamento ma pieni di energia.
• Azione: si cambia! È una fase delicata: non possediamo ancora bene ciò che stiamo modificando e sentiamo l'incertezza del dover lasciare ciò che conoscevamo bene. Se il bilancio non è positivo si rischia di tornare indietro. Il nostro agire mette in luce la criticità del cambiamento stesso.
• Mantenimento: la persona si applica a mantenere, nel tempo, le modificazioni. È meno attiva e meno emotivamente implicata.

Quali meccanismi devono scattare per poter passare da una fase all'altra?
I processi per progredire da uno stadio all'altro sono in particolare:
• l'aumento della consapevolezza;
• l'attivazione emotiva (relativa sia allo status quo, cioè la situazione, che vogliamo cambiare sia al cambiamento che vorremmo);
• l'autovalutazione degli aspetti personali implicati nel cambiamento desiderato e in ciò che vogliamo abbandonare;
• la valutazione degli aspetti sociali e ambientali.
Detto così sembra complicato. Facciamo allora un esempio "attuale" come prendere la decisione di mettersi a dieta: mi rendo conto che sono in sovrappeso, dei costi personali che ha per me, evidenzio gli aspetti negativi e sento di desiderare il cambiamento (aumento della consapevolezza); avverto disagio, rabbia e mi sento triste per il mio aspetto, penso che se dimagrirò mi sentirò più felice, al contempo però provo ansia di fallire, tensione per dover affrontare rinunce etc. (attivazione emotiva); cerco di trovare una motivazione valida per avviare il cambiamento. Ad esempio "se sono in sovrappeso, non incontrerò l'uomo della mia vita", "così non mi vado più bene", "quando sarò magra, troverò più facilmente lavoro" (autovalutazione degli aspetti personali, sociali e ambientali). Si tratta di "motivazioni" molto diverse tra loro che collocano la decisione di dimagrire più o meno centralmente rispetto alla persona. Una cosa è dimagrire per se stessi, un'altra per gli altri o per trovare lavoro. Più un cambiamento è sentito come un'esigenza "personale", più sarà forte la motivazione, anche di fronte ad amici o familiari che ritengano che non ne ho bisogno. Ma attenzione: si sarà anche più esposti, nel caso non si riuscisse nel desiderato mutamento, a provare emozioni negative anche molto intense (ansia, tristezza, rabbia).

Una sfida avvincente che può rivelarsi un percorso a ostacoli. Qual è il segreto per riuscire nell'intento?
Bisogna partire da due aspetti: la self efficacy (autoefficacia) e il locus of control. Il primo indica quanto riteniamo di aver la capacità di raggiungere un determinato risultato. è evidente il peso di questa auto valutazione: è direttamente correlata al modo di vivere e condurre il cambiamento. Il locus of control (luogo del controllo), invece, rimanda al modo in cui l'individuo percepisce le situazioni come legate al proprio comportamento (locus of control interno) o determinato da situazioni esterne sulle quali non ha potere di influenzamento, fortuna o sfortuna, gli altri etc. (locus of control esterno). Anche questo aspetto risulta determinante nell'approccio al cambiamento: un conto è ritenere di avere un ruolo centrale e un conto pensare che le cose avvengano per cause esterne al nostro agire. Infine bisogna imparare a gestire le emozioni negative, accettando anche qualche battuta di arresto (come succede ad esempio nelle diete) che non può e non deve compromettere il percorso di cambiamento. Anche il sostegno dagli altri (famiglia, partner, amici) rappresenta una spinta importante per mantenere fede alla decisione di cambiare. Infine c'è la bilancia decisionale: mettete nero su bianco i pro e i contro del cambiamento che volete fare, in modo da avere una visione quanto più completa di vantaggi e svantaggi. È fondamentale cercare di essere analitici e precisi, tenendo presenti i vantaggi personali (a breve e lungo termine), i vantaggi per gli altri (familiari, partner, lavoro etc. ), i vantaggi nella valutazione di sé (come mi sentirò). Nei contro, bisogna valutare i costi (tempo, soldi, relazioni, etc.), gli svantaggi pratici per sé e per gli altri, l'eventuale visione negativa dell'ambiente circostante, le cose a cui dovremmo rinunciare etc. Una volta ben chiari tutti gli aspetti si potrà decidere se siamo pronti per affrontare tutto quello che il cambiamento comporta e mettere le basi per la sua realizzazione. Buon cambiamento a tutti!

a cura di VIOLA COMPOSTELLA
con la collaborazione della dott.ssa PATRIZIA AMICI
Psicologa e psicoterapeuta
- A SERIATE -