Il mal di testa non risparmia nemmeno i più piccoli. Anzi, è un disturbo molto frequente in età pediatrica. «I bambini e i ragazzi che presentano cefalea in maniera episodica, ma con frequenza non trascurabile, sono molti, fino al 20% della popolazione in età evolutiva» spiega la dottoressa Laura Salvoni, neuropsichiatra.Una volta si pensava che nei più piccoli fosse sempre spia di tumori o infezioni cerebrali. Oggi invece si sa che, proprio come gli adulti, anche bambini e adolescenti possono soffrire di emicrania e cefalea tensiva, due forme di mal di testa primarie (cioè non dovute ad altre malattie) non gravi, ma che condizionano negativamente la quotidianità e il rendimento scolastico. «La più diffusa è senza dubbio la cefalea tensiva spesso associata a eventi stressanti (compiti in classe, gare sportive etc.). Molto frequenti sono però anche le cefalee secondarie, ovvero sintomo di altri problemi e patologie solo raramente gravi».

Dottoressa Salvoni, la cefalea tensiva e l'emicrania si manifestano con caratteristiche diverse nei bambini?
La cefalea tensiva si presenta in modo simile agli adulti, con dolore diffuso, persistente, generalmente non forte, ma continuo. A differenza che negli adulti può durare anche pochi minuti (nei bambini molto piccoli non è infrequente che sia di brevissima durata). L'emicrania, come negli adulti, si manifesta con un dolore spesso pulsante, localizzato a un lato della testa, e il più delle volte si accompagna a nausea e/o vomito, ipersensibilità alla luce e ai rumori. Nel bambino in età scolare, però, la crisi ha in genere una durata minore rispetto all'adulto e all'adolescente (meno di un'ora contro le due ore fino a due-tre giorni).

Si dice che la routine sia amica di chi soffre di mal di testa. Vale anche per i più piccoli?
Assolutamente sì. La regolarità, senza dubbio, contribuisce a ostacolare l'insorgenza dell'emicrania e della cefalea in generale. Il sonno, in particolare, gioca un ruolo cruciale: la mancanza o al contrario un eccesso così come una cattiva qualità o una durata inadeguata del sonno, possono scatenare l'attacco emicranico. Un bambino in età scolare, in media, dovrebbe dormire circa dieci ore a notte.

Che ruolo ha, invece, l'alimentazione?
Sicuramente l'alimentazione può avere un ruolo significativo nella comparsa dell'emicrania anche nei bambini. è noto da tempo che esista una connessione fra l'ingestione di alcuni cibi e la comparsa della crisi emicranica (già Ippocrate più di 2000 anni fa sottolineava questa relazione!). Alcune sostanze, come la tiramina, di cui sono ricchi il cioccolato, i formaggi stagionati, le salsicce, alcuni frutti come la banana, sono correlate con l'insorgenza di cefalea. Anche i nitriti presenti in particolare nella carne affumicata e nei salumi possono favorire l'attacco emicranico così come il glutammato di sodio. Infine anche l'istamina, il cui rilascio è facilitato da alimenti come crostacei e pomodori, può scatenare l'emicrania. Questo non significa che questi cibi debbano essere vietati per sempre al bambino che soffre di mal di testa: è utile però un'attenta conoscenza delle proprie abitudini e dell'eventuale nesso tra alcuni cibi e l'insorgenza del dolore (utile anche per i piccoli tenere un diario del mal di testa per segnare queste e altre informazioni su tempi e modi di comparsa del dolore). In genere dopo un periodo di privazione della sostanza incriminata è possibile reintrodurla gradualmente nella dieta.

Le cefalee cosiddette secondarie, invece, da cosa dipendono?
Sono il sintomo di disturbi quali traumi dovuti a cadute o piccoli infortuni alla testa, patologie dentarie e mandibolari, deficit visivi, sinusiti e più in generale infezioni delle vie aeree (riniti, faringiti), fino a patologie infiammatorie gravi (meningo-encefaliti) e a tumori cerebrali (piuttosto rari in età pediatrica e comunque raramente hanno come unico sintomo il mal di testa).

Quando il mal di testa deve preoccupare i genitori? Quali sono i campanelli d'allarme?
Ci sono alcune situazioni che devono essere attentamente considerate: un cambiamento improvviso delle caratteristiche dei sintomi dolorosi in un bambino che già periodicamente soffre di cefalea o emicrania; la comparsa di dolore notturno soprattutto se accompagnato da vomito al risveglio senza apparente altra causa; la comparsa di dolore o l'intensificazione dello stesso in corso di attività sportiva; ogni altro sintomo, oltre al dolore, che accompagni o preceda stabilmente il dolore stesso. La cefalea è, come abbiamo detto, molto frequente in età pediatrica e nella maggior parte dei casi si presenta in modo episodico, ma è bene che il pediatra curante sia informato dell'evento per indirizzare il genitore verso l'adeguata terapia o l'eventuale approfondimento clinico e/o strumentale.

Che farmaci si possono dare?
Contro il dolore i farmaci di prima scelta sono gli analgesici più comunemente utilizzati nel bambino (paracetamolo), a dosaggio adeguato e assunti all'inizio dell'attacco. In generale comunque è consigliabile interpellare il proprio pediatra sia per il tipo di farmaco sia per la modalità e tempi di somministrazione, soprattutto se il problema è ricorrente o cronico (per più di 15 giorni al mese). Sia l'abuso sia l'uso improprio del farmaco (ad esempio a dosaggio troppo basso non adeguato all'età e al peso del bambino) possono essere dannosi e/o inefficaci.

Possono essere utili pratiche alternative e/o rilassanti?
Soprattutto in caso di cefalea tensiva le tecniche di rilassamento possono fornire un valido aiuto anche per i bambini. Lo yoga, ad esempio, permette una maggior consapevolezza del proprio corpo e quindi ne favorisce il controllo. Non bisogna dimenticare, infatti, che più piccolo è il bambino più tende a esprimere il proprio disagio e le proprie sofferenze attraverso il corpo.

I fattori scatenanti nell'infanzia e adolescenza
I fattori scatenanti dell'emicrania nei bambini e nei ragazzi, sono simili a quelli degli adulti (stress, insonnia o sonno prolungato, digiuno, alcuni cibi o bevande, fattori ambientali come variazioni meteorologiche, altitudine, esposizione al sole, profumi pungenti, fumo di sigaretta passivo etc.). A questi, negli adolescenti, si aggiungono le modificazioni ormonali che si accompagnano al passaggio alla pubertà che migliorano il problema nei maschi, mentre lo peggiorano nelle femmine.

Attenzione ai chewing gum!
Masticare chewing gum per più di un'ora al giorno può causare mal testa. A dirlo è un recente studio dell'Università di Tel Aviv (Israele) pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Pediatric Neurology. L'ipotesi più accreditata è che questo effetto sia dovuto a uno stress eccessivo dell'articolazione temporomandibolare, ovvero l'articolazione che collega la mandibola al cranio, causato dall'atto del masticare a lungo.

a cura di ELENA BUONANNO
Con la collaborazione della DOTT.SSA LAURA SALVONI
- DIRETTORE NEUROPSICHIATRIA DELL'INFANZIA E DELL'ADOLESCENZA A.O. PAPA GIOVANNI XXIII BERGAMO -