Il cuore degli innamorati? Batte con lo stesso ritmo. Non è il testo di una canzone romantica. È la scienza che lo dice: quando si ama davvero le frequenze cardiache si sincronizzano e i cuori pulsano come se fossero uno solo. A darne ulteriore conferma è stato uno studio dell’Università della California, secondo il quale gli innamorati non condividono solo interessi, emozioni e sensazioni, ma anche reazioni a livello fisico e fisiologico. «La sincronizzazione dei parametri fisiologici, come respiro e battito cardiaco, in realtà, è stata evidenziata già una decina di anni fa da una ricerca condotta su persone in stato di sonno REM (la fase del sonno in cui la coscienza è al suo livello più basso di attivazione)» precisa la professoressa Francesca Morganti, docente del Dipartimento di Scienze umane e sociali dell'Università di Bergamo. «Questo ha fatto intuire come, in quasi totale assenza delle capacità cognitive superiori, gli esseri umani sono in grado di coordinare parametri comportamentali automatici che sono sotto il controllo del Sistema Nervoso Autonomo (la parte del Sistema Nervoso che "gestisce" le funzioni di base per la nostra sopravvivenza), "sintonizzandole" con le figure a loro più vicine (come il partner). Molti studiosi hanno visto in questo meccanismo una pura funzione adattativo-evoluzionista: più sono in sincronia fisiologica con il mio partner, maggiori sono le probabilità di "sopravvivenza" rispetto alle sfide-opportunità della vita».

Dottoressa Morganti, ma quindi è solo una questione di sopravvivenza, niente di più romantico?
In realtà, più recentemente, in seguito alla scoperta dei neuroni specchio, molte ricerche hanno mostrato che questa sincronia potrebbe avere una funzione più "poetica". I neuroni specchio sono quella classe di neuroni che ci permettono di comprendere le intenzioni dell'altro ed entrare in sintonia con esse prima ancora che ne possiamo avere consapevolezza (gli scienziati usano il termine "pre-riflessivamente"). Per questo sono considerati alla base dell'empatia. Dalla loro scoperta, sono stati condotti molti studi sulla sincronicità, non solo dei parametri fisiologici ma anche dei comportamenti e si è visto che maggiore è la sincronicità di comportamenti, maggiore è il grado di empatia della coppia. Inoltre anche per comportamenti di base, come lo sbadiglio, è stato evidenziato che la "contagiosità" è maggiore in relazione al grado di affinità dei partner coinvolti. Alla luce di ciò, sembra di poter dire che esiste un legame fra grado di empatia-relazione e sincronicità-imitazione di comportamenti. E che, in qualche modo, l'amore, che è empatia e relazione, possa fare il "miracolo" di sincronizzare due persone, sia dal punto di vista psicologico sia fisico.

A proposito di fisico, come si spiegano le reazioni che chi è o è stato innamorato conosce bene, come le palpitazioni o il nodo allo stomaco?
Gli esseri umani in ogni interazione con il mondo circostante, e quindi anche con gli altri esseri umani, hanno una risposta cosiddetta omeostatica (cioè funzionale, volta a garantire la conservazione del proprio sistema psico-fisico). Questo meccanismo è basato principalmente sulla co-partecipazione di tre livelli di risposta: ormonale (di cui non abbiamo consapevolezza), motoria automatica (di cui abbiamo parziale consapevolezza), comportamentale volontaria (che è sotto il nostro controllo consapevole). L'innamoramento è presumibilmente la maggiore "sfida" che l'ambiente ci propone (si pensi alla necessità di entrare in stretta relazione con un altro fino a oggi per noi sconosciuto!), quella a cui il nostro sistema risponde con un'attivazione massima della risposta omeostatica. La conseguenza è che i livelli ormonali si alterano eccessivamente per permettere una risposta veloce dell'organismo (ad esempio la predisposizione alla riproduzione, che rimane comunque evolutivamente il fine ultimo dell'innamoramento); il Sistema Nervoso Periferico si attiva, più precisamente le sue divisioni Simpatica e Parasimpatica che normalmente allertano e calmano l'organismo (attraverso la modulazione del battito cardiaco della respirazione, sudorazione etc.), per prepararsi a un attacco o a una fuga (ora sta a noi considerare il corteggiamento come un attacco e la paura di innamorarci come una fuga!); si mettono in atto nuove strategie di comportamento volontario per aumentare le possibilità di incontro con la persona amata. Va da sé che tutto questo "sconvolgimento" non può che avere ripercussioni fisiche, ma anche psicologiche, generando euforia, energia e gli stati tipici degli innamorati.

A proposito di ormoni
L'ormone maggiormente coinvolto nel processo di innamoramento è l'ossitocina. Nota soprattutto per la sua azione durante il parto e l’allattamento, è l'ormone più importante, fin dai primi giorni di vita, per instaurare relazioni d'affetto. Ha un ruolo cruciale nella formazione di quello speciale legame tra madre e figlio, fondamentale per la sopravvivenza dei piccoli in molte specie animali, ma anche nel regolare i comportamenti sociali. Ad esempio si produce questo ormone ogni volta che due individui si abbracciano sinceramente per più di 20 secondi (la durata di un abbraccio medio è generalmente di 3 secondi!) producendo un effetto terapeutico sul corpo e sulla mente. Infine la sua azione è nel mantenimento dei legami di attaccamento sicuro, non solo tra madre e bambino ma anche, nella vita adulta, nei rapporti di amicizia e nella relazione di coppia. Studi recentissimi infine sembrano mostrare come la variazione di ossitocina nell'organismo possa influenzare anche la propensione alla fedeltà verso il partner.

Dopo quanto tempo passa in genere questo stato di grazia?
Come ogni comportamento omeostatico l'innamoramento, così come lo abbiamo inteso finora, ha un suo innesto, un suo picco e una sua discesa. Nessuno può dire quanto durerà. Ognuno di noi, per predisposizione innata (eredità genetica) e sviluppo personale (ambiente in cui è cresciuto) ha strategie cognitive diverse che lo guidano nell'interpretazione della realtà, ma anche capacità diverse di gestire e modulare i tre livelli di risposta di cui abbiamo parlato prima. Per dirla prosaicamente in termini psicobiologici: la complessità di due omeostasi che si incontrano e delle stimolazioni che il contesto può generare in loro è tale che non è possibile prevedere le possibili evoluzioni di una relazione amorosa. E forse è proprio questo il bello dell'amore, la sua imprevedibilità.

a cura di Elena Buonanno
con la collaborazione della Dott.ssa Francesca Morganti
Docente del Dipartimento
di Scienze Umane dell'Università
di Bergamo