Lo sapevate che i nostri amici gatti possono soffrire di pressione alta? Proprio così. L’ipertensione felina è una condizione patologica sempre più frequente, sia perché legata all’invecchiamento della popolazione felina, sia per una maggiore consapevolezza del problema e un aumento della diffusione di idonei mezzi diagnostici. Se trascurata può esporre l’animale a molti e diversi rischi e patologie che possono colpire l’occhio, il sistema nervoso centrale, il cuore e il rene. Come evitare danni? Qual è la terapia da seguire? Lo abbiamo chiesto al dottor Jacopo Riva, medico veterinario.

Dottor Riva, cosa si intende per ipertensione nel gatto?
L’ipertensione è definita come innalzamento prolungato della pressione arteriosa sistemica oltre i limiti normali per una determinata specie ed è una condizione clinica che se non trattata può causare gravi malattie e morte nel gatto. Per un felino i valori normali sono per la pressione sistolica inferiori a 170 mm/Hg e per la pressione diastolica inferiori a 110 mm/Hg. Colpisce più facilmente soggetti di mezza età ma più facilmente dopo gli 11-12 anni di vita.

Quali sono le cause?
L’ipertensione può essere primaria (la forma più rara) oppure svilupparsi come conseguenza di un processo patologico (ipertensione secondaria). Le possibili cause di ipertensione primaria comprendono iperattività adrenergica, consumo protratto di diete ipersodiche (con eccessiva quantità di sale), rilascio improprio di “renina” (un enzima renale che regola la pressione), obesità o più in generale risposte inadeguate degli organi bersaglio a ormoni o terapie farmacologiche particolari. Nel gatto, la malattia è spesso associata a un’ampia gamma di disordini tra cui le nefropatie (malattie ai reni) e l’ipertiroidismo. Ci sono anche casi di ipertensione idiopatica, cioè senza una causa diagnosticabile, come l’aumento della pressione del sangue derivata da situazioni di stress, ad esempio le visita dal veterinario (ipertensione da camice).

Come si manifesta e quali sono i rischi se non viene curata?
Sintomi sono l’aumento della produzione di urina, della sete, inappetenza, vomito, etc.. L’ipertensione è in grado di danneggiare direttamente soprattutto quattro organi “bersaglio”: occhio, sistema nervoso centrale, cuore e rene. Queste condizioni arrecano danni significativi, tra cui emorragie, con possibile distacco della retina, ictus, danni renali e al cuore, causando forte debilitazione soprattutto in quei gatti che già soffrono di scarsa funzionalità renale o malattia della tiroide. Il gatto può presentare deficit visivi e cecità causati da emorragie, edemi e distacchi retinici; alterazioni comportamentali, atassia (alterazione locomotoria), crisi convulsive per emorragie ed edemi a livello del sistema nervoso centrale e tronco cerebrale; l’ipertrofia del ventricolo sinistro (che si può sviluppare in risposta all’ipertensione aortica) può portare a un soffio cardiaco; possono infine comparire o aggravarsi i segni dell’insufficienza renale cronica per un danno renale diretto da ipertensione. La cecità quasi improvvisa è spesso l’unico sintomo apparentemente presente negli stadi iniziali: la terapia antipertensiva se iniziata precocemente, può indurre il miglioramento delle lesioni oculari e alcuni soggetti colpiti da cecità possono riacquistare la vista. In fase diagnostica è molto utile mantenere una costante attenzione alla possibile presenza della patologia, che dovrà essere sospettata in tutti i pazienti portati alla visita per patologie oculari o in soggetti ai quali è stata diagnosticata una malattia per la quale sia nota un’associazione con l’ipertensione o nei gatti che, sottoposti a ecocardiografia, mostrino un’ipertrofia del ventricolo sinistro.

Come si arriva alla diagnosi? E in che modo si può controllare la pressione a un gatto?
Chiaramente è necessario monitorare la pressione sanguigna in qualsiasi caso sia presente o si sospetti una patologia compatibile con danni da ipertensione felina. Dal momento che le patologie in questione si verificano più comunemente in gatti anziani, è indicato come screening preventivo il monitoraggio della pressione sanguigna nei gatti da 8-9 anni di età in poi. Il gatto deve essere visitato in un ambiente il più possibile tranquillo attendendo alcuni momenti in modo che possa adattarsi all’ambiente stesso e per minimizzare l’incidenza della cosiddetta “ipertensione da camice”; in tutte le fasi della procedura è importante ridurre al minimo indispensabile il contenimento dell’animale. È possibile misurare la pressione sanguigna utilizzando tecniche dirette che comportano la cateterizzazione di un’arteria, ma non sono utilizzabili nel gatto sveglio, oppure una metodica indiretta adatta all’impiego clinico (in quanto associata a stress minimo per l’animale), come la metodica Doppler che si è dimostrata la più affidabile per la valutazione della pressione sanguigna nel gatto sveglio. Il Doppler con sfigmomanometro permette la rilevazione del flusso arterioso e la sonda può essere applicata alla zampa o alla coda dell’animale, in modo simile a come si misura la pressione sanguigna nell’uomo.Tale risultato fa dunque parte di una serie di aspetti (visita clinica e altri esami collaterali ematici e non) e richiede più misurazioni seriali per confermare la diagnosi di ipertensione. Oltre a ciò vanno indagate tutte le possibili patologie sottostanti e correlate con una serie di accertamenti diagnostici.

Come si cura?
Una volta accertata la diagnosi è possibile instaurare una terapia antipertensiva ad hoc a seconda del soggetto e della patologia in corso. La terapia ha come obiettivo abbassare la pressione sanguigna riportandola entro limiti accettabili. Il trattamento si basa da un lato sull’identificazione e sul controllo di qualsiasi malattia sottostante, dall’altro sulla terapia antipertensiva specifica. Talvolta il controllo della malattia principale è sufficiente a riportare alla normalità i valori pressori dell’animale; altre volte, invece, l’ipertensione persiste come nel caso dell’ipertensione associata a ipertiroidismo nonostante il successo della terapia della malattia tiroidea. Inizialmente, quindi, è utile modificare la dieta riducendo l’apporto di sodio unitamente a terapie farmacologiche come i diuretici, beta-bloccanti e vasodilatatori, gli ace-inibitori o i bloccanti dei canali del calcio. Il trattamento deve comunque essere sempre personalizzato. Solo il medico veterinario potrà decidere l’approccio diagnostico e terapeutico migliore a seconda delle patologie scatenanti e in base alla gravità del paziente.

"Valori di pressione accettabili per un gatto sono sotto i 170 mm/Hg per la sistolica (la cosiddetta “massima”) e sotto i 110 mm/Hg per la diastolica (la cosiddetta “minima”)”

a cura di Maria Castellano
con la collaborazione del dott. Jacopo Riva
Medico Veterinario Specialista in Etologia Applicata
Ambulatorio Veterinario Santa Maria – Calcinate