Quasi la metà degli insegnanti italiani ha o ha avuto, nella propria classe, un bambino con epilessia. Eppure, più di 1 docente su 2, non saprebbe comportarsi in modo corretto nel caso uno dei suoi studenti avesse una crisi in aula. E non è tutto: solo nei 2/3 dei casi i docenti sono stati informati dalla famiglia della malattia. Sono questi alcuni dei dati emersi da recente indagine della LICE – Lega Italiana Contro l’Epilessia.

«Esistono e sopravvivono ancora troppi falsi miti e luoghi comuni legati all’epilessia e alle crisi epilettiche soprattutto su cosa fare quando si assiste a una crisi convulsiva, ma anche sulle presunte conseguenze che questa condizione avrebbe sulle capacità cognitive di un bambino» osserva il professor Oriano Mecarelli, Past President LICE. «Questa condizione, infatti, risente moltissimo dei pregiudizi e delle paure degli altri ed è ancora diffusa, per esempio, l’idea che l’epilessia riduca la capacità di apprendimento, che il bambino con epilessia necessiti di un supporto scolastico, che possa avere disturbi del comportamento o problemi di relazione con gli altri bambini.

Nella maggior parte dei casi non è così, tranne che nelle forme più gravi, l’epilessia non incide sulle capacità di apprendimento o su quelle relazionali, e il bambino può prendere parte a tutte le attività che vengono svolte in classe e fuori classe».

Seppur si possa presentare a qualsiasi età, nella grande percentuale dei casi l’epilessia - che in Italia riguarda 500mila persone - si manifesta entro i 12 anni. Se si interviene con una corretta e precoce diagnosi e una terapia adeguata la patologia può essere tenuta sotto controllo in circa il 70% dei casi.

Ecco allora i consigli della LICE per affrontare in modo adeguato ed efficace una crisi epilettica a scuola.

> Il 90% delle crisi epilettiche dura meno di due minuti. In alcuni casi possono durare di più ma solo molto raramente è necessaria un’assistenza medica urgente e il ricovero in ospedale. Chiamare un’ambulanza non è quasi mai necessario, mentre la priorità per chi assiste a un episodio convulsivo è quella di non commettere errori nei soccorsi.

> La maggior parte degli episodi non necessita di manovre particolari, ma solo della vicinanza al bambino durante l’episodio critico e subito dopo, in attesa che si riprenda. La classe va tranquillizzata e invitata a prendersi cura del compagno insieme all’insegnante.

> Nei casi in cui le crisi comportino una caduta a terra, rigidità, scosse agli arti e forte salivazione, introdurre, per esempio, le mani o un oggetto nella bocca non è manovra consigliabile né tantomeno utile, pericolosa sia per chi la pratica sia per chi la subisce. È un falso mito, infatti, che vi sia necessità di afferrare la lingua ed estrarla dalla bocca per evitare la sua discesa verso le cavità aeree rendendo così impossibile il respiro.

> È errato trattenere o cercare di immobilizzare il bambino, pensando di arrestare o di rendere la crisi meno forte. È invece consigliabile mettere qualcosa di morbido sotto il capo per evitare eventuali contusioni, togliere gli occhiali, slacciare vestiti stretti e girarlo su un fianco appena possibile per facilitare la respirazione e la fuoriuscita della saliva. Bisogna poi attendere che la crisi si concluda e offrire sostegno e aiuto.

A cura di Giulia Sammarco

Crisi epilettiche a scuola: come comportarsi