Rossore, senso di peso sull'occhio come se ci fosse un corpo estraneo, bruciore. Sono questi i sintomi tipici dell'orzaiolo, un'infiammazione fastidiosa, oltre che antiestetica, delle ghiandole sebacee alla base delle ciglia che se trascurata può estendersi a tutta la palpebra.

Lo Stafilococco
L'orzaiolo è un piccolo ascesso purulento che può comparire improvvisamente sul bordo della palpebra (esternamente o più raramente internamente), in genere in occhi già affetti da blefarite, cioè un'infezione degli orifizi (sbocchi) delle ghiandole di Meibomio. Queste ghiandole, che si trovano lungo tutto il bordo della palpebra, producono, insieme alle ghiandole sebacee, il sebo palpebrale, ovvero secrezioni oleose che consentono una buona lubrificazione della congiuntiva e della cornea. Quando il materiale derivante da queste secrezioni o dalla desquamazione della pelle (specie se in eccesso) si deposita sul bordo delle palpebre, può ostruire gli orifizi delle ghiandole, favorendo così il ristagno e quindi l'insorgenza dell'infezione. Quasi sempre il responsabile dell'infezione, che si manifesta con prurito e bruciore con arrossamento cutaneo palpebrale cronico, è lo Staffilococco Aureus, batterio che normalmente "vive" sulla pelle, ma che in alcune condizioni può diventare patogeno, ossia portatore di malattie.

Non solo igiene, anche la dieta ha il suo peso
Esistono persone che sono più soggette di altre alla formazione di orzaiolo e/o calazio (alterazione più profonda delle ghiandole di Meibomio, ma con la stessa origine). In particolare chi ha dermatite seborroica (cute grassa, con sebo denso e oleoso, capelli "grassi"), problemi di intestino irregolare, tendenza alla digestione difficile; chi segue una dieta ricca di alimenti "grassi", altamente proteici, consumati in grande quantità (salumi, formaggi "grassi" etc.) e chi assume alcolici (fattore che può favorire la blefarite). Anche gli adolescenti rappresentano una categoria a rischio. In questa fase della vita infatti è frequente soffrire di problemi di acne, che sono legati a un eccesso di produzione di sebo. Inoltre, in genere, i più giovani sono meno attenti all'igiene e pulizia delle palpebre dal sebo che normalmente si deposita sul bordo e che potrebbe ostruire le ghiandole e quindi favorire un'infezione.

Guardare nella bottiglia d'olio? Non lo fa passare
Premesso che l'orzaiolo può regredire spontaneamente (in genere nell'arco di una settimana), la terapia consiste nella pulizia del bordo palpebrale e delle ciglia dai residui furfuracei (piccole desquamazioni delle pelle) palpebrali con acqua tiepida, per liberare gli orifizi delle ghiandole di Meibomio. In alcuni casi per debellare il battere responsabile della patologia sono necessari anche antibiotici per via orale (tetracicline). L'uso di antibiotici topici in pomata (derivati della penicillina, fluorchinolonici) e cortisonici, da mettere direttamente sull'orzaiolo, invece, aiuta ad alleviare i sintomi di prurito, bruciore e arrossamento è consigliato per un periodo limitato (8-10 giorno al massimo). In casi particolarmente persistenti e ricorrenti, possono essere consigliabili integratori per bocca a base di Omega-3 e acidi grassi polinsaturi che rendono meno denso il sebo prodotto dalle ghiandole di Meibomio. Questi integratori, perché siano efficaci, devono però essere assunti per un periodo di 60 giorni, a cicli. Le credenze dei nostri nonni, che suggerivano di mettere sull'orzaiolo dell'albume d'uovo o immergere l'occhio in una soluzione oleosa (olio d'oliva) invece, sono state sfatate: si tratta di semplici rimedi che possono alleviare i sintomi del prurito e dell'arrossamento, ma non hanno nessun potere curativo sulla causa originaria, cioè lo Staffilococco. È importante invece seguire una sana alimentazione, povera di grassi, e curare attentamente la pulizia della pelle del viso, soprattutto quando si soffre di acne e dermatite seborroica. Anche mantenere una detersione delicata e costante con acqua tiepida delle palpebre, anche usando salviettine detergenti "farmaceutiche", può aiutare a prevenire infezioni localizzate complicate (orzaiolo e calazio).

Prima regola: non toccare
• Non toccare l'orzaiolo e non strofinare gli occhi: può irritare e facilitare il deposito dei batteri.
• Pulire il bordo della palpebra e le ciglia con acqua tiepida.
• Applicare impacchi sull'occhio chiuso con tisane a base di malva o di camomilla (per gli amanti dei rimedi naturali).
• Non truccare gli occhi né usare lenti a contatto fino a quando l'area non è guarita.
• Sostituire il trucco per gli occhi, soprattutto il mascara, almeno ogni sei mesi: i batteri possono "annidarsi" nelle setole e diffondersi nel trucco.
• Proteggere gli occhi dalla polvere e dall'inquinamento atmosferico.
• Limitare il consumo di cibi grassi.

Il calazio? Un'infezione più profonda
Il calazio, come l'orzaiolo, è originato da un'infiammazione di una o più ghiandole di Meibomio Mentre l'orzaiolo rappresenta la fase acuta, infiammata e dolorosa di questo processo, che si risolve nel giro di pochi giorni, il calazio costituisce quella cronica, che di solito risulta più fastidiosa che dolorosa. Anche il calazio può regredire spontaneamente, benché in tempi talvolta notevolmente più lunghi rispetto a quelli dell'orzaiolo. Qualora non regredisca, in genere è consigliabile l'asportazione chirurgica.

a cura della DOTT.SSA CAROLINA VAVASSORI
Specialista in Oftalmologia a Brembate Sopra e Bonate Sopra