Forse meno noto dell’holter pressorio, l’holter cardiaco rappresenta un esame importantissimo nel caso di sospette aritmie. Ma come funziona? Serve una preparazione particolare?


Ce lo spiega la dottoressa Roberta Rossini, cardiologo.

Dottoressa rossini, di che tipo di esame si tratta?
L'holter cardiaco è un esame cardiologico che viene eseguito ambulatorialmente. Prende il nome dal dottor Holter che è stato il suo ideatore. Si tratta di una registrazione elettrocardiografica che dura 24 ore. In pratica, viene registrato il battito cardiaco in modo continuativo per una giornata intera. L'apparecchio è costituto da un piccolo "registratore" e da cavi con gli elettrodi che vengono applicati sulla cute del paziente (come dei piccoli cerotti).

Come di svolge?
L’apparecchio viene posizionato al paziente e avviata la registrazione. L’operazione dura pochi minuti, al termine il paziente potrà tornare a casa. In genere, viene consigliato che il paziente svolga le normali attività quotidiane affinché non sia falsata la registrazione. In altre parole, se alcuni disturbi avvertiti dal paziente, che rappresentano il motivo di tale esame, insorgono quando il paziente stesso svolge alcune attività (ad esempio, mentre lavora), è importante che nel corso della registrazione il paziente svolga la routine abituale. Al paziente viene inoltre richiesto di redigere un "diario", di annotare cioè su un foglio le attività che svolge nei vari momenti della giornata e la comparsa di eventuali sintomi, con i relativi orari. Questo consente di associare l’eventuale presenza di aritmie con una particolare attività svolta dal paziente o sintomo riferito. Da qualche tempo sono disponibili anche gli holter dei “7 giorni”. Si tratta di apparecchi di ultima generazione, dalle dimensioni molto piccole, che vengono applicate al paziente e consentono la registrazione del battito cardiaco per una settimana. Aumentando la durata della registrazione, aumentano anche la probabilità di registrare aritmie specie se non particolarmente frequenti, non a cadenza quotidiana.

Quando si rende necessario?
È indicato per identificare eventuali aritmie, iper o ipocinetiche (cioè battito accelerato o troppo lento). In particolare, per registrare eventuali aritmie in concomitanza di sintomi riferiti dal paziente (esempio, battito accelerato) o per escludere che vi siano aritmie silenti (cioè non avvertite dal paziente) in presenza di patologie che si sa potrebbero associarsi ad aritmie cardiache, e che, una volta diagnosticate, necessiterebbero di una terapia specifica. È importante sottolineare che si tratta di una prestazione specialistica che trova indicazioni in particolari situazioni. Andrebbe quindi scoraggiato l’uso “estensivo” se non esiste un quesito specifico o se la diagnosi non modificherebbe la gestione del paziente.

Come si deve preparare il paziente all’esame?
Non è necessaria alcuna preparazione specifica.

In che cosa si differenzia rispetto all'holter pressorio?
L'holter cardiaco registra l’attività elettrica del cuore e permette di evidenziare l’eventuale presenza di aritmie. L’holter pressorio registra, invece, la pressione arteriosa a intervalli regolari e consente di verificare l’eventuale presenza di ipertensione arteriosa. Per la diagnosi di quest'ultima normalmente è sufficiente la normale rilevazione ambulatoriale e non è necessario il monitoraggio delle 24 ore. Il monitoraggio, però, potrebbe essere utile quando ad esempio si sospetti una cosiddetta “ipertensione da camice bianco”, cioè il riscontro di valori elevati di pressione a una sola rilevazione, dovuti al fatto che il paziente vive una condizione di stress o ansia, e quindi falsati.

Può essere utile anche nei bambini?
Sì, in età pediatrica l’holter può assumere particolare importanza nell'identificare e monitorare disturbi del ritmo in quanto la definizione dei sintomi da parte del bambino può non essere chiara o non esserci del tutto. In questo contesto, qualora ci sia il sospetto di aritmie, spesso è necessario monitorare il piccolo paziente più a lungo di 24 ore, con gli holter di più giorni, citati sopra, o l’impianto di piccoli dispositivi sottocute che possono essere mantenuti, e quindi analizzati in qualunque momento, per oltre un anno.

ABC ARITMIE
Stanchezza, affanno, vertigini, dolore al petto: si manifestano così le aritmie. Si stima che abbia ''il cuore in gola'' o le palpitazioni un italiano su 5. 
I più colpiti sono gli anziani oltre i 60 anni, ma sono a rischio anche atleti e ''forzati'' della palestra. Si parla di aritmie in tutte le condizioni nelle quali la regolarità e/o la frequenza dell’attività elettrica del cuore sono alterate (se la frequenza e quindi i battiti sono aumentati si definiscono ipercinetiche, se ridotti ipocinetiche). Alla base della contrazione ritmica del cuore, infatti, vi è una stimolazione elettrica delle cellule cardiache, determinata da una vera e propria corrente elettrica che attraversa tutto il cuore a ogni battito.
Le cause. In alcuni casi possono essere secondarie a malattie strutturali del cuore, in altri dovute a malattie extra-cardiache. Molte aritmie, però, possono insorgere in un cuore apparentemente sano e in assenza di altre patologie.
Le cure. Molte aritmie sono benigne e non richiedono alcun trattamento. Tuttavia, specie in presenza di una cardiopatia, nota o di familiarità per cardiopatia in giovane età, la comparsa di un’aritmia cardiaca deve essere comunque considerata con attenzione. Se invece si tratta di aritmie serie, nel caso delle aritmie ipocinetiche la terapia può essere rappresentata dall’impianto di un pacemaker. Nel caso di aritmie ipercinetiche la cura può prevedere l'impiego di farmaci antiaritmici, l'impianto di dispositivi detti defibrillatori impiantabili o l'esecuzione di procedure percutanee

a cura di ELENA BUONANNO
Con la collaborazione della DOTT.SSA ROBERTA ROSSINI
Specialista in Cardiologia
- PRESSO A.O. PAPA GIOVANNI XXIII DI BERGAMO -