C'è il dolore continuo che non lascia tregua. Quello che va e viene. Quello che colpisce acuto come una pugnalata. Quello sordo e diffuso. Insomma non esiste un solo tipo di dolore, ma molti diversi per origine, tipologia, intensità. Cerchiamo allora di fare una panoramica di alcune delle forme di dolore più diffuse e che maggiormente incidono sulla vita di molti di noi.

 

Il dolore chirurgico...
Può essere distinto in aspetti fra loro molti differenti per causa, tipo di sintomatologia, necessità di terapia. La prima grande distinzione va fatta fra il dolore che si manifesta per la presenza di una malattia chirurgica (o da lesione dei tessuti addominali) e il dolore post operatorio. Il dolore addominale da lesione dei tessuti addominali è un dolore che si manifesta generalmente in modo acuto, improvviso come una pugnalata, spesso si accompagna a nausea e febbre e può avere differenti gradi di intensità e di durata. A determinarne l’insorgenza può essere l'infiammazione degli organi addominali o del peritoneo, la membrana che li riveste (come nel caso di appendicite, colecistite, pancreatite) oppure la rottura di gravidanza extrauterina o la perforazione di un'ulcera gastroduodenale o di diverticolo del colon. In altri casi il dolore invece può essere a colpi ripetuti, generalmente dovuto a spasmi della muscolatura viscerale, come ad esempio nelle coliche da calcoli della colecisti. In altri casi ancora può essere determinato dalla distensione di un organo pieno come il fegato o la milza oppure, più banalmente, dalla distensione di un organo cavo come nel caso dello stomaco se si beve troppo in fretta una bibita gassata oppure della vescica se si trattiene troppo a lungo l’urina. Infine esiste il dolore cronico viscerale, talvolta manifestazione tardiva di una malattia tumorale addominale ( pancreas, fegato, stomaco, utero): l’entità del dolore non è proporzionale all’entità della lesione e il dolore viene localizzato con maggiore difficoltà. Il dolore post operatorio, invece, è definito come un dolore acuto persistente dovuto alla malattia preesistente, all'atto chirurgico o alla combinazione di entrambi. Si tratta di un dolore ineluttabile e prevedibile: per controllarlo ogni équipe chirurgica elabora, in stretta collaborazione con i colleghi anestesisti, degli schemi di terapia il cui obiettivo è ridurre al minimo la sofferenza sia nel post operatorio immediato sia a distanza.

... quello otorinolaringoiatrico
Il dolore, in ambito otorinolaringoiatrico (naso e cavità paranasali, cavo orale, faringe, laringe e orecchio) è spia di molti disturbi comuni a tutte le età e di diverse patologie, più o meno gravi.
• Naso. La responsabilità del naso e dei seni paranasali nel causare dolori al cranio e al volto (cefalee e sindromi algiche) è più frequente di quanto si pensi. I dolori sono provocati da: anomalie anatomiche, contatti tra setto e turbinati, concha bullosa etc.. (il dolore viene scatenato dall'esposizione a fenomeni infiammatori, allergici o infettivi, a modificazioni dell'aria inspirata, variazioni climatico-ambientali, all'inalazione di polveri o altre sostanze); processi infiammatori e infezioni, come allergie, riniti, sinusiti (il dolore si associa ad altri sintomi come ostruzione nasale, starnuti, prurito, rinorrea anteriore e/o posteriore etc.); disfunzioni delle strutture nervose e dei recettori deputati alla percezione del dolore; neoplasie del naso e dei seni paranasali. I dolori, continui, peggiorano progressivamente e si localizzano alla sede di insorgenza del tumore.
• Orecchio. Il dolore auricolare può essere causato da una malattia dell'orecchio (otodinia/otalgia) e può essere percepito come continuo, intermittente, pulsante, ritmico, sordo o insopportabile. In questo caso è accompagnato da altri sintomi auricolari come ipoacusia, acufene, otorrea (secrezione dall'orecchio), otorragia (fuoriuscita di sangue della orecchie). In altri casi il mal di orecchio non dipende da malattie dell'orecchio, ma è conseguenza secondaria di altre condizioni, come sinusite, tonsillite, raffreddore, influenza, mal di denti, emicrania e cancro alla gola.
• Gola. Il mal di gola (faringodinia) è un sintomo molto frequentemente legato all'infiammazione/infezione della faringe. Si presenta come un dolore diffuso e continuo associato a difficoltà alla deglutizione, cambiamenti del gusto, secrezione catarrale, malessere generale e qualche volta febbre. In caso di tumore, di solito, si presenta come continuo, monolaterale, progressivo.

