Grazie a lei sono state approvate due leggi con cui lo Stato cerca di tutelare i suoi cittadini più deboli come gli anziani, i bambini e i disabili. La prima è la cosiddetta “Dopo di noi” che dà speranze e un futuro alle persone con disabilità grave anche dopo la scomparsa dei loro familiari e l’altra contro i maltrattamenti in asili e strutture residenziali per anziani e disabili. Lei è l’onorevole del PD Elena Carnevali, 52 anni, bergamasca di Ciserano ma dal 1991 vive a Bergamo dove è stata anche assessore alle politiche sociali. è stata lei la relatrice in Parlamento del “Dopo di noi” e ha condiviso in Commissione permanente Affari sociali, di cui fa parte, la seconda.

 

«Sono leggi importanti. Dopo anni di attesa con la legge “Dopo di noi” abbiamo dato una risposta concreta alle persone, in particolare a quelle con disabilità intellettiva, relazionale e cognitiva, anche in vista del venir meno del sostegno familiare o di condizioni tali da rendere difficile la cura e l’assistenza. L’obiettivo principale è quello di tutelare la qualità della vita di queste persone aiutando così le loro famiglie spesso lasciate sole per garantire il “progetto di vita” costruito con fatica negli anni.

Finora, spesso, l’unico futuro per questi disabili era il loro ricovero in qualche mega struttura. Con la nuova legge lo scopo è quello di favorire la possibilità di residenza in appartamenti da 3 a 5 persone che riproducano le condizioni della casa familiare e rendere il disabile il più autonomo possibile nella sua vita quotidiana. Ciò che vogliamo è che si realizzi un’accoglienza diffusa sul territorio che cambi quella tendenza tutta italiana che ha visto queste persone vivere in istituti con più di 30 posti. Molte città, tra cui anche Bergamo, stanno già da tempo sperimentando l'apertura nei quartieri di appartamenti dove le persone con disabilità possono vivere dentro la società. Abbiamo stanziato 270 milioni di euro per i prossimi tre anni, 90 per il 2016».

All’onorevole Carnevali queste leggi stanno molto a cuore. Per anni ha lavorato come terapista della riabilitazione in case di riposo a Calusco d’Adda, in via Gleno a Bergamo e agli Ospedali Riuniti dove ha conosciuto il marito, il professor Guido Molinero primario del Centro di riabilitazione di Mozzo. Oltre alla laurea in fisioterapia si è impegnata come volontaria con l’Associazione Disabili Bergamaschi. «Avrei voluto fare il medico» ci dice «ma la perdita del papà molto giovane con due fratelli mi ha indirizzato verso un percorso universitario più breve. E devo dire che non rimpiango nulla. Ho una bella famiglia, due figli. La prima Chiara, ha 23 anni e studia a Parigi, l’altro Luca ne ha 22 e studia medicina come il papà. Due ragazzi con i quali mi confido, chiedo i loro pareri sulla mia attività».

Elena Carnevali ha sempre avuto la passione della politica. Nel 1999 è stata eletta consigliere comunale a Bergamo, nel 2004 è stata nominata assessore alle politiche sociali, migrazione e cooperazione internazionale con il sindaco Bruni. Nel 2009 di nuovo eletta consigliere comunale diventando capogruppo del Partito Democratico e nel 2013 il grande salto al Parlamento dove è componente della Commissione Permanente XII Affari sociali.

Ma torniamo alla legge “Dopo di noi”. «In questa legge lo Stato si assume la responsabilità pubblica, pur ricordando che la titolarità della materia sociale spetta alle Regioni e ai Comuni. La legge ha tre gambe, una, la più rilevante è la costituzione di un Fondo ad hoc che viene ripartito tra le Regioni sulla base di obiettivi e criteri uniformi su tutto il territorio nazionale, più altre due gambe che coprono le agevolazioni previste per chi stipula assicurazioni o ai trust (traduzione letterale "fiducia"; la traduzione concettuale sarebbe "affido" intendendo l'affido di beni mobili/immobili che è un istituto del sistema giuridico N.d.R). Viene innalzato il limite della detrazione sulle polizze assicurative a vantaggio delle persone con disabilità grave e vengono previste agevolazioni tributarie per i trust costituiti per queste persone».

Ecco in pratica cosa prevede la legge. Si vuole, con l’impegno di Regioni, Comuni ed enti di Terzo Settore, consentire alle persone con disabilità di realizzare il desiderio di autonomia dalla famiglia, di vita indipendente anche con il supporto di educatori, volontari con progetti personalizzati e sperimentare una vita in convivenza con altre persone in un ambiente familiare, inclusivo e di partecipazione alla vita sociale della propria comunità. E una vita normale cercano anche i bambini, gli anziani e i disabili nella varie strutture come asili o “ricoveri”. I casi di maltrattamento in Italia sono purtroppo diffusi e c’è quindi bisogno di una legge: “Contro i maltrattamenti in asili e strutture residenziali per anziani e disabili”.

«Le famiglie devono potersi fidare delle persone che operano in strutture cui affidano i propri cari» dice l’onorevole Carnevali «soprattutto se sono categorie vulnerabili. Per impedire qualsiasi forma di maltrattamento e garantire una migliore qualità di vita a queste persone abbiamo deciso di puntare su prevenzione, cura e controllo. Prevenire significa garantire una formazione costante e continua e supervisione per gli operatori e gli educatori che lavorano in queste strutture i quali sono sottoposti a valutazioni attitudinali non solo al momento dell’assunzione ma anche nel corso della carriera lavorativa. Viene riconosciuto il “burnout” cosa purtroppo frequente in questi settori prevedendo di poter essere assegnati ad altri incarichi per il tempo necessario a recuperare forze e competenze. Viene consentito solo l’uso delle telecamere a circuito chiuso, con regolamenti dell’Autorità garante della privacy e sulla base di accordi sindacali. I filmati però si potranno vedere solo su ordine della magistratura a seguito di denuncia e di segnalazione all’autorità giudiziaria. Vogliamo che i luoghi educativi e di cura siano il più possibili “aperti”, ampliando gli orari di accesso alle visite dei parenti e attivi nella collaborazione con le famiglie o con le associazioni in attività che possono svolgersi anche nel territorio, soprattutto quando si tratta di persone con disabilità o anziane . Non luoghi segreganti ma vitali».

a cura di LUCIO BUONANNO