Sono un ex dentista che sognava Suor Nausicaa. «Mio padre avrebbe voluto che aprissi la bocca ai pazienti per curare i loro denti. Fratelli, zii, cugini sono tutti dentisti. Ho cominciato a farlo anche io, ma poi ho scelto un'altra strada e mi hanno cacciato di casa. La bocca la faccio sempre aprire, ma per regalare una sana risata al mio pubblico con Suor Nausicaa e Manuel Garcia Chuparosa de la Pierna, i personaggi che porto in TV e sul palcoscenico.

La suora è una bergamasca dal carattere di ferro, manesca, che in un convento di suore in pensione si occupa di tutto, dalla mungitura delle capre alla coibentazione del tetto del campanile e ha una passione smodata per le moto; come me che adoro anche l'equitazione, il surf e le arti marziali. Manuel è invece un dongiovanni che fallisce ogni approccio con il gentil sesso».

Paolo Casiraghi, 42 anni, occhi azzurri, un metro e ottanta, 75 chilogrammi, ha da poco finito le registrazioni per "Colorado", il programma di Italia1 in cui ha esordito con grande successo nel 2007. Paolo è bergamasco. Il suo vero cognome è Calderoli, la nota famiglia di dentisti da generazioni e nipote del senatore leghista.

«Dopo essermi laureato in odontoiatria ho cominciato a lavorare nello studio di mio padre, ma non ero soddisfatto» ci racconta. «Fin da piccolo sognavo di fare l'attore, ma non volevo né potevo dargli un dispiacere: papà era come Suor Nausicaa, un po' manesco. è vero, io ero vivace e spesso mi arrivava qualche ceffone. Ma la decisione di cambiare mestiere è arrivata nel 2001. Avevo un gruppetto di amici con i quali si scommetteva su imprese demenziali. Ne abbiamo fatte tante, ma quella più tragica, per me, è stata una rapina al Museo d'arte sacra della Basilica di Gandino. Dovevo travestirmi e non farmi bloccare. Ho parcheggiato l'auto in divieto di sosta davanti ai vigili urbani, travestito e truccato da vecchio pittore, ho fatto aprire il museo durante l'orario di chiusura e, accompagnato da una giovanissima guida, ho cominciato la mia visita. A un certo punto ho tirato fuori una pistola giocattolo, ho legato il ragazzo a una sedia, ho preso tre quadri di scarso valore, ma i carabinieri mi hanno scoperto e portato in carcere, tre giorni in stato di fermo. Doveva essere uno scherzo e invece mio padre si arrabbiò tantissimo e io mi rifugiai da mio zio Roberto che viveva a Milano con l'allora moglie Sabina Negri, sceneggiatrice e attrice».

Ed è così che comincia la sua avventura lontano da poltrone da dentista, guanti in lattice e bisturi. «Feci un corso di recitazione a Lecco, un po' di comparsate in vari spettacoli teatrali. Poi conobbi Carlo Delle Piane, amico di mia zia, che mi presentò a Pupi Avati ed ebbi una particina in alcuni dei suoi film ("Il cuore altrove", "La rivincita di Natale", "La seconda notte di nozze", "La cena per farli conoscere" ndr.). Intanto facevo anche teatro. Con "Sior Todero Brontolon" con Eros Pagni sono venuto anche al Donizetti. E televisione "La squadra 5", "Un posto al Sole" edizione estiva, "Carabinieri", "Orgoglio 3" e via dicendo. Ho imparato tantissimo con questi grandi registi e attori anche se mi dicevano che forse per i ruoli drammatici non ero portato. Avevo i tempi comici. E così mi iscrissi a un laboratorio di improvvisazione. Quasi in incognito, mi vergognavo e quando mi dissero di preparare un provino di tre minuti incentrato su un prete bergamasco ero terrorizzato. Quando andai in un negozio di abbigliamento per il clero in vetrina vidi un vestito da suora. E lì scattò l'idea. Rividi suor Elisabetta che avevo avuto insegnante alle elementari che picchiava di brutto con le nocche delle mani, rividi le suore Sacramentine dove ho fatto tre anni di liceo e dove c'era anche una mia zia monaca. E inventai suor Nausicaa. Ma gli esami non finiscono mai. Feci un provino a Zelig ciccato alla grande. Andai a Colorado ma senza grandi speranze: presentai sia la suora sia il cascamorto spagnolo e andò bene. A Colorado ho conosciuto anche mia moglie Manuela: era la coreografa, bravissima, con una dote naturale che avevo visto solo in Giancarlo Giannini: era timida, molto riservata a differenza di altre ballerine ed era fidanzata. Mi ero innamorato di lei, ma non avevo il coraggio di dirglielo. Ci pensò un mio amico, anche lui nel cast. Le disse: "C'è uno che stravede per te, ma non posso rivelarti il nome". E quando lei insistette lo rivelò: "è suor Nausicaa". Ora abbiamo una bambina di due anni e mezzo, Rossella».

Paolo ha una memoria straordinaria. Ricorda tutto anche le multe che ogni sera gli dava Eros Pagni perché saltava le battute, gli scherzi che con gli amici faceva quasi tutte le sere a Bergamo. Come quella volta che presero in giro gli spettatori all'uscita del Teatro Donizetti. Lui a piedi nudi nella fontana, un suo amico con un quaderno intento a scrivere e tanti a chiedere cosa stava succedendo. E l'amico serio, con la erre moscia a spiegare: "è una scommessa, se riesce ad attraversare la fontana vince un soggiorno tutto pagato". E dopo una breve pausa: "…a Pedrengo". Con grandi risate… «Il ricordo più brutto professionale è stato il primo anno a Zelig» confessa Paolo. «Avevo una tale pressione. Quello più bello è stato l'episodio "La scelta" di "Don Matteo" andato in onda quest'anno. Interpretavo un padre in attesa di un figlio dalla moglie malata di tumore e volevo convincerla ad abortire. Un argomento delicato, anche perché qualche mese prima ero stato colpito da una terribile tragedia familiare. Mi sono tanto immedesimato nel ruolo che alla fine io e don Matteo siamo scoppiati a piangere davvero. Forse mi sto preparando a realizzare un altro mio sogno: fare l'attore drammatico».

a cura di LUCIO BUONANNO