Training autogeno, yoga, pilates, ginnastica in acqua, persino canto e danza. Sono molte le tecniche e le discipline che possono favorire un parto più "dolce", aiutando la futura mamma a rilassarsi e controllare meglio le proprie emozioni (e paure), ma anche le proprie reazioni fisiche, sia prima sia durante il travaglio e il parto. «Le tecniche di rilassamento apprese in gravidanza favoriscono un travaglio fisiologico in tutte le sue fasi, da quella prodromica (fase di preparazione al travaglio che può durare anche diverse ore) a quella dilatante e a quella espulsiva» conferma la dottoressa Chiara Marra, ginecologa. «Nello specifico, nell'ultima fase espulsiva, le capacità acquisite (di concentrazione, di respirazione, di utilizzo mirato della voce, di fiducia in se stesse e di saper fronteggiare lo stress) sono fondamentali per la donna per coordinare le spinte in maniera efficace».

Tra le tecniche forse più note c'è il training autogeno. Di che cosa si tratta e quali vantaggi può offrire durante il parto?
Il training autogeno è una tecnica di "allenamento" (da qui training) che prevede precisi esercizi di concentrazione e respirazione che determinano modificazioni psico-fisiche ai fini di un profondo rilassamento. I requisiti essenziali per lo svolgimento del training autogeno sono: un ambiente tranquillo, al riparo da stimoli e rumori disturbanti, un atteggiamento psicologico di quiete (per il quale vengono utilizzate formule verbali come "io sono perfettamente calma") e costanza nella pratica. È facilmente intuibile quindi che il vantaggio apportato durante il travaglio sia una maggior facilità al rilassamento, grazie alla respirazione che può alleviare tensioni localizzate (ad esempio al perineo) e grazie "all'allenamento" nello smorzare emozioni e paure legate al parto (che rappresentano le componenti emotive del dolore). Attualmente, però, solo pochi corsi di preparazione al parto propongono il training autogeno tradizionale. Le cause di un minor utilizzo rispetto agli anni passati sono da ricercarsi nell'affollamento dei corsi (gruppi numerosi danno risultati poco fruttuosi, per la difficoltà a ottenere un profondo rilassamento ed eventualmente fare delle simulazioni del parto) e nella necessità di praticare con costanza la tecnica anche a casa tra un incontro e l'altro. Tuttavia, spesso ai corsi di preparazione al parto vengono insegnate altre tecniche di autodistensione.

Quali sono quelle più diffuse?
Lo yoga, gli esercizi di respirazione, gli esercizi di vocalizzazione e il canto, le visualizzazioni, lo stretching, la ginnastica in acqua, il Pilates, la danza. Anche le pratiche che potrebbero sembrare principalmente corporee (stretching, Pilates, etc.), in realtà, hanno ricadute psicologiche positive durante il travaglio e il parto. Lo stretching eseguito in gravidanza, ad esempio, non solo aiuta a sostenere meglio il peso del bambino e a evitare il tanto diffuso mal di schiena, ma è fondamentale anche per prendere maggiore consapevolezza del proprio corpo, lavorare in sintonia con esso, incontrare ed accettare i propri limiti e riuscire ad abbandonarsi con fiducia alle forze del travaglio. Allo stesso modo corsi di danza, acquaticità e yoga in gravidanza possono preparare fisicamente le donne ad affrontare meglio il travaglio sia in termini di resistenza sia in termini di flessibilità (meno rigidità = meno dolore e agevolazione delle varie fasi del travaglio), ma hanno come obbiettivo anche una maggiore fiducia nelle proprie capacità. Tutti i corsi di preparazione al parto, infine, insegnano la respirazione, sia come parte integrante dello yoga o del Pilates, sia come tecnica a sé stante. La respirazione infatti permette un profondo stato di rilassamento sia nella sua fase di inspirazione sia di espirazione, coincidente quest'ultima con l'abbandono e l'apertura. L'espirazione può inoltre trarre forza dall'emissione della voce, che accompagna la donna nel dolore della contrazione.

Quanto tempo prima del parto bisognerebbe iniziare a praticare queste tecniche?
Prima si inizia e meglio è. A eccezione del primo trimestre di gravidanza, ogni momento può essere quello giusto. Non devono ovviamente sussistere problemi di salute della gestante o del feto, altrimenti è meglio consultare prima il proprio medico curante.

Queste tecniche hanno in qualche modo effetti analgesici o influiscono solo sulla percezione del dolore da parte della donna?
Ognuno di noi ha livelli di sopportazione del dolore diversi, e quella del dolore è un'esperienza soggettiva, non esistono due travagli uguali. Come già accennato, una buona preparazione psico-fisica durante la gravidanza aiuta ad affrontare il parto in modo più sereno. Quando siamo spaventate i nostri muscoli si contraggono, la respirazione diventa superficiale e, se la situazione peggiora, possiamo anche perdere il contatto con la realtà. Tutto questo peggiora il dolore e rende difficile il travaglio. Al contrario, se ci si rilassa e si asseconda il nostro corpo, il dolore si attenua. Le tecniche di rilassamento, seppur non abbiano effetti analgesici pari a quelli dei farmaci, sono quindi fondamentali per un buon parto e una buona nascita.

Anche in caso di partoanalgesia
Le tecniche di rilassamento possono essere utili anche nel caso in cui si decida per un parto in analgesia. Possono infatti giovare nella fase prodromica del travaglio, quando non è ancora possibile posizionare l'analgesia epidurale e nella fase espulsiva quando la donna deve spingere per favorire la nascita. Inoltre molte di queste tecniche psico-corporee aiutano una ripresa più veloce dopo il parto.

a cura di MARIA CASTELLANO
con la collaborazione della DOTT.SSA CHIARA MARRA
Specialista in Ostetricia e Ginecologia, Diplomata in Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese adi Bergamo