Come mangiare? Quante proteine o carboidrati assumere durante la giornata? Qual è l’attività fisica migliore da praticare? Quali i cibi più idonei e più utili? Per trovare le risposte a queste domande un aiuto arriva dall’analisi del DNA e del profilo genetico di ciascuno. «Noi siamo costituiti dall’interazione tra genoma (l’insieme dei geni di una qualunque cellula, la nostra costituzione di base) e ambiente (stile di vita, alimentazione, attività fisica, prodotti assunti etc.)» sottolinea il dottor Damiano Galimberti, dietologo e presidente dell’Associazione medici italiani anti-aging (Amia). «Conoscere i nostri geni, ovvero i mattoni costitutivi del DNA, ci permette quindi di orientare in modo più ponderato il nostro stile di vita e in particolare l’alimentazione in modo che possa essere davvero su misura e scientificamente personale, non solo per finalità di perdita di peso ma anche in ottica di benessere, prevenzione e lunga vita in generale».

Dottor Galimberti, in che modo il DNA e i geni possono orientare nell’elaborazione di una dieta?
Esistono semplicemente fattori che possono avvantaggiare o ostacolare in un percorso di dieta e che, una volta appresi, possono agevolare e favorire l’auspicato successo finale, dato non solo dal calo di peso, ma dal suo successivo mantenimento nel tempo. Si reagisce al cibo che si introduce in modo personalizzato, diverso dagli altri: non si introducono solo sterili calorie, ma molecole che andranno a interagire con l’organismo e con il metabolismo, a loro volta condizionati dal DNA, cioè dalla propria costituzione. Il segreto per una corretta nutrizione quindi è dentro di sé e si chiama appunto DNA. Da qui la “dieta genetica o del DNA”, che permette di ritagliarsi un “abito su misura”, decifrato e decodificato. Si pensi a quanto sono frequenti gli insuccessi dietetici. Cali di peso a fronte anche di estenuanti sacrifici e poi la successiva rapida ripresa dei chili persi, spesso anche con i cosiddetti “interessi”: si finisce così col pesare di più di quando si era iniziata la dieta. È evidente che non esiste dieta universale che vada bene per tutti. Il primo passo, quindi, è imparare prima a conoscersi. Per raggiungere questo obbiettivo il dietologo deve analizzare i personali ritmi biologici del paziente, la sua costituzione, il suo profilo metabolico, la sua psicologia e la storia del suo rapporto con il cibo, i ritmi di lavoro; deve, in sostanza, occuparsi della persona nella sua completezza: un grande aiuto viene dalle moderne tecnologie, in particolare dal test del DNA.

Ma in particolare che cosa dice il test?
Il test genetico ci aiuta soprattutto a capire cosa sta dietro alle difficoltà nel perdere peso e ci indica qual è l’attività fisica più adatta da praticare a seconda delle nostre caratteristiche. La finalità è valutare come gli alimenti interagiscono sul fisico di ognuno, definendo stili alimentari e comportamentali che siano in grado di ottimizzare l’efficacia dei nutrienti e prevenire eventuali problematiche legate all’alimentazione. In generale, poi, fornisce indicazioni che consentono di adottare misure preventive mirate e personalizzate, in modo da aumentare la probabilità di mantenersi e recuperare una buona salute fisica.ALIMENTAZIONE

Nutrigenetica: siamo quello che mangiamo
Oltre 30.000 geni compongono il nostro DNA, una sorta di “istruzioni per l’uso” per il nostro organismo. Sebbene il nostro genoma sia immodificabile, l’ambiente circostante e i nutrienti possono, una volta decifrato il codice, influenzarne l’espressione genica intervenendo sulla predisposizione a determinati stati patologici o semplicemente mantenendoci in buona salute. Si parla così di nutrigenetica, scienza di ultima generazione, che concentra lo sguardo sul singolo individuo e sulle sue caratteristiche genetiche relazionandole alla sua alimentazione, al suo metabolismo, alle predisposizioni individuali e all’ambiente in cui vive.

Basta un po’ di saliva
Per effettuare il test del DNA si passa un tampone lungo la mucosa della guancia, come si vede nei film televisivi (i vari RIS o CSI della televisione); poi il laboratorio andrà ad amplificare i geni che il medico decide sia necessario “leggere” e quindi “interpretare”.

A cura di Maria Castellano
con la collaborazione del dott. Damiano Galimberti
Dietologo Presidente dell’Associazione Medici Italiani Anti-aging (Amia)
Habilita Bergamo