Anche i nostri amici a quattro zampe, proprio come noi, possono soffrire di problemi di cuore. A volte si tratta di malattie congenite, ma nella maggior parte dei casi il "mal di cuore" è dovuto all'età. I cani e i gatti domestici di oggi, infatti vivono più a lungo di una volta, in particolare grazie ai progressi fatti nella prevenzione di molte malattie infettive. Ma quali sono le più comuni patologie cardiache nei felini e come si fa a riconoscerle per tempo? Lo abbiamo chiesto al dottor Stefano Cattaneo, medico veterinario.

Quali sono le malattie cardiache più diffuse nel gatto?
Oggi la cardiopatia più diffusa è la miocardiopatia ipertrofica, una malattia che causa l'ispessimento del muscolo cardiaco con conseguenti difficoltà di riempimento del ventricolo sinistro. Le miocardiopatie si distinguono in primarie (con cause non ancora certe, anche se sono state identificate in alcune razze delle mutazioni genetiche alla base della patologia) e secondarie, conseguenza di altre patologie, come l'ipertiroidismo (una produzione eccessiva di ormone tiroideo), l'ipertensione e l'acromegalia (eccessiva produzione dell'ormone della crescita).

A che età si manifestano?
In genere le prime alterazioni, anche se dipende dalla malattia cardiaca, compaiono fra i 5 e i 7 anni. Per un lungo periodo il cuore riesce a svolgere comunque il suo lavoro, finché subentra lo scompenso cardiaco, condizione in cui il cuore non è più in grado di pompare il sangue in maniera adeguata alle richieste dell'organismo. Le conseguenze sono accumulo di liquidi che, nel gatto, si verifica soprattutto a livello polmonare, determinando edema polmonare, versamenti toracici e gravi difficoltà respiratorie. Il rallentamento del circolo sanguigno favorisce, inoltre, la formazione di trombi che si manifestano con dolore acuto e comparsa di una paresi/paralisi improvvisa degli arti posteriori.

Ci sono dei sintomi che possono mettere in allerta il padrone prima di arrivare a tutto questo?
Purtroppo, mentre nei cani si manifestano diversi sintomi precoci, come ad esempio la tosse notturna o l'affaticamento durante la passeggiata, nei gatti i segni che possono "insospettire" il padrone sono pochi, subdoli e vaghi. Guardando il proprio gatto che dorme beatamente sulla poltrona, difficilmente si sospetta che non tolleri più sforzi. Anche il veterinario potrebbe non sospettare la presenza di una cardiopatia: soffi o aritmie, che indicano la presenza di una patologia cardiaca, compaiono tardivamente e solo nel 50% degli animali. Per questo motivo, spesso il gatto cardiopatico viene portato in ambulatorio in condizioni drammatiche e quando la malattia è già in fase avanzata. Risulta, dunque, fondamentale la prevenzione e, in questa direzione, la medicina veterinaria ha fatto molto, anche con indicazioni pratiche: una ricerca internazionale (Israele, Italia, Svezia, USA) pubblicata a ottobre 2013, ha messo in evidenza che i gatti con una cardiopatia subclinica (cioè che non dà sintomi evidenti) quando dormono hanno in genere una frequenza respiratoria superiore ai 30 atti (respiri) al minuto. Già questa semplice rilevazione sarebbe molto utile al proprietario per sospettare eventuali anomalie e sottoporre precocemente l'animale ad accertamenti diagnostici.

Quali sono gli esami utili?
Quando l'animale diventa anziano (a partire dai 7 anni), anche in ottica preventiva, la visita semestrale dal veterinario dovrebbe essere completata da un'ecocardiografia e da alcuni marker indicatori di sofferenza cardiaca (peptide NT-proBNP) che si possono testare con un semplice esame del sangue di screening. Importante, inoltre, è sottoporre il gatto a una regolare misurazione della pressione arteriosa e al monitoraggio dell'ormone tiroideo. In caso di scompenso cardiaco, invece, il primo esame è la radiografia. Una volta superata l'emergenza, l'ecocardiografia con colordoppler permette una diagnosi precisa del tipo di cardiopatia e della sua gravità, mentre l'elettrocardiografia permette di valutare le aritmie.

Ma si possono curare?
Pur essendoci diversi prodotti specifici per i gatti che ci permettono una terapia efficace dello scompenso cardiaco, mancano ancora alcuni prodotti essenziali per la terapia della miocardiopatia ipertrofica (betabloccanti e calcio-antagonisti), motivo per il quale si utilizzano prodotti medicinali umani che però presentano difficoltà notevoli di somministrazione soprattutto perché amari e non "appetibili" per il gatto (i prodotti veterinari sono aromatizzati al pesce o alla carne).

Attenzione alla dieta
La prevenzione delle malattie cardiache passa innanzitutto attraverso una dieta corretta e la lotta a sovrappeso e obesità, purtroppo molto frequente in questi animali. Il gatto necessita di proteine di alta qualità (presenti in carne, pesce e uova), di taurina (in carne e pesce) e di grassi, ma anche di verdure (utili per la flora e peristalsi intestinale), sali minerali e vitamine.

a cura di ALESSANDRA SERRAGLIO
con la collaborazione del DOTT. STEFANO CATTANEO
Specialista in Sanità Pubblica Animale
- PRESSO L'AMBULATORIO VETERINARIO CITTA' DI ALBINO -