È noto da tempo che il nostro DNA contiene due geni denominati Brca1 e Brca2, definiti “oncosoppressori”. Mutazioni di questi geni possono portare a una aumentata probabilità di ammalarsi nel corso della vita, fino all’80% per il tumore al seno e fino al 20-40% per il tumore dell’ovaio. Oggi sono disponibili test genetici che permettono di identificare eventuali anomalie di questi geni e mettere così a punto terapie personalizzate più efficaci nelle donne già malate di cancro e strategie preventive personalizzate nelle donne sane che risultassero portatrici di geni mutati. Ma possono essere usati come esame di screening? Cosa fare se il test risultasse positivo? Ne parliamo con il dottor Carlo Tondini, oncologo.

Dottor Tondini, che cosa sono i test Brca?
I test per l’analisi dei geni Brca1 e Brca2 sono analisi genetiche. Fanno parte di un percorso di consulenza oncogenetica che si avvale anche di colloqui informativi. Ogni persona ha due copie di entrambi i geni, ereditate da ognuno dei genitori. Il test genetico analizza il DNA allo scopo di ricercare eventuali differenze rispetto alla norma nei due geni, che ne determinino un non corretto funzionamento. La presenza di una copia “mutata” (detta variante “patogenetica”) di uno dei due geni può determinare la presenza di un rischio aumentato, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare alcuni tipi di tumore, in particolare neoplasie mammarie e neoplasie ovariche.

Come si svolge?
Il test viene solitamente eseguito a partire da un campione di sangue. In rari casi è analizzato altro materiale biologico (ad esempio da cellule della mucosa della bocca). Questo tipo di test definisce lo stato del DNA costitutivo della persona, ovvero presente e uguale in tutte le sue cellule e viene definito “germinale”. Esiste inoltre la possibilità di analizzare il DNA specifico di un tumore a partire da un campione del tumore stesso (cosiddetto test “somatico”).

Chi dovrebbe sottoporsi a queste indagini?
La selezione dei pazienti candidati all’esecuzione della consulenza oncogenetica per la ricerca di mutazioni di Brca1 o Brca2 si basa sull’analisi della storia personale e familiare. La presenza all’interno dello stesso ramo familiare di più persone con alcuni tipi di tumore (in particolare tumori mammari, specie se insorti in giovane età, e ovarici) o la diagnosi di tumori con specifiche caratteristiche, può suggerire la presenza di un rischio oncologico ereditario aumentato, meritevole di una consulenza oncogenetica. L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e la Società Italiana di Genetica Umana (Sigu) hanno emanato delle linee guida per la valutazione delle persone candidate a consulenza oncogenetica, associata a rischio di mutazioni di Brca1 e Brca2. A titolo esemplificativo, la presenza di un carcinoma epiteliale ovarico non borderline o non mucinoso, oppure di un carcinoma mammario diagnosticato prima dei 36 anni sono di per sé un criterio sufficiente a proporre la consulenza oncogenetica.

Questi test sono a carico del SSN?
All’interno delle indicazioni fornite da Aiom e Sigu, dietro prescrizione di personale medico con specifica formazione professionale, il test genetico per la ricerca di mutazioni dei geni Brca1 e Brca2 è a carico del Servizio Sanitario Regionale lombardo. È prevista la compartecipazione del cittadino (ticket sanitario), fatti salvi i casi di esenzione.

Che cosa si prospetta alla donna se il test risulta positivo?
Nell’ambito della consulenza oncogenetica vengono proposte alle donne portatrici di varianti patogenetiche di Brca1 o Brca2 percorsi di riduzione del rischio oncologico: profilassi chirurgica di asportazione degli organi a rischio, prevenzione secondaria con visite ed esami strumentali specifici; terapia farmacologica. Viene inoltre proposto il coinvolgimento dei familiari della donna, per estendere anche a loro la possibilità di sottoporsi a indagine genetica e meglio definire il loro rischio oncologico.

"Si stima che circa il 5-10% dei tumori della mammella e circa il 10-20% dei tumori ovarici riconoscano una base di predisposizione ereditaria, in cui i geni Brca giocano il ruolo più rilevante”

L’importanza di un’equipe multidisciplinare
Il team multidisciplinare che segue la donna portatrice di mutazione di Brca1 o Brca2, nel percorso di riduzione del rischio comprende genetisti, oncologi, chirurghi senologi, chirurghi plastici, ginecologi e psicologi, con formazione specifica nella valutazione dei percorsi di prevenzione.

a cura di Elena Buonanno
con la collaborazione del DOTT. CARLO TONDINI
Direttore di Oncologia
ASST Papa Giovanni XXIII Bergamo