Le cisti ovariche rappresentano un disturbo molto comune: costituiscono il 10-20% circa di tutta la patologia ginecologica. Si manifestano con maggior frequenza in età fertile e sono generalmente di natura benigna, ossia sono prive di complicazioni tanto da poter anche scomparire senza terapie. Nella maggior parte dei casi, infatti, sono dovute a semplici alterazioni dell'ovulazione. Si parla quindi di cisti funzionali (non legate cioè a patologie "organiche"), tra le quali le più frequenti sono quelle follicolari, che si formano cioè a livello dei follicoli, i corpi sferici, presenti sulla superficie dell'ovaio che producono estrogeni e "ospitano" l'ovulo durante la sua maturazione.

L'ovulazione: un meccanismo complesso e delicato
L'ovaio è un organo che subisce modificazioni quotidiane di struttura e, ciclicamente, di produzione ormonale. Ogni mese, con l'inizio della mestruazione,uno dei follicoli comincia a crescere fino a un diametro di 2,3 - 2,5 mm (vedi illustrazione), per poi rompersi lasciando fuoriuscire l'uovo maturo (fase dell'ovulazione). In seguito all'ovulazione le cellule rimaste nel follicolo iniziano ad accumulare quantità crescenti di proteine, lipidi e di luteina (un particolare pigmento che conferisce un aspetto giallastro) e il follicolo si trasforma in corpo luteo, una "particella" di ovaio che si comporta come una piccola ghiandola endocrina la cui funzione principale è quella di produrre progesterone (ormone che serve a sostenere l'evoluzione della gravidanza) e, in quantità minori, estrogeni. Se non avviene la fecondazione dell'uovo e l'impianto dell'embrione nell'utero, il corpo luteo vive per quattordici giorni e poi degenera rapidamente, arriva il flusso mestruale e tutto ricomincia. Nel contesto di queste ripetute modificazioni cicliche è molto frequente che compaiano alterazioni strutturali e ormonali dell'ovaio in conseguenza delle quali si possono determinare quelle che vengono appunto chiamate cisti funzionali, follicolari o luteiniche (vedi box). Le cisti follicolari, le più comuni, si originano da un follicolo che non ovula e quindi non si rompe con conseguente accumulo di liquido al suo interno. Si tratta di solito di cisti piccole, con diametro inferiore ai quattro centimetri, che si manifestano solo con modeste alterazioni del ritmo mestruale o fastidio addominale. In alcuni casi, però, possono anche raggiungere i 9-10 centimetri e diventare pericolose.

Visita ginecologica ed ecografia,per conoscerle meglio
Per la diagnosi iniziale di cisti follicolari è sufficiente la semplice visita ginecologica. Per poter valutare però le caratteristiche strutturali della cisti e in particolare il suo contenuto, la presenza di papille, lo spessore e la regolarità della parete un ruolo fondamentale lo ha l'ecografia transvaginale. In casi sospetti, per differenziare tra patologie benigne e maligne (quelle, molto rare, che potenzialmente potrebbero sviluppare un tumore), può essere d'aiuto il color-doppler e il dosaggio dei cosiddetti onco-markers, ovvero marcatori tumorali, proteine, ormoni e altre sostanze sintetizzate dalle cellule neoplastiche che possono segnalare la presenza di un tumore o alcune sue caratteristiche.

Intervento chirurgico? Se sono grandio in caso di recidive
La maggior parte delle cisti follicolari regredisce spontaneamente senza intervento medico con uno-due cicli mestruali. È comunque possibile che insorgano recidive per cui è utile eseguire controlli periodici e talora instaurare un'adeguata terapia preventiva con contraccettivi ormonali che bloccano, nelle donne fertili, il processo ciclico ovulatorio e permettono all'ovaio di riposare almeno per qualche mese. In alcuni casi può essere anche indicata la chirurgia, in particolare se la cisti cresce fino a dimensioni superiori ai 7-8 cm di diametro. Cisti di questo tipo, infatti, possono causare fastidi pelvici, talvolta severi, sanguinare internamente o determinare la comparsa di quella che viene considerata la complicanza più temibile, cioè la torsione dell'ovaio. Si tratta di un'evenienza relativamente rara, che determina uno strozzamento dei vasi ovarici con conseguente "infarto ovarico" e si manifesta con un dolore acuto che tende a persistere e, se non regredisce, può portare alla necrosi dell'organo. In questa situazione si deve intervenire di solito chirurgicamente. In qualche altro caso la cisti si può rompere. La rottura della cisti determina una sintomatologia simile alla peritonite (dolore addominale diffuso, nausea, vomito, ipotensione) e rende necessario il ricorso all'intervento chirurgico che, nel caso delle cisti ovariche, avviene di solito in laparoscopia, tecnica fondamentale (anche dal punto di vista diagnostico) che permette di salvaguardare il più possibile il tessuto ovarico residuo in modo che possa mantenere la sua funzione sia ormonale sia riproduttiva.

Si definisce "cisti" una cavità o sacca, posta in qualsiasi parte del corpo, chiusa da una membrana, ben distinta dai tessuti circostanti, contenente materiale liquido o semi-solido.

Le luteiniche, SORVEGLIATE SPECIALI
Discretamente frequenti, anche se meno di quelle follicolari, sono le cisti luteiniche, che si formano all'interno dei corpi lutei: dai vasi sanguigni attorno al follicolo inizia un discreto sanguinamento, il sangue si accumula all'interno del corpo luteo e spesso si associa a sacche di liquido sieroso (corpo Iuteo cistico). Queste cisti, in genere, non danno particolari sintomi salvo la comparsa di un ritardo nella comparsa del flusso mestruale. Può capitare però che insorgano dolori a livello pelvico, a destra o a sinistra, qualche volta intensi che si risolvono spontaneamente nell'arco di 3-4 giorni. Di solito anche la cisti luteinica si riassorbe spontaneamente nell'arco dì 2-3 settimane, anche se è possibile che si formino delle recidive. In questi casi è utile una terapia con contraccettivi ormonali per qualche mese per bloccare l'ovulazione e ridurne così l'incidenza. Come per le cisti follicolari la diagnosi viene posta dall'esame clinico e dall'indagine ecografica supportata dai dosaggi degli onco-markers. La complicanza più importante è rappresentata dal cosiddetto corpo luteo cistico-emorragico. La parete della cisti luteinica tende a rompersi, determinando una emorragia all'interno della cavità addomino-pelvica (emoperitoneo). Si può attuare una terapia di attesa "sorvegliata" per valutare la possibilità di un arresto spontaneo dell'emorragia (specie se di piccola entità) e di un rapido riassorbimento del sangue presente in peritoneo. Se però questo non avviene in tempi brevi è necessario il ricorso alla chirurgia laparoscopica, con la quale fermare l'emorragia, aspirare il sangue in cavità pelvica e valutare la necessità di enucleare, cioè rimuovere, la cisti (cosa non sempre strettamente necessaria).

a cura del DOTT. MASSIMO BARDI
Specialista in Ginecologia e Ostetricia
- PRESSO STUDIO MEDICO POLISPECIALISTICO MULTIDISCIPLINARE DI BAGNATICA -