Può capitare di avere dei “colpi di fortuna”, ma se la sensazione di sentirsi inadeguato e di non meritare i successi raggiunti in ambito lavorativo è costante e causa una profonda sofferenza ci si può trovare di fronte a una vera e propria condizione che merita un’attenzione particolare: la sindrome dell’impostore. Approfondiamo questo argomento con la dottoressa Enrica Des Dorides, psicologa e psicoterapeuta.

Dottoressa Des Dorides, come si definisce la sindrome dell’impostore?

Il termine “sindrome dell’impostore” è stato coniato alla fine degli anni ‘70 dalle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes per descrivere una condizione per la quale la persona che ne soffre non si sente meritevole del proprio successo o dei risultati che ottiene. Le proprie abilità e capacità sono sempre non riconosciute o sottostimate, con conseguente costante insoddisfazione personale. Nonostante le evidenze oggettive, la persona non attribuisce a se stessa il merito dei traguardi raggiunti, bensì a fattori esterni, come la fortuna, oppure ritiene che chiunque possa fare la stessa cosa e che le altre persone possano sovrastimare la sua competenza.

Quali sono le conseguenze più “pesanti” di questa condizione?

La sensazione di non essere meritevole e di ingannare gli altri fa vivere la persona con la paura di
essere smascherata da un momento all’altro, con il rischio di vedere compromesso tutto quello che ha raggiunto. L’angoscia dell’ipotesi di perdere la propria posizione lavorativa può diventare molto intensa e, per evitarlo, alza sempre di più i propri standard, adottando uno stile di comportamento improntato al perfezionismo. In caso contrario, la persona potrebbe vivere al di sotto delle proprie possibilità, per preservarsi dal rischio di essere smascherata. Non è raro che si sviluppi una situazione di stress lavoro-correlato.

Quali possono essere le cause?

Molteplici aspetti potrebbero concorre all’insorgere di questo vissuto emotivo. Le origini potrebbero derivare dall’infanzia, qualora genitori troppo critici abbiano trasmesso al bambino un senso di inadeguatezza, di non riconoscimento del proprio valore, con conseguente impossibilità di sviluppare una sana autostima. Anche un ambiente di lavoro svalutante o troppo richiedente potrebbe portare la persona a sviluppare stress. Un altro possibile fattore è l’adesione a parametri imposti da una società troppo orientata al successo. Alcuni tratti di personalità possono contribuire all’instaurarsi di una convinzione di sé non adeguata. Il quadro può essere complesso ma risolvibile.

Chi è colpito da questa sindrome?

In un primo momento, la sindrome sembrava caratterizzare maggiormente le donne che ricoprivano posizioni di successo, ma attualmente non si rilevano differenze tra genere maschile e femminile. Sembra, infatti, che i soggetti più colpiti siano quelli che rivestono ruoli sociali e incarichi lavorativi importanti, anche se la sindrome può colpire chiunque. Le persone che si riconoscono in questa categoria tendono a essere molto critiche con loro stesse, hanno uno spiccato senso del dovere e non vogliono deludere le aspettative degli altri.

Come si sente chi soffre della sindrome dell’impostore?

Anche di fronte ai traguardi raggiunti, la persona che soffre della sindrome dell’impostore non si sente gratificata. Potrebbe sperimentare ansia a livelli elevati,
paura, frustrazione o, in alcuni casi, avere sintomi depressivi. Tende ad attribuire molta importanza al giudizio e al confronto con gli altri, che viene vissuto con paura in quanto possibile portatore di atteggiamenti di autocritica e svalutazione. Il “falso impostore” ha paura del fallimento e anche i più piccoli errori possono essere fonte di colpevolizzazione verso se stesso.

Riconoscere i pensieri disfunzionali
Un buon punto d’inizio per evitare di cadere nella sindrome dell’impostore è diventare più consapevoli dei ragionamenti disfunzionali che ogni giorno girano nella testa. Ecco alcune frasi tipiche di chi sente impostore:
Non ho le competenze adatte per questo lavoro
Sono un impostore
Prima o poi si accorgeranno che non valgo
Mi sento sempre inadatto
Non ho nessun merito
Il mio successo è dovuto alla fortuna
Chiunque al mio posto ci sarebbe riuscito
Non merito di ricoprire questo ruolo
È stato un caso se mi hanno scelto
Sto imbrogliando chi ha creduto in me
Devo fare bene al primo colpo
Non posso permettermi di sbagliare
Se chiedo aiuto si accorgono che sono incapace
Non posso deludere le aspettative degli altri

C’è una relazione tra la sindrome dell’impostore e l’autostima?

La sindrome dell’impostore è tipicamente associata a bassi livelli di autostima e alla sensazione di scarso valore personale e inadeguatezza. Si tratta di una vera e propria distorsione cognitiva molto difficile da sradicare, nonostante le evidenze contrarie. La persona tende costantemente a minimizzare la propria competenza e non ha la percezione del proprio valore personale. Non riconosce che i risultati sono legati alle proprie capacità, abilità, talenti, impegno e determinazione.

Come stare meglio?

Per ridurre la sofferenza emotiva correlata a questa sindrome occorre colmare il divario esistente tra
la percezione di sé e i riconoscimenti raggiunti, imparando a riconoscere il proprio valore e attribuendosi il merito dei risultati del proprio operare. Senza andare sul versante opposto, per cui la persona si stima più competente di quanto sia realmente nei fatti (effetto Dunning-Kruger), l’obiettivo è diventare capaci di fare una valutazione imparziale della situazione e di come si è riusciti ad avere successo grazie alle proprie abilità. Pur non trattandosi di una patologia inserita nella classificazione diagnostica del manuale dei disturbi mentali, chi ha un vissuto emotivo di questo tipo può rivolgersi a uno psicoterapeuta che lo aiuterà a comprendere i propri meccanismi più profondi che innescano la sindrome dell’impostore e lo aiuterà a trovare modalità più utili di funzionamento per recuperare autostima e benessere. Si può imparare a essere più pazienti e amorevoli verso se stessi, potenziando il proprio senso di autoefficacia. Un modo per riequilibrarsi potrebbe essere quello di imparare tecniche di rilassamento, di meditazione o di autoipnosi per risvegliare le proprie risorse, riscoprire la propria saggezza e forza interiore e cominciare a utilizzare la creatività della mente per focalizzarsi non sullo scenario temuto, ma verso il futuro desiderato. 

A cura di Ivana Galessi
con la collaborazione della dott.ssa Enrica Des Dorides
Psicologa e Psicoterapeuta A Bergamo e Seriate