Quella cominciata da poco è la sua ottava stagione a Bergamo. Arrivata qui da noi nell'estate del 2007, poco più che adolescente ma già in possesso di una spiccata personalità, Enrica Merlo oggi è una persona realizzata: come donna e come atleta. La nostra città è ormai diventata anche la sua, la maglia della Foppapedretti, squadra di volley di cui è capitano, le è cucita addosso come una seconda pelle. Il record di Francesca Piccinini,12 anni, rimane lontano, ma non irraggiungibile. Maurizia Cacciatori, Paola Paggi, Angelina Gruen, Jenny Barazza, Maja Poljak, Valentina Arrighetti, altre rossoblù di lungo corso, sono ormai alle spalle. È lei, insomma, la continuità della Foppa, l'anello di congiunzione tra la squadra dei grandi trionfi italiani ed europei e quella che vive oggi con grande dignità una fase di transizione. Con questa maglia madida di sudore e carica di medaglie, Enrica ha conquistato due Champions League (2009 a Perugia e 2010 a Cannes, battendo in finale due supercorazzate come Dynamo Mosca e Fenerbahçe Istanbul), lo scudetto del 2011, la Coppa Italia del 2008 e, ultima in ordine di tempo, la Supercoppa del 2012.

«Molti mi chiedono come ci si senta a giocare in una squadra costretta a lottare per obbiettivi minimi dopo essere stata abituata ai grandi trionfi in Italia e in Europa» dice la giocatrice veneta, tra i massimi interpreti continentali del ruolo di libero. «Non nego che un po' mi dispiaccia e che avverta molta nostalgia per quegli anni meravigliosi. Tuttavia, gli alti e i bassi fanno parte della vita. E poiché sono abituata a pensare positivo, guardo avanti con fiducia e con la convinzione di poter tornare a vincere. Altre società, in Italia, sono sparite dalla mappa del volley, sopraffatte dal difficile momento economico. La Foppapedretti è ancora qui, segno che crede nel futuro e punta a tornare lassù dove è stata per tantissimi anni: è un sogno bellissimo, che condivido, con la certezza di contribuire a realizzarlo».

A Bergamo la capitana rossoblù si trova come a casa sua. «Vengo da Padova, una città che, pur essendo più grande, somiglia molto a Bergamo. Sono due città a misura d'uomo. E anche il carattere della gente non è diverso. Questo mi ha permesso di ambientarmi in fretta e adesso, dopo otto anni, mi sento metà padovana e metà bergamasca. Anche perché mi divido fra le due città: qui lavoro, mentre le giornate libere le trascorro con Andrea, il mio compagno, che ho conosciuto nel mondo della pallavolo (è arbitro di serie A con una laurea di ingegnere informatico nel cassetto) e nella vita di tutti i giorni gestisce un Gourmet a Padova. Inoltre, in un paese della provincia, Vescovana, vive la mia famiglia, alla quale ho lasciato... in affido alcuni dei miei cani».

Già, i cani, la grande passione di Enrica insieme alla pallavolo. «Ne ho sei: una femmina cocker, Kira, vive qui a Bergamo con me; un altro cocker, Roger, maschio, sta con Andrea a Padova; gli altri quattro, tutti di razza Cavalier King, me li tiene quel sant'uomo di mio papà. Kira è, insieme, una compagnia e uno svago. Chi mi conosce sa che di carattere sono aperta, però mi piace vivere la mia vita da sola. Mi ritaglio i miei spazi. Nelle ore libere da partite e allenamenti porto a spasso Kira nei parchi: lei corre e si diverte, io mi rilasso. Quando sono in palestra, Kira sta in casa, le lascio la televisione accesa e lei aspetta il mio ritorno».

A vivere da sola, lontano dalla famiglia, Enrica ha cominciato molto presto. «Avevo 14 anni quando dalla squadra del mio paese sono stata presa dal Volley Padova e mi sono trasferita in città. Dopo tre anni mi sono trasferita a Reggio Emilia e poi qui a Bergamo. Fin da piccola, insomma, mi sono abituata ad arrangiarmi da sola e questa necessità è stata, alla lunga, una scuola di vita che ha giovato alla mia crescita come donna. Sono maturata in fretta, insomma. Ho imparato a cucinare e posso dire di essere diventata anche bravina ai fornelli: oltretutto, la vicinanza di un compagno gourmet è anche uno stimolo e un divertimento».

A Padova e a Reggio Emilia, giocando e studiando, Enrica ha conseguito anche la maturità classica. Poi, però, l'impegno professionale non le ha consentito di proseguire negli studi universitari. La laurea in farmacia, che era in cima ai suoi obbiettivi ai tempi del liceo, resta lassù, come un sogno. «Non ho messo da parte del tutto l'idea, ma mi rendo conto che ogni anno che passa diventa più difficile. Ho soltanto 26 anni (ndr. è nata l'8 dicembre 1988) e conto di giocare ancora a lungo. Poi, chissà, potrei rimanere con qualche mansione nel mondo della pallavolo, che è quello in cui ho sempre vissuto e, di conseguenza, conosco meglio. Comunque, per ora, mi limito a vivere il presente. Qui alla Foppapedretti c'è molto da fare. Quest'anno la società ha messo insieme una squadra giovane e io, anche se ho soltanto 26 anni, mi sento un po' la chioccia di tutte queste ragazzine promettenti, insieme con Paola Paggi, arrivata pochi giorni prima dell'inizio del campionato. Non si potrà ambire a grandi obbiettivi, perché ci sono alcune squadre meglio attrezzate, come Piacenza, Conegliano, Busto Arsizio, Novara. Tuttavia cercheremo di ridurre il gap tecnico facendo leva sul cuore e sul carattere, che sono da sempre nel DNA della Foppapedretti. Ci sono le premesse, insomma, per gettare le basi verso un futuro che mi auguro possa tornare a essere ricco di risultati come lo è stato un passato nemmeno troppo lontano».

a cura di ILDO SERANTONI