L'allungamento delle prospettive di vita delle persone affette da diabete mellito che si è verificato in questi anni ha, paradossalmente, causato l'aumento delle complicanze della malattia a carico di varie parti del corpo. Tra queste, una delle più a rischio è l'occhio e in particolare la retina, ovvero la parte dell'occhio costituita da cellule nervose che captano il segnale luminoso e lo inviano al cervello. Questa complicanza, anche se può comparire in qualsiasi momento del decorso della malattia, colpisce circa il 70% dei pazienti dopo venti anni di malattia.

Una malattia subdola che può portare fino alla cecità
Il principale danno che causa questa malattia è un'alterazione del microcircolo sanguigno, a livello cioè dei vasi più piccoli, i cosiddetti capillari, dove il sangue cede ai vari tessuti ossigeno e sostanze nutritive. Nel corso degli anni, lentamente e inesorabilmente, il diabete determina prima alterazioni delle pareti dei capillari, fino a creare dei veri sfiancamenti (detti microaneurismi), poi la trasudazione della parte liquida del sangue (edèma), emorragie più o meno estese, microinfarti con ischemia (cioè la ridotta o scomparsa circolazione con conseguente mancato apporto di ossigeno e materiale nutritizio) di zone circoscritte. Successivamente intervengono processi di cicatrizzazione con formazione incontrollata di nuovi vasi sanguigni (neovascolarizzazione) che distrugge il tessuto "nobile" nervoso, determinando emorragie sempre più gravi e favorendo il distacco di retina. A questo punto la retinopatia diabetica viene chiamata "proliferante": diventa molto grave e inarrestabile sino alla cecità.

Gli esami (periodici) che preservano la vista
Appare evidente, quindi, che la prima cura della retinopatia diabetica consiste nel controllo periodico (ogni sei mesi o un anno a seconda delle indicazioni del proprio oculista) dello stato della retina mediante un esame del fondo oculare dopo l'instillazione di appositi colliri che dilatano la pupilla (detti midraitici). Questo controllo periodico, consigliabile in tutti i soggetti affetti da diabete, viene realizzato innanzitutto attraverso l'esame del fondo oculare e successivamente la fluorangiografia o l'OCT. La prima è una tecnica che permette l'osservazione delle anomalie vascolari retiniche a livello capillare nell'occhio vivente. L'esame consiste in un'iniezione endovenosa di un colorante, la fluoresceina sodica, che si distribuisce in tutti i vasi sanguigni e ne rende visibili il decorso e il calibro, la successiva acquisizione di fotografie mediante il fluorangiografo. Le immagini acquisite consentono di mostrare le alterazioni del microcircolo, le dilatazioni e occlusioni dei capillari e, nella fase conclamata, la presenza di edema, di ischemia e neovascolarizzazione. L'OCT, tomografia ottica a luce coerente, invece consente anche lo studio della maculopatia diabetica, la complicanza più importante della retinopatia diabetica che consiste nel rigonfiamento della macula ( la zona centrale della retina dell'occhio umano, la più sensibile agli stimoli luminosi), attraverso una fotografia della retina ottenuta con un particolare raggio luminoso.

La terapia: fotocoaugulazione e stile di vita sano
Il trattamento principale nelle forme di retinopatia diabetica è la fotocoagulazione laser. L'energia luminosa del fascio laser provoca sul tessuto che l'assorbe un effetto fotochimico meccanico e termico, in altre parole una "bruciatura" del tessuto e successiva cicatrizzazione delle aree di retina patologica, bloccando la progressione della malattia. In base alla gravità delle lesioni si eseguono o trattamenti mirati o dei trattamenti detti panfotocoagulativi che interessano gran parte del tessuto retinico. Fondamentale, poi, ovviamente, è il controllo della malattia "primaria", il diabete, attraverso le opportune terapie e uno stile di vita corretto (frutta e verdura in abbondanza e pochi zuccheri). Nelle fasi avanzate della malattia, quando si sono formate emorragie che invadono il vitreo oppure si è creato un distacco di retina, può essere presa in considerazione invece la terapia chirurgica "tradizionale", che consiste nella cosiddetta vitrectomia (rimozione del vitreo con sua sostituzione con sostanze trasparenti e tamponanti, come gas o olio di silicone) che può ridare una certa funzionalità visiva.

I sintomi? Solo quando è troppo tardi
La retinopatia diabetica può restare per anni asintomatica. I sintomi compaiono infatti solo quando ha raggiunto uno stato molto avanzato e ha già determinato dei danni irreversibili.
In questi casi si hanno:
· abbassamento lento e graduale della vista (visus) con associata una distorsione delle immagini (metamorfopsie);
· improvvisa perdita della visione in un occhio per una estesa emorragia o per l'occlusione di un grosso vaso.

Chi ha il diabete è anche più a rischio glaucoma
La presenza di retinopatia diabetica può scatenare forme di glaucoma (malattia del nervo ottico provocata da un'eccessiva pressione intraoculare) secondario. In questo ambito di grande aiuto è l'analizzatore delle Fibre del Nervo Ottico (GDX), grazie al quale è possibile effettuare la valutazione dello strato di fibre nervose retiniche mediante la polarimetria a scansione laser. L'analisi ottenuta viene paragonata dal database di riferimento con numerosi occhi sani di persone della stessa età. Le deviazioni rispetto al range normale sono rappresentate con chiarezza semplificando notevolmente l'interpretazione dell'esame. Il GDX ha un'alta sensibilità e specificità; la sua eccellente riproducibilità rappresenta la base per l'identificazione di cambiamenti anche minimi nel tempo, dovuti al progredire della malattia glaucomatosa.

a cura del DOTT. STEFANO TADINI
Specialista in Oculistica 
- PRESSO HABILITA OSPEDALE DI SARNICO -