Sono sempre di più anche nel nostro Paese le persone ancora giovani che, dopo una relazione importante, si ritrovano di nuovo single. A dirlo sono le statistiche: nel 2011 (ultimo dato Istat disponibile) sono stati più di 2 milioni e seicento mila i divorzi e le separazioni, il doppio rispetto al 2001, e un separato o divorziato su due ha un'età compresa tra i 35 e i 54 anni. Uomini e donne nel pieno della loro vita, in molti casi con figli, che si ritrovano a "riprogrammare" il loro futuro.

Alcuni, pensando di cancellare la delusione, si buttano in un'altra storia. Altri scelgono di rimanere da soli. Ma il destino può essere imprevedibile e a volte, proprio quando non ce lo si aspetta, si incontra qualcuno che potrebbe davvero essere la persona giusta, quella con cui rimettersi in gioco e magari costruire una seconda famiglia. Le cosiddette "famiglie ricostruite" o "allargate" sono sempre più una realtà. Spesso, seppure desiderate, però generano dubbi e timori. "Sarò pronta/o per un'altra relazione", "E se dovesse andare male di nuovo?". "Come farmi accettare dai suoi figli?". «Rotture e separazioni, consensuali e non, portano con sé sensi di colpa, la sensazione di avere perso anni della propria vita, rancori, la gestione dei figli laddove siano presenti, la speranza che gli stessi non soffrano troppo etc.» dice il dottor Emilio Bertuletti, psicologo. «è inevitabile che questi sentimenti finiscano per influenzare anche la disponibilità ad aprirsi al progetto di una nuova relazione o di una nuova famiglia. Il primo passo, fondamentale innanzitutto per se stessi, è quindi imparare a elaborarli».

Dottor Bertuletti, ma come si fa a elaborare una separazione?
Tutte le situazioni complesse dipendono da più fattori. Per citarne alcuni: come si è chiuso il rapporto precedente, quanto abbiamo investito in quel rapporto, se c'è o meno conflittualità con l'ex partner, se dentro di noi c'è già, o se c'è ancora, lo spazio interiore sufficiente per "ospitare" e far crescere un nuovo amore, la presenza di figli. Uno dei maggiori pericoli è costituito dalla tentazione di buttarsi a capofitto in una storia nuova, senza concedersi il tempo necessario per prendere meglio le distanze dalla situazione precedente. Ciò non significa stare soli mesi, se non anni, dalla fine di un rapporto. Infatti ognuno ha tempi di ripresa e di valutazione differenti. Altrettanto pericoloso, però, è anche il contrario, cioè non concedersi di riprogettare una nuova vita per la troppa delusione. Così facendo si resta bloccati, immobili, mentre il mondo va avanti. In sostanza elaborare è indispensabile, purché si sia contemporaneamente in grado di guardare, per poi andare, oltre. Bisogna imparare ad analizzare lucidamente le proprie responsabilità, pensando però che se un matrimonio o un rapporto è finito la responsabilità non è quasi mai di uno solo e quindi aver "fallito" una volta non implica assolutamente che si fallirà di nuovo, anzi. Il bagaglio di esperienza che, a volte dolorosamente, si è maturato può aiutare a non incappare negli stessi errori nel momento in cui si vive un'altra relazione.

Ma si dovrebbe reimparare a stare soli prima di affrontare la costruzione di un nuovo rapporto?
Più che re-imparare a stare da soli prima di affrontare una nuova relazione è importante capire che cosa ci ha insegnato quella precedente, che cosa ci è rimasto e cosa rimarrà per sempre, come nel caso dei figli, dando così un senso alle nostre esperienze. Inoltre, bisogna arrivare a bilanciare il bisogno di autonomia con il bisogno di appartenere: siamo fatti sia per stare da soli sia per stare con qualcun altro. Non è assolutamente un caso che la specie umana sia quella in cui lo svezzamento è più lungo.

Quanto la paura di un nuovo fallimento incide sulla nuova relazione?
La sensazione di farcela o non farcela dipende dalle esperienze che abbiamo vissuto e dal senso, diverso a seconda della personalità di ognuno, che abbiamo attribuito alle stesse. Lo statista inglese Winston Churchill, però, diceva che "il successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere l'entusiasmo". E senza perdere l'autostima. Non di rado tendiamo a dimenticarci che una fine coincide sempre con un nuovo inizio e nuove opportunità. è importante imparare a scegliere consapevolmente le nostre relazioni. Nelle scelte delicate non c'è giusto o sbagliato. Se una scelta è ponderata e ragionata allora è di per sé valida.

Quando ci sono figli come possono i nuovi compagni farsi accettare da loro?
Molto dipende dall'età dei figli: più piccoli sono e più facile sarà per loro adattarsi alla nuova realtà. Più sono grandi, e in particolare vicino all'adolescenza, e più criticità possono sorgere per via della fase caratterizzata dalla ricerca dello scontro con l'autorità. Non esiste una regola, solitamente però sono d'aiuto la spontaneità e un autentico desiderio di diventare importante per i figli presenti, senza avere la pretesa di sostituirsi al genitore biologico. Il grado di presenza del nuovo compagno, in particolare nelle decisioni che riguardano i figli, andrebbe comunque concordato all'interno della nuova coppia, per non confondere i bambini. Questo serve a promuovere uno schema di relazioni coerente, stabile e positivo per i più piccoli. Le decisioni riguardanti l'educazione dei figli spetterebbero in primis ai genitori biologici. Tuttavia succede spesso che non siano presenti entrambe le figure, oppure che il dialogo tra le parti sia poco costruttivo, quando non del tutto assente. Può capitare, ad esempio, che l'ex compagno/a abbia da ridire sulle scelte educative soltanto per rancore, e che al contrario i consigli e il sostegno costante del nuovo partner siano più utili e propositivi. In altri casi, invece, per la paura di un nuovo fallimento alcuni genitori tendono a iper-proteggere i figli evitando un coinvolgimento attivo del nuovo partner nelle decisioni quotidiane. Il consiglio, se si vuole diventare davvero una famiglia, è non mettere in disparte il nuovo compagno, ma coinvolgerlo e chiedergli cosa ne pensa, facendolo sentire parte integrante. Un supporto psicologico è a volte necessario per tessere la trama del nuovo nucleo, per dare senso e forza alle proprie scelte.

a cura di VIOLA COMPOSTELLA
Con la collaborazione del DOTT. EMILIO BERTULETTI
Psicologo a Bergamo