... quello neurologico
Tra i dolori neurologici più comuni riscontro e allo stesso tempo più complessi da gestire ci sono il dolore nevralgico e quello neuropatico. Per nevralgia si intende un dolore a uno o più nervi (come la nevralgia del trigemino). Con il termine di dolore neuropatico, invece, ci si riferisce a un dolore acuto o cronico causato da un disturbo funzionale o da un'alterazione patologica del tessuto nervoso periferico. Al contrario del dolore nocicettivo (che origina da un danno a tessuti o organi e poi viene veicolato, sotto forma di impulso, fino al sistema nervoso centrale) il dolore nevralgico e neuropatico nasce all'interno del sistema nervoso stesso, attraverso complessi meccanismi fisiopatologici (perdita degli impulsi inibitori che normalmente contrastano quelli dolorosi, "deafferenzazione" ovvero squilibrio tra quello che avviene tra parte periferica, cioè cute, organi etc. e quello che viene elaborato nel cervello). Le neuropatie dolorose più comuni sono le forme posterpetiche (il "fuoco di S. Antonio") e le forme polineuropatiche correlate al diabete mellito. Altre forme, meno frequenti, sono quelle relative all'artrite reumatoide, al LES (Lupus Eritematoso Sistemico) o provocate da lesioni tumorali. Conoscerne l'origine neurofisiopatologica è il primo passo per ipotizzare una strategia efficace. In alcune forme di dolore nevralgico si può agire con farmaci anestetici locali a lunga durata in grado di prevenire il dolore. Anche i corticosteroidi possono esseri utili per ridurre l'incidenza di nevralgia, ma vanno usati con precauzione. Per alcune forme nevralgiche, si sono rivelati efficaci anche farmaci ad azione centrale sul sistema nervoso come antiepilettici e antidepressivi triciclici, che agirebbero sulla ricaptazione della noradrenalina e della serotonina, i principali neurotrasmettitori coinvolti nella modulazione delle vie di controllo del dolore. Analgesici e oppioidi, invece, nelle forme di dolore nevralgico e neuropatico non sempre danno gli esiti sperati. Una menzione meritano poi tecniche non farmacologiche come le TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation). Infine, nelle forme croniche più severe, si possono utilizzare dispositivi di stimolazione epidurale, simili a pacemaker: inviano alle radici nervose impulsi elettrici che, con un meccanismo di inibizione, bloccano la progressione della sensazione dolorosa dalla periferia verso il cervello.

... e quello ortopedico
Il dolore ortopedico costituisce uno dei sintomi principali nella manifestazione delle patologie ortopedico-traumatologiche. Si possono distinguere due tipi principali di dolore: acuto e cronico. Il primo è tipico di contusioni, distorsioni, fratture, lussazioni, lesioni muscolari o capsulo-legamentose, ernie discali (soprattutto nelle fasi iniziali), infiammazioni e infezioni acute articolari o dei tessuti molli, borsiti. Il secondo caratterizza forme per lo più degenerative (artrosi, malattie reumatiche, infiammazioni e infezioni croniche di ossa/muscoli/tendini, esiti di difetti posturali, dimorfismi o sovraccarichi funzionali). Non è infrequente, tuttavia, un’alternanza dei due tipi di dolore nell’evoluzione spesso altalenante di varie patologie. Un discorso a parte, per caratteristiche e trattamenti specifici, merita il dolore neoplastico in ortopedia, dovuto sia a tumori primitivi dell’apparato muscolo-scheletrico sia alle frequenti localizzazioni ossee secondarie di tumori sorti in altri organi. Il trattamento del dolore di origine ortopedico-traumatologica pone di fronte a una sfida complessa: innanzitutto è necessario individuare l’origine del dolore stesso. Se non si comprende bene la causa scatenante, infatti, si può procedere solo con una terapia palliativa che potrà ridurre la sintomatologia necessariamente per un tempo limitato. Tuttavia, specialmente in caso di complesse patologie cronico-degenerative, la causa risulta essere multifattoriale e, quindi, non facilmente riconoscibile. In generale, il dolore acuto si tratta per lo più con farmaci (analgesici, anestetici, antinfiammatori steroidei e non steroidei), riposo funzionale, crioterapia, immobilizzazione, scarico dell’arto leso, terapie fisiche strumentali. Contro il dolore cronico ci si può avvalere anche di altri strumenti: rieducazione posturale, esercizi specifici di ginnastica, massofisioterapia, fisiochinesiterapia, agopuntura, terapie manuali e osteoarticolari (chiropratica/osteopatia), mesoterapia, fino ad arrivare, in rari casi selezionati, a interventi chirurgici mirati (ad esempio alcuni tipi di artrodesi, cioè immobilizzazione chirurgica).

a cura di ELENA BUONANNO
con la collaborazione del DOTT. ROBERTO SACCO
Responsabile Dipartimento chirurgico
- PRESSO CLINICA CASTELLI DI BERGAMO -
con la collaborazione della DOTT.SSA MARKETA KOKA
Specialista in Otorinolaringoiatria
- PRESSO CLINICA CASTELLI DI BERGAMO -
con la collaborazione del DOTT. BRUNO FERRARO
- RESPONSABILE REPARTO DI NEUROLOGIA A.O. TREVIGLIO CARAVAGGIO - 
con la collaborazione del DOTT. ROBERTO ORLANDI
Specialista in Medicina dello Sport e Ortopedico
- PRESSO LA CLINICA CASTELLI DI BERGAMO -