Il bambino era affetto da una rara malattia genetica curabile solo con un trapianto di midollo. La sua storia aveva colpito gli italiani che in migliaia si erano offerti per il prelievo.
All’Ospedale Bambin Gesù di Roma si infastidiscono se si parla di miracolo per il caso di Alessandro Maria Montresor, per tutti il piccolo Alex, due anni, figlio di genitori italiani che vivono a Londra. Eppure Alex, affetto da una rara e grave malattia genetica, è completamente guarito. A fare il “miracolo” è stato il professore bergamasco doc Franco Locatelli, primario di Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma che ha eseguito sul bimbo il trapianto di midollo con le cellule staminali emopoietiche del padre. Ora Alex, dopo quattro mesi, è finalmente tornato a casa. Il suo caso aveva commosso gli italiani dopo l’appello della famiglia alla disperata ricerca di un donatore compatibile, unica cura per salvare dalla morte il figlio. A rispondere all’appello erano stati migliaia di volontari, a Milano, Roma, Bergamo e in altre città di tutta la Penisola. In soli due mesi e mezzo, da ottobre 2018 a Natale, al Centro Nazionale Trapianti si erano iscritti 23 mila nuovi donatori italiani di midollo. Un vero record di generosità e di altruismo. Nessuno, però, era risultato idoneo. E così alla fine era stato scelto il padre per donare il suo midollo al figlio (non essendo completamente compatibile le sue cellule sono state manipolate e poi infuse nel bambino). Una cordata di solidarietà alla quale si era unita anche la comunità medica e scientifica, con l’Ospedale Bambin Gesù di Roma e il dottor Locatelli pronti a prendersi la responsabilità di provare una terapia per salvargli la vita, in accordo con i colleghi oncoematologi inglesi che lo avevano in cura. Il 20 dicembre, poco prima di Natale, il delicato intervento. Ora, da Natale a Pasqua è arrivata la notizia che tutti aspettavamo: il piccolo Alex è guarito.

A darne la notizia è stato lo stesso professor Locatelli, originario di Costa Volpino. «Possiamo dire che Alex sia completamente guarito» racconta non riuscendo a trattenere la bella novità lui che è sempre molto riservato. «Abbiamo tolto anche il catetere venoso centrale servito per i prelievi e le infusioni di midollo nel periodo di trattamento intensivo. Il piccolo sta molto bene, anche se la frequenza dei controlli è sempre più diradata e siamo estremamente soddisfatti di come sono andate le cose. Alex è ormai pronto a riprendere la vita che tutti i bambini della sua età dovrebbero avere. E questa notizia ci impreziosisce la Pasqua». E aggiunge: «La malattia di cui era affetto Alex è molto diffusa. Noi stiamo sviluppando il trapianto da genitori ottimizzando i risultati. Sia per i pazienti come il piccolo affetti da immunodeficienze primitive, dove abbiamo raggiunto tassi di guarigione sopra il 90 per cento, che nei leucemici dove siamo a più del 70 per cento si tratta di risultati che solo qualche anno fa non erano neppure pensabili».

Alex era affetto da linfoistiocitosi emofagocitica, malattia rara del sistema immunitario che colpisce un bambino su cinquantamila e si manifesta con sintomi come febbre intermittente, ingrandimento di fegato e milza. A causare questa condizione è la mancanza di una proteina essenziale per la funzione killer dei linfociti che non permette al corpo di difendersi dalle aggressioni esterne (virus, batteri etc) e così anche una banale infezione virale può diventare fatale. L’unica speranza di cura è il trapianto di cellule staminali del sangue. Le cellule staminali possono arrivare dal midollo osseo di un donatore o dal cordone ombelicale depositato in una banca pubblica subito dopo il parto. All’Ospedale Great Ormond Street di Londra non erano però stati in grado di intervenire con il trapianto di midollo. Si è così offerto l’Ospedale Bambin Gesù, centro di eccellenza a livello europeo nell’ambito dei trapianti pediatrici, dove il 20 dicembre scorso il piccolo è stato sottoposto al trapianto con le cellule staminali emopoietiche del padre. Alex ha poi dovuto sottoporsi a esami settimanali fino ad ora, quando finalmente la prognosi è stata sciolta e gli è stato garantito che può tornare a casa anche se per qualche tempo dovrà fare altre analisi di routine. Per la gioia di papà Paolo e mamma Cristiana. «Ci sentiamo come se avessimo scalato l’Everest» dicono.«Abbiamo superato la vetta e abbiamo iniziato la discesa. Alex ci ha dato coraggio. È un bambino sereno, ha superato bene tutte le difficoltà. Ogni volta che vedeva i medici sapeva già cosa fare: allungava il braccio per farsi misurare la pressione, si toglieva il calzino per lasciarsi posizionare il saturimetro. Lo stetoscopio era il suo strumento preferito, ci giocava. Adesso Alessandro dovrà tornare in ospedale ogni due o tre settimane. Mia moglie resterà accanto a lui. Io torno in Inghilterra, ma non senza prima aver ringraziato i medici e gli infermieri del Bambin Gesù e le migliaia di italiani che si sono messi in coda per donare il loro midollo osseo».

Il professor Franco Locatelli di Costa Volpino è primario del dipartimento di Oncoematologia pediatrica del Bambin Gesù e docente ordinario di pediatria all’Università La Sapienza di Roma. Recentemente è stato nominato capo del Consiglio Superiore di Sanità. Dopo la laurea a Pavia in medicina e chirurgia e successiva specializzazione prima in pediatria, poi in ematologia ha sempre lavorato nella stessa Università dal 1991 al 2010 come ricercatore e come direttore del dipartimento di Oncoematologia pediatrica. Dal primo febbraio 2010 si è trasferito a Roma, come direttore di Oncoematologia pediatrica e terapia cellulare genica, in uno dei centri più qualificati a livello mondiale nell’ambito dell’ematologia e oncologia pediatrica, del trapianto di cellule staminali ematopoietiche e dell’immunoterapia adottiva per la prevenzione e il trattamento delle recidive di leucemia e delle complicanze infettive del paziente immuno-compromesso. Qualche giornale l’ha addirittura definito “L’angelo bergamasco”. E in effetti, nella sua lunga carriera, ha salvato tanti bambini, l’ultimo dei quali Alex che grazie a lui potrà sperare in una vita normale.

a cura di Lucio Buonanno