«Secchezza vaginale, dolore durante i rapporti sessuali, prolasso, incontinenza. Sono tanti e diversi i disturbi vaginali di cui soffrono migliaia di italiane con pesanti ripercussioni sulla vita di tutti i giorni. Per fortuna, però, oggi la tecnologia ci consente di intervenire con trattamenti non invasivi (radiofrequenza, elettroporazione, laser), separatamente o in sinergia, anche sul distretto corporeo vaginale, tonificandolo e “ringiovanendolo”. Proprio così, perché quando parliamo di ringiovanimento vaginale, non parliamo “solo” di estetica, elemento comunque importante nella vita di ogni donna, ma anche di funzionalità, fattori entrambi che in molti casi risultano compromessi dopo parti, cure farmacologiche e/o menopausa». Chi parla è la dottoressa Monica Vitali, ostetrica. Approfondiamo insieme a lei i trattamenti disponibili per migliorare e risolvere i più frequenti problemi intimi.

Dottoressa Vitali, innanzitutto per che tipo di disturbi vaginali possono rivelarsi efficaci queste tecnologie?
Il campo di applicazione è molto ampio: secchezza vaginale, prolasso uro-genitale, prurito vulvare, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali), ipertono/vaginismo, bruciori vulvo-vaginali, distrofie vulvari iperplastiche, atrofiche e miste; lichen scleroatrofico vulvare, malattia rara della mucosa vulvare caratterizzata da progressiva atrofia; discheratosi (altreazioni della mucosa che portano ad un ispessimento dello strato vulvare superficiale); cicatrici post-episiotomie; incontinenza urinaria da sforzo.

Cominciando dalla radiofrequenza, tecnologia nota alla maggior parte delle persone ad esempio come trattamento per la cellulite. Come funziona?
Attraverso il riscaldamento selettivo prodotto da un manipolo endovaginale (all’interno della vagina), questa metodica non invasiva è in grado di ridurre i principali sintomi dell’atrofia vaginale (bruciori, secchezza, prurito e dispareunia), stimolando la produzione di collagene e ripristinando così l’elasticità e la compattezza dei tessuti vaginali. Rispetto ad altri trattamenti ha il vantaggio di essere indolore e offrire una certa velocità nel raggiungimento dei risultati. Inoltre permette una ripresa immediata delle normali attività, compresa la vita sessuale, ed è sicura nell’utilizzo. In genere si raccomandano almeno quattro sedute, una ogni 14 giorni, della durata media di 20 minuti, per alleviare i disturbi legati all’atrofia vaginale.

Cos’è invece l’elettroporazione?
È una tecnologia non invasiva e non dolorosa che può essere definita come una “siringa virtuale”: un particolare impulso elettromagnetico fa sì che un principio attivo venga assorbito senza aghi per via transdermica (attraverso la pelle o la mucosa) garantendo una più alta concentrazione ed efficacia solo nelle zone interessate. L’assorbimento che ne deriva è di gran lunga superiore rispetto agli altri sistemi finora utilizzati (ultrasuoni, ionoforesi, iontoforesi). Il vestibolo vaginale (porta d’ingresso della vagina) e il tratto vaginale distale, con le loro fitte ramificazioni di terminazioni nervose e recettori degli stimoli tattili, termici e dolorifici, sono il posto ideale per esaltarne le caratteristiche terapeutiche. In particolare possono essere affrontate: atrofia post-menopausale, secchezza, bruciori e dispareunia. Il trattamento ha un effetto analgesico e decontratturante, aumenta il tono muscolare e il piacere coitale, migliora l’elasticità tessutale e infine contribuisce a un’azione anti-aging.

Finiamo con il laser. Di che tipo di laser si tratta? In che modo agisce?
È un laser CO2 che porta a un fotoringiovanimento funzionale della mucosa vaginale. La mucosa vaginale, senza l’effetto degli estrogeni, negli anni tende a diventare più sottile e liscia e a dare disturbi di secchezza e di bruciore. Attraverso la stimolazione con questo raggio laser si crea un aumento di produzione del collagene per cui la mucosa ritorna ad essere idratata, trofica, elastica e migliora la lubrificazione spontanea. Normalmente i trattamenti sono circa tre a distanza di un mese l’uno dall’altro, anche se il numero dipende dal grado di atrofia e dalla severità dei sintomi.

Non compaiono solo a una certa età
I disturbi vulvo-vaginali possono essere di varia entità e natura: dalle cistiti alle perdite urinarie da sforzo, dalla secchezza all’atrofia vaginale, dalla vulvodinia alla dispareunia. In genere si intensificano con la menopausa, a causa di una diminuzione del livello di estrogeni, ma possono verificarsi anche durante l’età fertile, ad esempio come conseguenza di un parto vaginale oppure per problemi endocrini o per alterazioni all’anatomia pelvica. Alla prima comparsa è bene consultare il ginecologo, per la prescrizione della cura più adatta.

a cura DI GIULIA SAMMARCO
con la collaborazione della dott.ssa Monica Vitali
Ostetrica riabilitatrice, formazione osteopatica 
Studio Vitali Bergamo