La situazione economica attuale costringe le strutture sanitarie a ottimizzare le scarse risorse disponibili, riducendo il più possibile il periodo di degenza ospedaliera dei pazienti, e a trattare particolari tipologie di pazienti (riabilitazione post chirurgica, patologie croniche, anziani etc.) a livello ambulatoriale, garantendo però una rete locale che coordini gli interventi. «Proprio per rispondere alla necessità di riorganizzare il sistema sanitario centrato sul territorio, come dichiarato nei Piani Sanitari Nazionali e Regionali, la presenza e il coinvolgimento degli infermieri come responsabili dell'assistenza rappresenta un punto fondamentale per una risposta puntuale e completa alle necessità della popolazione» sottolinea Dolores Belometti, Tesoriere del Collegio IPASVI Bergamo.

«Anche nella nostra Regione, la politica sanitaria si sta dirigendo verso questa nuova figura, che potrà contribuire, come dichiarato in più occasioni dal Presidente Maroni, a favorire una "presa in carico integrata a livello territoriale per rispondere ai bisogni delle famiglie, in termini di benessere e condizione di prossimità"». Questo professionista, formato con laurea triennale in infermieristica e master specifico ha già dimostrato in altri Paesi europei grandi potenzialità e risultati sulla salute delle comunità, erogando interventi di assistenza preventiva, curativa, riabilitativa e di sostegno alle diverse necessità a domicilio e sul territorio. «L'obbiettivo dell'Infermiere di Famiglia e di Comunità è di farsi carico dei bisogni di salute che si manifestano lungo l'arco della vita della persona, famiglia o comunità, tenendo conto di tutto il contesto che fa da cornice all'esistenza degli individui in carico. In questo modo l'infermiere potrà essere in grado di fornire risposte complete ed articolate, in linea con le svariate necessità socio-sanitarie che la famiglia dovesse presentare, esplicando il suo ruolo in stretta collaborazione con il Medico di Medicina Generale, responsabile della diagnosi e prescrizione terapeutica». Ad oggi, nella nostra Regione, le modalità di attivazione e inserimento di tale figura sono in via di definizione e sperimentazione, ma presto potrebbe divenire un riferimento come già avvenuto in altre Regioni (Friuli, Toscana etc.). «L'attività si concretizzerà in diverse aree, permettendo al cittadino e alle famiglie di usufruire nel miglior modo possibile dell'offerta socio sanitaria, attraverso l'integrazione di diversi professionisti della salute che potranno attivare, in base alle diverse competenze, interventi quali: prevenzione primaria, per mantenere le condizioni di benessere dei componenti della famiglia; prevenzione secondaria, per riconoscere precocemente l'eventuale presenza di patologie; prevenzione terziaria, per l'attivazione di un accurato controllo clinico e terapeutico di patologie cronico - degenerative; interventi d'urgenza o assistenza diretta, per fornire prestazioni di tipo infermieristico, rispondenti a bisogni assistenziali sorti in seguito a patologie cronico degenerative, a dimissione ospedaliera etc.» conclude Dolores Belometti.

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a cura di FRANCESCA DOGI
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