40 anni dalla parte degli animali, 40 anni di marciapiede, di tavoli informativi, manifestazioni, presidi, conferenze, eventi di ogni tipo, di palazzi governativi, di tribunali. 40 anni densi di vita, di lotte, di delusioni, di vittorie di nuove leggi e liberazioni (documentati sul sito www.lav.it). Così si può riassumere l’attività della LAV (Lega Anti Vivisezione), una delle più importanti associazioni animaliste italiane, un’associazione antispecista che conta circa 60 sedi sul territorio nazionale e un migliaio di attivisti. «L’antispecismo è l’evoluzione dell’animalismo e si realizza nel momento in cui l’uomo è ricollocato nel suo ambito originario e cioè nel regno animale, spogliato di ogni connotazione di origine, colore, religione, detronizzato dal vertice della piramide; l’uomo diviene quindi parte di un disegno complesso e variegato della natura in cui tutti gli animali sono individui con una funzione specifica che si concretizza nell’interazione con altre specie animali e con l’ambiente circostante» spiega Donato Ceci, referente della sede territoriale di Bergamo. «Così si scopre che ogni volta che una specie animale viene soggiogata dall’uomo per una delle innumerevoli attività da cui questi trae profitto, avviene di fatto l’alterazione di uno o più equilibri naturali con conseguenze dannose non solo per la specie sfruttata, ma anche per l’ambiente e spesso anche per l’uomo stesso. Si scopre anche che le nostre scelte quotidiane, alimentari e non, possono non soltanto salvare migliaia di vite di animali, ma anche ridurre l’effetto dei gas serra (di cui la filiera di carne, insaccati, latte e prodotti caseari è la fonte principale) e nutrire il pianeta, restituendo l’agricoltura all’uomo. Il 60% delle terre destinate al settore primario è infatti coltivato a soia e frumento (spesso OGM- Organismi Geneticamente Modificati) in modo intensivo per sfamare - impropriamente - gli oltre 50 miliardi di animali bovini, suini e caprini che sovrappopolano il pianeta per diventare cibo umano in uno dei processi più inefficienti della storia dell’umanità. Se si pensa che per ottenere 1 kg di carne sono necessari 17 kg di cereali e 15.000 litri di acqua, è facile immaginare come, rinunciando ai prodotti di origini animale, tornerebbero disponibili all’uomo tonnellate di risorse alimentari».

E la LAV si batte ed è impegnata anche su molti altri fronti. «Le nostre azioni contro lo sfruttamento sono dirette ai laboratori dove ancora troppi animali (simili all’uomo solo quando conviene, ma biologicamente molto diversi) vengono torturati e uccisi in nome di una ricerca scientifica che rallenta il progresso e diventa spesso partner di una medicina votata al marketing dei farmaci; alla moda che ne fa abbondante uso, dagli inserti in pelliccia ai capi in seta, passando per lana etc.; ai parchi zoologici dove numerosi animali catturati in natura o riprodotti in cattività trascorrono la loro vita in pochi metri quadri in un habitat assai diverso da quello naturale, per soddisfare il desiderio dell’uomo di conoscere il diverso; ai circhi e ai delfinari, forme di spettacolo antipedagogiche che agli animali impongono di esibirsi in numeri acrobatici o “divertenti” del tutto anti-etologici e che gli stessi apprendono a suon di percosse, costrizioni, privazioni e perenne subordinazione; alla caccia, anacronistica attività che stermina vite e l’ambiente in un sol colpo di pallini di piombo. E ancora ai malaffari della zoomafia, alle corse clandestine di cavalli e levrieri, ai combattimenti tra cani, forme di violenza che gonfiano i giri di denaro nel mondo delle scommesse; ai canili lager che fanno business sul randagismo annientando le speranze di animali nati nel segno della sfortuna o vittime di abbandono; contro le catene e le reti che vincolano inesorabilmente ogni altra forma di vita al piacere o al presunto benessere dell’essere umano» continua il referente della sede bergamasca.

Le sedi locali che ruolo hanno? Di cosa si occupa la sezione bergamasca? «L’obiettivo del gruppo è di riuscire ad affrontare i numerosissimi argomenti con la stessa tenacia che caratterizza LAV a livello nazionale» spiega Ceci. «Con un gruppo di attivisti ormai stabile da oltre due anni, la sede locale, oltre a diffondere le campagne nazionali, ne organizza di proprie su argomenti di carattere generale o su temi specifici. Particolarmente attivi sui fronti della caccia e delle scelte alimentari gli attivisti di Bergamo si sono distinti per il progetto Veg+ che ha portato oltre 20 chef bergamaschi sui banchi della Ascom ad apprendere i segreti della migliore scuola di cucina vegetale, quella dello chef Pietro Leeman; la campagna “Il cielo in una gabbia” che ha denunciato la pratica dei richiami vivi nell’attività venatoria; la campagna “Non facciamo macelli” che invita i concittadini a non dimenticare quanto calpestati siano i diritti e sminuito il valore della vita nelle fabbriche di morte comunemente ingentilite con il nome di allevamenti; la rassegna “Molte razze una sola specie” con sui abbiamo tentato di accomunare le varie forme di discriminazione umana e animale sotto il cappello della comune origine, il disprezzo della diversità. Attualmente stiamo lottando per salvare la vita ad un centinaio di procioni che la Regione Lombardia ha deciso di abbattere perché fauna alloctona potenzialmente pericolosa. Infine c’è l’ambizioso progetto #Fuoritutti che renderà il 2017 l’anno delle adozioni di cani e gatti in tutta la provincia di Bergamo. Tutto questo è possibile grazie a soci e sostenitori che da 40 anni credono in noi!».

a cura di VIOLA COMPOSTELLA