Arriva dall’Inghilterra l’ultimo allarme per i “super batteri”. Secondo il rapporto del Dipartimento per la gestione delle emergenze nazionali del governo britannico, la nuova ondata di batteri capaci di resistere agli antibiotici potrebbe causare numerose vittime.

Anche in Italia la situazione è critica. Il nostro Paese è infatti tra le Nazioni europee quello in cui si usa la maggior quantità di antibiotici. In molti casi senza che ce ne sia davvero bisogno (gli antibiotici funzionano solo contro i batteri, non hanno azione nei confronti dei virus). Con il risultato che questo utilizzo scorretto e abuso in vari campi, sia negli uomini sia in ambito veterinario, ovvero negli animali che mangiamo, sta minando l'efficacia di questi preziosissimi alleati. E così l'antibiotico, insostituibile farmaco che dal Dopoguerra permette all'uomo di sconfiggere infezioni che per millenni hanno rappresentato un grave pericolo per la vita umana, è oggi sempre più spesso oggetto di attenzioni da parte della comunità scientifica mondiale.

Molecole salva-vita fin dalla metà del secolo scorso
La storia ha inizio verso la fine degli anni '40 del secolo scorso, quando la ricerca ha portato allo sviluppo di farmaci sicuri ed efficaci per il trattamento di infezioni batteriche. La particolarità di queste nuove molecole fu quella di risultare nocive nei confronti dei microrganismi invasori e pressoché innocue invece per l'organismo colpito dall'infezione. Bersagli principali degli antibiotici sono infatti le diverse reazioni biochimiche che permettono la vita e lo sviluppo dei batteri patogeni (ovvero portatori di malattie). Grazie a questo sviluppo, morbilità e mortalità da malattie infettive si sono drasticamente ridotte nel corso dei decenni, favorendo così lo sviluppo e il progresso dell'umanità. Patologie molto comuni, come infezioni all’apparato respiratorio, alle vie urinarie, alla pelle, vennero così declassate da potenzialmente letali a facilmente curabili.

Se i batteri diventano “resistenti”
Purtroppo, i grandiosi successi di questi farmaci antibatterici hanno recentemente portato con sé un problema con cui nessuno avrebbe mai voluto fare i conti: lo sviluppo della resistenza agli antibiotici da parte dei microrganismi patogeni. Resistenza che è in costante aumento in tutto il mondo e che rischia di vanificare tutti i progressi raggiunti dalle terapie antibiotiche nel corso degli ultimi sette decenni di storia. La questione ha assunto grande rilevanza nel mondo scientifico, tanto che il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie ritiene che la resistenza agli antibiotici rappresenti, nei prossimi decenni, un potenziale pericolo per la salute umana superiore alla malattia infettiva stessa. Si può dunque dire che i batteri stiano prendendo le misure del farmaco, impedendo di fatto a quest'ultimo di svolgere l'azione per cui è stato sviluppato.Si conoscono due tipi di resistenza: una intrinseca, quando il patogeno è in grado, per natura, di resistere all'antibiotico; una invece acquisita, quando il batterio sviluppa tale resistenza in un secondo tempo. Si tratta di una selezione naturale, che può avvenire con facilità vista la velocità con cui i batteri sono in grado di riprodursi. L'utilizzo scorretto a livello umano e l'abuso degli antibiotici in zootecnia sono considerati i principali indiziati per lo sviluppo sempre maggiore di queste resistenze, soprattutto ai più comuni antibiotici. Da qui la necessità per la comunità scientifica di correre al più presto ai ripari, muovendosi su due binari: il primo procedendo nel continuo sforzo di ricerca di nuove molecole attive sempre più “potenti”, il secondo effettuando campagne di sensibilizzazione sulle corrette procedure da attuare quando si approccia una terapia antibiotica. Solo in questo modo è possibile salvaguardare l’efficacia e la sicurezza degli antibiotici oggi disponibili.

Il rischio? Malattie oggi curabili potrebbero ridiventare una minaccia per la nostra salute
Va ricordato che i batteri patogeni che acquisiscono resistenza non necessariamente provocano gravi malattie, ma il punto critico è rappresentato dal fatto che la patologia che si sviluppa da tale batterio diventa più difficile da trattare: solo un sempre più piccolo numero di farmaci risulterà efficace contro quel determinato batterio. E patologie che al giorno d’oggi sono ritenute facilmente curabili, potrebbero tornare a diventare molto pericolose per la salute umana. L'allarme lanciato nel rapporto globale sull'antibioticoresistenza da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riguarda proprio questo: la patologia potrebbe avere un decorso più lungo, determinando così maggiore gravità soprattutto nelle fasce deboli della popolazione, in primo luogo pazienti con patologie croniche, anziani e bambini. Ma un impegno comune di tutti, operatori sanitari e cittadini, può scongiurare il pericolo.

ANTIBIOTICORESISTENZA
I batteri hanno una grande capacità di difendersi dagli antibiotici sviluppando meccanismi di resistenza indotti proprio dall’uso che ne viene fatto

USALI COSI'
L'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha lanciato un'efficace campagna mediatica volta a sviluppare un corretto uso degli antibiotici. Partendo dal fatto che l'abuso o semplicemente l'uso scorretto di questi preziosissimi farmaci possono determinare una minore risposta alle cure per infezioni batteriche, l'AIFA raccomanda al cittadino tre semplici regole.
1. Utilizzare l’antibiotico solo quando strettamente necessario, cioè quando si è colpiti da infezioni batteriche opportunamente diagnosticate o comunque mai senza la prescrizione medica
2. Seguire scrupolosamente dosi, posologia e durata della terapia indicate dal medico, senza compiere uno degli errori più comuni, l' interruzione della terapia al primo segnale di miglioramento clinico.
3. Non assumere antibiotici per curare patologie che hanno invece eziologia virale, in particolare forme che colpiscono stagionalmente l'apparato respiratorio. L' AIFA, nel Rapporto dell'osservatorio sull'impiego dei medicinali (OSMED), stima che nell'80% dei casi infatti queste patologie stagionali hanno origine virale, a cui il soggetto sano deve rispondere, salvo diversa valutazione medica, solo con rimedi sintomatici e non con antibiotici.

a cura del DOTT. Giovanni Pizzigalli
Farmacista
- Vicepresidente Associazione Giovani Farmacisti Bergamo,
FARMACISTA A BRACCA -