L’interesse verso il Pilates, in questi ultimi anni, è esploso. In molti si sono avvicinati a questa disciplina, per curiosità, per moda o per necessità… e di pari passi passo è cresciuta l’offerta. Frequentemente viene prescritto tra le terapie consigliate in alcune problematiche dolorose. «La richiesta per questa disciplina è aumentata negli ultimi anni» conferma Manuela Mai, Laureata in Scienze motorie e insegnante di Pilates, certificata BBU (Balanced Body University), presso lo studio Fisioforma.

«Ciò nonostante è ancora poco chiara o sconosciuta la sua versatilità. In Italia, quando si parla di Pilates, si fa riferimento principalmente al Mat, cioè svolto a corpo libero, mentre l’aspetto che rende questa tecnica particolarmente funzionale e duttile è l’utilizzo dei macchinari. In America vengono utilizzati da anni nei centri riabilitativi».

Quali sono i macchinari Pilates e quale è la loro particolarità?
Cadillac, Reformer, Ledder Barrel e Chair. La genialità del signor Pilates e la sua grande intuizione (considerando che era un uomo del secolo scorso) è stata proprio l’invenzione di questi attrezzi. Per ognuno ha sviluppato un protocollo di esercizi, di diversi livelli, volti tutti a migliorare la postura e il benessere della persona. Ogni macchinario è mirato a finalità particolari e può essere di supporto ma anche allenante. Questa versatilità lo rende uno strumento prezioso in ambito riabilitativo e terapeutico, giocoso e gratificante quando ci si allena.

Se si volesse provare, da dove si dovrebbe cominciare allora?
La tecnica è stata pensata partendo dai macchinari per insegnare al corpo il corretto movimento e per renderlo capace di svolgere il corpo libero in completa autonomia.Il repertorio del Mat è graduale e complesso e prevede due livelli. Considerando le nostre posture lavorative, lo stress e la sedentarietà, qualsiasi proposta di movimento è positiva, ma la distinzione tra una pratica e l’altra è davvero significativa.

Approfondiamo allora il perché…
Quando ci muoviamo inevitabilmente lo facciamo utilizzando anche i compensi che abbiamo messo in atto negli anni e che caratterizzano la nostra postura. Questo significa che difficilmente riusciamo a modificare uno schema motorio acquisito e riconfermato nel tempo. L’ausilio dell’attrezzo ci permette di fare proprio questo: insegnare al nostro corpo la posizione corretta o la migliore per quel momento, per svolgere un movimento. Ci consente anche di capire e distinguere quali sono i muscoli che vanno attivati e quali invece sono limitanti all’esecuzione corretta. Questo apprendimento avviene attraverso un’informazione cosiddetta propiocettiva che ci rende consapevoli della posizione che stiamo assumendo mentre eseguiamo l’esercizio, ci permette di correggere e modificare, laddove serve, e di utilizzare al meglio i nostri muscoli.

Quindi il “come” si svolge un’azione, un esercizio, è di fondamentale importanza…
Assolutamente sì, perché il più delle volte, posizioni scorrette e movimenti imbrigliati da muscoli erroneamente reclutati sono l’origine e la causa di dolori diffusi, ricorrenti e limitanti.

Un ultimo consiglio…
Provate entrambe le metodiche e scegliete quella che sentite più affine alle vostre caratteristiche e soprattutto verificate sempre che chi vi segue sia personale preparato e regolarmente certificato.

 “Ogni corpo può essere migliorato, dentro e fuori, perché il potenziale del Corpo non si realizza quasi mai”

FISIOFORMA
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a cura di FRANCESCA DOGI