Quello che dovete sapere
Una nuova opportunità per le coppie che non possono avere figli, al via anche nella nostra Regione. È stato uno dei temi più “caldi” dell’anno appena trascorso. Un argomento che, nel mondo medico-scientifico ma non solo, ha tenuto banco per mesi, suscitando opinioni contrastanti e non poche polemiche. Parliamo della fecondazione eterologa. Ma in cosa consiste? E cosa prevede la legge? Lo abbiamo chiesto al dottor Rubens Fadini, ginecologo.

Dottor Fadini, cosa s’intende per fecondazione eterologa?
Una procedura di riproduzione medicalmente assistita (PMA) eseguita mediante la donazione dei gameti femminili (donazione di ovociti) o maschili (donazione di spermatozoi). In pratica la gravidanza è ottenuta mediante una donazione esterna alla coppia (ovociti oppure spermatozoi). Si usa comunemente il termine fecondazione eterologa per contrapporlo alla fecondazione omologa in cui si usano ovociti e spermatozoi appartenenti alla coppia.

In quali casi può rendersi necessaria?
Le principali motivazioni che inducono una coppia a richiedere una fecondazione eterologa sono: nell’uomo la mancanza totale di spermatozoi (azoospermia), nella donna la mancanza di ovociti. Nell’uomo è dovuta a cause genetiche o infiammatorie mentre nella donna a una condizione di esaurimento della funzione delle ovaie in età in cui ancora dovrebbero avere un idoneo patrimonio di ovociti (cosiddetta menopausa precoce). Questa condizione può avvenire senza causa apparente (genetica/ereditaria), oppure essere conseguenza dell’uso di terapie potenzialmente dannose sull’ovaio come chemioterapie o radioterapie impiegate per contrastare un tumore maligno (tumori ematologici, mammella e altri) oppure per la cura di particolari severe malattie autoimmuni. L’età della donna non è, invece, il motivo principale di richiesta di donazione: le richiedenti in genere sono giovani donne con una patologia che ha condizionato il loro stato d’infertilità per mancanza di cellule uovo, una condizione irreversibile e altrimenti incurabile.

Qual è l’efficacia della fecondazione eterologa?
Tra le tecniche di PMA la fecondazione eterologa è la più efficace. Questo è ovvio se si considera che si utilizzano ovociti o spermatozoi di donatrici/donatori sani, giovani e possibilmente fertili. La probabilità di ottenere una gravidanza, varia dal 60% all’80% in relazione all’età della donatrice/donatore, contro il 25-35% in relazione all’età della fecondazione omologa.

Quali sono le tecniche utilizzate?
Le tecniche utilizzate sono assolutamente identiche a quelle della PMA omologa. Infatti, per la donazione di spermatozoi si utilizzano spermatozoi conservati (crioconservati) in banche del seme. Gli spermatozoi scongelati sono inseriti nella partner (moglie o convivente come prevede la Legge 40/2004) mediante un’inseminazione intrauterina (tecnica di PMA di primo livello). La procedura di donazione di ovociti è un po’ più complessa poiché la donatrice deve essere sottoposta a una terapia farmacologica e a prelievo degli ovociti che avviene mediante un piccolo intervento in sedazione. Gli ovociti donati (che potrebbero anche essere crioconservati) sono fecondati in laboratorio con gli spermatozoi del partner della ricevente (cosiddetta fecondazione in vitro).

Ma è una procedura sicura?
La fecondazione eterologa, per quanto reintrodotta solo recentemente in Italia (era stata vietata dalla Legge 40 nel 2004), è una tecnica utilizzata da decenni e rutinaria in moltissimi Paesi. Inoltre esistono precise regole per la scelta dei donatori, riprese e accettate anche in Italia. Un recente (2 e 25 settembre 2014) tavolo tecnico in cui hanno partecipato i rappresentanti di tutte le Regioni ha definito precise linee guida per il ricorso alla fecondazione eterologa. Si può quindi certamente affermare che rispettando tali regole la donazione di ovociti è sicura sia per i donatori sia per i riceventi.

È sicura anche sotto il profilo della privacy?
Dalle regole riassunte nella tabella (vedi box), la privacy è garantita per chi dona, per chi riceve e anche per il neonato.

Chi può accedere?
La legge 40/2004 in tema di procreazione assistita ha precise regole per l’accesso che sono valide anche per l’eterologa. Benché nelle linee guida si affermi la possibilità dell’accesso fino all’età della menopausa (fino a 50 anni), si suggerisce però che il Sistema Sanitario Nazionale supporti la PMA, sia eterologa sia omologa, solo fino a 43 anni. Oltre questa età la coppia, pur potendovi accedere, dovrà provvedere a pagare la procedura.

Nella nostra Regione è già possibile ricorrervi?
La Giunta Regionale Lombarda si è recentemente espressa con due delibere (12 settembre 2014 e 7 novembre 2014) che autorizzano la fecondazione eterologa anche nella nostra Regione. Per quanto riguarda i costi, ancora non è del tutto chiaro: nella prima delibera si dice che il costo è a carico del cittadino mentre nella seconda si stabiliscono delle tariffe di riferimento precise, ma non si capisce a chi siano imputate. Attendiamo chiarimenti dagli organi competenti su questo argomento e sulle caratteristiche e sede (nazionale, regionale) del registro cui inviare i dati relativi alla procedura.

L’età delle donne che richiedono  la donazione di ovociti è:
meno di 35 anni (25% ), 
dai 36 ai 40 anni (40%), 
dai 40 ai 44 anni (30%) 
e oltre i 45 anni (5%).

COSA DICE LA LEGGE
L’accesso delle coppie alla procedura di fecondazione eterologa avviene secondo quanto previsto dalla Legge 40/2004 per la fecondazione omologa:
•Coppia di sesso diverso coniugata o convivente.
•Diagnosi di sterilità irreversibile.
•Accesso possibile fino all’età della menopausa (si raccomanda comunque non oltre i 50 anni).
Caratteristiche della donatrice/donatore
• Età: donatrice 20-35 anni; donatore 18-40 anni.
• Numero donazioni: massimo per 10 nascite (è istituito un apposito “Registro”).
• Screening per l’esclusione di malattie genetiche e infettive nei donatori.
• Affinità fenotipica (stessi: razza, colore occhi, capelli e gruppo sanguigno).
Caratteristiche della donazione
• è previsto l’anonimato della donatrice/donatore/nato.
• è prevista la rintracciabilità per ragioni mediche della donatrice/donatore (è istituito un apposito “Registro”).

a cura di MARIA CASTELLANO
Con la collaborazione del DOTT. RUBENS FADINI
Specialista in Ostetricia e Ginecologia
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