"I machinète a i è bune de bruzà…ànse no, perché dopo i fa föm… mèi sotràle!". Il Vava, al secolo Daniele Vavassori, lo scrive su un foglietto durante l'intervista: ce l'ha a morte con le slot machine che spopolano nei bar e nelle sale giochi. «Bisognerebbe bruciarle, anzi no perché poi fanno fumo, inquinano l'ambiente come le automobili. Allora meglio sotterrarle. Sono una vera vergogna» ci dice.

«Rovinano la salute, le famiglie e le tasche delle persone. Mi chiedo come sia possibile che uno impieghi un mese di lavoro per portare a casa uno stipendio e poi lo bruci in mezza giornata in queste dannate macchinette. E purtroppo non bastano le campagne dei giornali per convincere la gente a non diventare schiava, a non dilapidare i suoi averi, a indebitarsi con la speranza di rincorrere la fortuna. Spero soltanto che lo Stato proibisca questi giochi con i quali però guadagna solo lui». Lo ha ribadito anche in alcune sue canzoni e filmati doppiati in bergamasco.

Il Vava, 37 anni l'11 maggio, artigiano nel settore grafico, è diventato famoso dando la sua voce, con doppiaggi coloriti in bergamasco, a personaggi e storie famose: oltre 300 filmati, da "Ciama l'Piero", (350 mila contatti nelle prime tre settimane) a "Madona", al discorso di Obama intitolato "Pota, we can", al "Royal baby", al "Campari col bianc", a "Pota Pig". E via dicendo. Spesso ideati e realizzati di sera quando la moglie e i due figli, Carlo, 6 anni, ed Emma, nata il 18 dicembre, sono a letto. Poi li posta su Youtube. In tre anni hanno totalizzato undici milioni di click. Un successo strepitoso. E non solo a Bergamo e dintorni.

«Ho cominciato nel 2010 per scherzo. Faccio io tutte le voci cambiando intonazioni e sto attento a non andare fuori sincrono. A volte sul web si vedono delle scene raccapriccianti con le labbra che si muovono per loro conto. In questo io sono un perfezionista. Ricreo anche tutti i suoni. Raramente seguo un copione, scelgo lo spezzone che voglio doppiare, lo guardo un paio di volte senza l'audio e poi vado di getto, inventando lì per lì il dialogo. In dialetto. E anche se qualcuno mi critica perché il mio dialetto non sarebbe puro e corretto, e qualche altro mi accusa di essere volgare, ho tanti che mi scrivono per complimentarsi. Ne voglio ricordare uno che stava per perdere il lavoro che mi ha ringraziato perché dopo una giornata di stress la sera si rilassava e riusciva a sorridere guardando i tre minuti di un mio video. E finché riesco a lanciare dei messaggi continuerò a fare doppiaggi. Ora in casa mi sono costruito un piccolo studio e riesco anche a fare video più professionali. Devo dire grazie a mia moglie che ha pazienza e mi lascia fare, e a volte mi dà anche qualche buona idea per un doppiaggio. Normalmente mi ispiro alla vita quotidiana o ai ricordi. Anche Pota Pig, la versione bergamasca di Peppa Pig il cartone animato che piace tanto ai bambini, è nato quasi per scherzo. Piaceva a mio figlio e allora mi sono buttato. Ne ho doppiati sedici. L'altra sera il mio Carlo ha voluto vedere l'ultimo episodio perché non l'aveva ancora visto. E insieme ci siamo divertiti molto».

Il successo non l'ha cambiato per nulla, anche se fa qualche spettacolo, soprattutto per beneficenza. Con il suo amico Bepi (Tiziano Incani), mitico personaggio della canzone bergamasca, si è impegnato per l'Opera Pia di Vertova, per l'Associazione Diversamente Bergamo, per Jenni Cerea una ragazza di Curno che soffre di malattie rare e che ha bisogno di essere curata negli Stati Uniti. «Abbiamo raccolto un po' di offerte ma non bastano. Faremo altri spettacoli per lei. Alla serata che abbiamo fatto a Grumello mi sono commosso: c'erano tanti bambini che hanno partecipato con entusiasmo». Il pensiero del Vava (anzi Vava77) va proprio ai bambini. «Sono loro il futuro e bisognerebbe educarli bene a rispettare l'ambiente, a non inquinare, a non buttare i sacchetti per strada. Si dovrebbe cominciare dalle scuole insegnando di nuovo l'educazione civica».

A proposito di futuro? Qual è quello del Vava? «La musica» risponde. «Da sempre ho una grande passione per il canto. Una passione tramandatami da mio padre che fin da piccolo mi ha avvicinato ai Beatles e da mio nonno che mi faceva ascoltare Frank Sinatra, Perry Como e Dean Martin». Nel 2010, dopo varie esperienze in complessi pop rock, ha fondato un gruppo swing che si chiama Daniele Vavassori Quartet con tre jazzisti: il chitarrista Sandro Gibellini, il batterista Stefano Bertoli, il contrabbassista Marco Ricci. Il risultato è "A pocket full of dreams", un album di dieci brani. Intanto ha registrato l'ultimo video,"Bepi", dedicato al suo compagno dei concerti per beneficenza. Fa spettacoli da solo o con la sua band nei locali e nelle feste estive. «Proietto i miei video, interagisco con il pubblico che mi accoglie con grande entusiasmo e con il quale ho un rapporto stretto».

Insomma un personaggio eclettico, tutto da scoprire. L'anno scorso ha addirittura vestito i panni dell'arabo, quando con la complicità di un giornalista del quotidiano on line "BergamoNews" ha tentato di comprarsi l'aeroporto di Orio al Serio. «è stato davvero uno scherzo ben riuscito» dice sorridendo. «Mi sono truccato, ho messo un improbabile turbante e mi sono presentato in aeroporto con una valigetta. Hanno creduto davvero che volessi comprare l'aeroporto. I giornali hanno pubblicato la storia, anche il TG1. D'altronde sembrava una storia credibile. Soprattutto perché ero stato ricevuto anche dal presidente della Provincia che è stato al gioco. Ci siamo divertiti tutti. Come con i miei doppiaggi».

UN MILIARDO E 320 MILIONI BRUCIATI NEI GIOCHI

Nella Bergamasca ogni anno va in fumo un miliardo e 320 milioni di euro tra slot machine, gratta e vinci, scommesse sportive, lotto (in Italia oltre 80 miliardi di euro). Per arginare questo preoccupante fenomeno ad aprile le associazioni Legautonomie e Terre di mezzo e alcuni sindaci hanno consegnato alla Camera dei Deputati 93 mila firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per la regolamentazione del gioco d'azzardo. Le firme sono state raccolte in 411 comuni di tutta Italia, tra cui Bergamo. Ora la parola passa al governo che dovrà emanare il decreto e al Parlamento che dovrà discutere la proposta di legge. Intanto la Regione Lombardia ha preparato una legge che prevede molte restrizioni e non concede nuove licenze a bar, tabaccherie ed edicole, ma solo alle sale gioco, con l'obbligo di esporre materiale informativo sulle patologie legate alle dipendenze da gioco elettronico. Ma ci si può curare? A Bergamo l'Asl ha attivato un consultorio apposito per le ludopatie al Sert di via Borgo Palazzo.

a cura di Lucio Buonanno