Si manifesta con ansia, nervosismo, malumore che compaiono la domenica sera, quando arriva il momento di prepararsi a cominciare una nuova settimana di lavoro o di studio. Alcuni la chiamano la “sindrome del lunedì” e può riguardare sia gli adulti sia i ragazzi. «Non si può definire propriamente una sindrome, più che altro è una condizione esistenziale: è il modo in cui le nostre vite sono organizzate che determina questo effetto sul tono dell’umore. Lo proviamo tutti, chi più chi meno» conferma il dottor Marco Ghezzi, psicologo e psicoterapeuta. «Si tratta di un cambiamento, per lo più moderato, del tono dell’umore, solitamente nella direzione di sentire tristezza, irritabilità, un leggero senso di spaesamento, apatia, a volte una certa quota di ansia, del quale, in prima battuta, si fa fatica a comprenderne l’origine. Il fatto stesso di provarlo senza capirne immediatamente il motivo può indurre, in alcune persone, un leggero stato di ansia. In genere ci vuole poco per accorgersi che è collegato con la ripresa delle attività lavorative o scolastiche del giorno successivo».

Dottor Ghezzi, perché accade?

Sintetizzando succede che, man mano che la domenica si appresta a concludersi, il nostro apparato fisiologico, che è più rapido di quello razionale, riceve una serie di informazioni dall’ambiente e dal corpo e il cervello inizia a elaborarle. Parliamo di segnali come la luce del sole che sta scendendo, la temperatura che cambia, lo stato emotivo di chi sta con noi e anche lo stesso appetito che cresce man mano che si avvicina l’ora di cena. Queste informazioni si combinano con la consapevolezza che è domenica e che sta finendo un periodo piacevole di pausa e riposo in cui siamo noi a decidere come e con che attività impiegare il tempo e l’esito è la manifestazione delle emozioni descritte.

Succede a tutti?

È un fenomeno abbastanza comune. Ovviamente dipende da cosa ci attende il giorno dopo. Se ci aspetta una giornata di impegni faticosi o addirittura fastidiosi e ci pensiamo, è inevitabile sentirsi un po’ di malumore. L’intensità del disturbo dipende anche da altri fattori. Se, per esempio, abbiamo costruito un buon equilibrio tra tempo di lavoro e tempo di riposo, programmando vacanze e/o inserendo delle pause piacevoli e soddisfacenti durante la settimana, è più probabile che ne sentiremo meno l’impatto.

La musica del “rientro”
Da quando l’uomo lavora nell’epoca civilizzata, lo stato emotivo della “domenica sul tardi” ci accompagna e il mondo artistico l’ha ampiamente celebrato.
Un esempio? La canzone Manic Monday delle Bangles oppure la supergettonata I don’t like mondays dei Boomtown Rats, versione splatter in quanto nasce da un episodio di cronaca nera, accaduto appunto di lunedì.

Bisogna preoccuparsi?

Direi proprio di no. È uno stato che possiamo definire fisiologico, in cui proviamo delle emozioni in linea con quello che sta accadendo. Di solito poi è uno stato temporaneo che si dissolve abbastanza in fretta.

Cosa si può fare per migliorare l’umore, anche la domenica sera?

Solitamente il solo collegare lo stato emotivo che si prova al motivo che lo produce tranquillizza. È come se la mente, per il solo fatto di capirne la ragione, archiviasse il segnale di disturbo come motivato e passasse ad altro. La mente è in continuo movimento; il suo compito è risolvere problemi, sviluppare piani di azione, riflettere e anche vigilare sui segnali che giungono da sé e dall’esterno. Tutto ciò che percepiamo viene elaborato. Se però non dovesse bastare si possono mettere in atto alcuni accorgimenti. Per esempio condividere il proprio stato d’animo con chi ci è vicino in quel momento. Un primo beneficio viene dall’esternarlo, come una sorta di leggerezza nell’averlo dichiarato, poi si scopre quasi certamente che l’altro prova qualcosa di simile a noi e ciò tranquillizza, fa sentire compresi e accolti. Anche decidere di rompere la sensazione spiacevole esprimendo parole concilianti, interessandosi all’altro, dare una carezza o anche chiedere un abbraccio aiuta. Altro stratagemma semplice può essere inserire un piatto che piace nel menù della cena. Pensare di andare a letto presto, per potersi alzare riposato e magari con quei dieci minuti in più da dedicare a quella bella colazione che fanno nel bar preferito. Se si è soli, prendere in mano il telefono e chiamare un amico, un parente, una persona importante può essere una risorsa. Insomma coccole e piccoli intermezzi piacevoli per rompere la routine, per sé e per chi ci sta vicino. Spesso dimentichiamo che viviamo vite molto “occupate” da impegni e scadenze, direi anche un po’ intasate, e che, in un contesto del genere, il nostro sistema di vigilanza è sottoposto a un livello costante di stress, del cui impatto si può avere poca consapevolezza. È fondamentale quindi imparare a costruire un buon equilibrio tra tempo di lavoro e tempo di ricarica. Diversamente prima o poi si paga dazio.

A cura di viola Compostella
con la collaborazione del dott. Marco Ghezzi
Psicologo e Psicoterapeuta, Esperto in Emdr
a Bergamo