Ben il 14% della popolazione mondiale soffre di emicrania e in Italia colpisce oltre 6 milioni di persone, di cui 4 milioni sono donne. Conosciamo meglio le caratteristiche di questo disturbo così diffuso con l’aiuto della dottoressa Paola Merlo, neurologa.

Dottoressa Merlo, come può essere definita l’emicrania?

L’emicrania è una cefalea cosiddetta primaria ed è considerata un “disordine neurologico episodico spesso famigliare caratterizzato da attacchi ricorrenti di cefalea,
che possono variare come frequenza, durata e intensità” che accompagna il soggetto quasi tutta la sua vita, con picchi di prevalenza e impatto maggiore nelle età giovanile e adulta, cioè nelle fasi di massima produttività e di impegni sociali e famigliari. Si tratta di una malattia neurologica di estrema disabilità (tanto che è inserita al 2° posto tra le cause di disabilità secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità) e ha una prevalenza nel sesso femminile. Per esempio, se ci si focalizza sul periodo tra pubertà e menopausa, circa il 27% delle donne ne risulta coinvolto. La maggiore incidenza nel sesso femminile può essere attribuita a un’influenza ormonale presente nelle donne sin dalla giovane età, dopo il primo ciclo mestruale.

Quanti tipi di mal di testa esistono?

In generale, le forme di cefalea, o mal di testa, vengono distinte tra primarie e secondarie: le primarie sono quelle in cui il mal di testa è un disturbo che non dipende da altre patologie, per cui deve essere considerato una malattia vera e propria. Le più frequenti cefalee primarie sono:
> l’emicrania (senza aura, con aura o cronica e altre) in cui il dolore, di solito unilaterale e pulsante, può associarsi anche a disturbi visivi e motori;
> la cefalea a grappolo, prevalente nei maschi, con dolore di intensità assai severa;
> la cefalea tensiva altrettanto frequente e spesso non curata, con a volte un’evoluzione verso la cronicità.
Le secondarie invece sono quelle per cui il mal di testa è “sintomo” di una patologia sottostante, come patologie d’organo o altre condizioni (quali ad esempio l’ipertensione arteriosa, la sinusite, una malattia oculare o altro).

Quali sono le cause principali?

Le cause delle diverse forme di cefalea sono state ampiamente studiate e sono tuttora oggetto di continua ricerca, proprio per individuare il trattamento e il follow-up, considerando la necessità costante di un approccio multidisciplinare nella gestione di tale patologia. Sempre più di frequente osserviamo forme emicraniche nei bambini (e qui è importante una valutazione presso un cen-
tro cefalee dell’età evolutiva) e negli adolescenti. Le cause? Devono essere considerati vari fattori: certamente la predisposizione famigliare, ma anche fattori esterni legati allo stile di vita. Se ci focalizziamo in particolare sulla giovane età, la causa biologica più preponderante è legata alle variazioni ormonali della donna durante il periodo mestruale. L’assunzione di ormoni diventa controindicata (a meno che non ci siano indicazioni mediche) e peggiora il quadro.
Tra i fattori scatenanti troviamo anche:
> lo stress fisico causato da un sovraccarico di attività, spesso sportiva, ma anche emozionale che può caratterizzare l’età adolescenziale con i primi importanti traguardi da raggiungere e le prime sfidanti emozioni e relazioni;
> un’alimentazione spesso non corretta che, a volte, può provocare sensibilità o intolleranza ad alcuni cibi, e il consumo di alcol, che può agire negativamente anche se assunto in piccole quantità;
> lo squilibrio tra sonno e veglia tipico della giovane età per un uso eccessivo di smartphone e dispositivi fino a tarda notte, ma anche i primi sentimenti tormentati che tengono svegli e le prime nottate di studio disperato sui libri.
Abbiamo anche visto durante il periodo Covid quanto la cefalea sia stata un denominatore comune. In seguito alla pandemia, infatti, gli specialisti in neurologia si trovano ora ad affrontare la cefalea post Covid, sia nei cefalalgici datati che no, vale a dire una forma di mal di testa che insorge e si modifica con la malattia e che anche dopo la guarigione può continuare a persistere. Esistono degli ambulatori specifici proprio per intervenire su queste forme.

Come è possibile intervenire?

I grandi passaggi degli ultimi anni hanno portato all’uso di nuove terapie nell’emicrania, quali gli anticorpi monoclonali che agiscono bloccando l’attività del peptide CGRP, una proteina responsabile dello scatenamento degli attacchi emicranici. Certamente questo significativo trattamento ha permesso di avere uno spettro d’azione ampio ed efficace. L’ausilio delle nuove terapie deve però essere ad oggi ancora ben definito nell’età puberale e adolescenziale, ma certamente un’attenta analisi e la pianificazione di un percorso, anche con il doveroso coinvolgimento dei medici di medicina generale e farmacisti, possono permettere che non si assista all’abituale autogestione del problema, in quanto, come ampiamente dimostrato, può solo causare effetti severi e portare alla cronicizzazione con abuso degli analgesici anche in giovane età. 

A cura di Lella Fonseca
con la collaborazione della dott.ssa Paola Merlo
Specialista in Neurologia
Responsabile della Neurologia e Centro Cefalee di Humanitas Gavazzeni (BG)