«Armando era stato coinvolto in un tremendo incidente automobilistico in autostrada. Mentre restava a bordo della sua vettura ferma in mezzo alla carreggiata, questa veniva più volte sfiorata da automezzi pesanti. Ebbe paura di morire, si sentì spacciato. Uscirne indenne fu una specie di miracolo. Chiese il mio aiuto a distanza di cinque anni. Da tempo soffriva di frequenti attacchi di panico con sullo sfondo la paura di morire, insonnia, tachicardia. Oltre a ciò si sentiva spesso solo anche mentre stava con le persone care, in un modo che non aveva mai sperimentato prima. Era un uomo di circa quarant’anni, sposato e padre di due bambini piccoli di cui si prendeva cura amorevolmente. Aveva un buon lavoro che gli piaceva. Una vita normale e soddisfacente… Fino a quel momento disgraziato! Parlandone con lui mi rendevo conto di quanto i sintomi lo disturbassero facendolo sentire costantemente in agitazione. Precedentemente non aveva mai avuto problemi fisici particolari quindi ora si sentiva molto in ansia perché pensava di avere qualche malattia inesorabile che in breve tempo gli avrebbe tolto la vita. Era preoccupato per i figli e la moglie. Ciò lo portava a sottoporsi in continuazione a consulti medici. Discutere con lui dell’irrazionalità di questi pensieri non portava da nessuna parte». Chi racconta è Marco Ghezzi, psicologo e psicoterapeuta. Ci siamo rivolti a lui per parlare di una metodologia terapeutica sempre più diffusa e utilizzata per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto stress traumatico, l’Emdr (acronimo inglese traducibile in desensibilizzazione e rielaborazione - del trauma - attraverso i movimenti oculari).

Dottor Ghezzi, la storia di Armando potrebbe essere quella di tante persone che hanno subito un importante trauma. Cosa scatta nella testa in seguito a un evento così forte emotivamente e che cosa si può fare in questi casi?
Quello di Armando è il quadro clinico che si presenta frequentemente in situazioni in cui un evento traumatico espone le persone a esperienze troppo forti dal punto di vista emotivo per poter essere normalmente elaborate. Parliamo di eventi che possono portare alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care. Nello stesso momento in cui vengono vissute, sono rimosse o negate dal campo della consapevolezza. È un meccanismo di difesa naturale che funziona in modo automatico. Il corpo tuttavia conserva memoria dello shock emotivo subito. È come se mente e corpo in situazioni così travolgenti smettessero di collaborare e il corpo subisse l’impatto prevalente. Da qui la nascita di sintomi di natura somatica: il corpo si allarma in modo non congruente con i fatti che si stanno affrontando in quel momento specifico, sovrastimando il rischio o la portata degli stessi, come se avesse memoria che deve stare in allerta, che il pericolo incombe. In casi come questi la tecnica Emdr si rivela molto efficace.

In che cosa consiste?
Questo approccio terapeutico si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica e utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra per trattare disturbi legati direttamente a esperienze traumatiche o particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo. Dopo una o più sedute, i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico subiscono una desensibilizzazione, perdono la loro carica emotiva negativa. L’immagine cambia nei contenuti e nel modo in cui si presenta, i pensieri intrusivi (Ndr. pensieri accompagnati da ansia e disagio che interrompono il flusso dei pensieri volontari) in genere si attutiscono o spariscono e le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità. L’elaborazione dell’esperienza traumatica che avviene con l’Emdr permette alla persona, attraverso la desensibilizzazione e la ristrutturazione cognitiva che avviene, di cambiare prospettiva, cambiando le valutazioni cognitive su di sé, incorporando emozioni adeguate alla situazione oltre ad eliminare le reazioni fisiche.

In quali casi oltre a quello raccontato può essere utile questa tecnica?
Si può realmente risolvere tutta una serie di esiti da trauma, del cui impatto sulla vita non ci si capacita se non dopo averci lavorato sopra, normalmente in una serie limitata di sedute. Qualcosa del genere lo si può notare anche in atleti che subiscono un infortunio. Dopo la riabilitazione può capitare che si sentano condizionati e che temano di subire nuovamente l’infortunio. L’atleta non si sente libero di potersi esprimere al meglio. Anche in questo caso, con l’utilizzo dell’Emdr, è possibile lavorare efficacemente per abbassare di molto la tendenza a “pensare in automatico” alla paura di infortunarsi nuovamente o il convincimento, spesso irrazionale, di sentirsi “irrimediabilmente danneggiati”. L’evidenza scientifica dell’efficacia del trattamento è ormai ampia e consolidata. In Italia sta prendendo piede e ora è possibile trattare con successo molti più casi di quanto fosse possibile in precedenza. Anche in situazioni traumatiche complesse porta a ottimi risultati. Emdr inoltre consente di lavorare sul miglioramento della performance in campo sportivo e lavorativo, perché ha una forte efficacia sul disinnesco dell’ansia “da prestazione”.

A cura di Elena Buonanno
con la collaborazione del dott. Marco Ghezzi
Psicoterapeuta, Practitioner Emdr, Mental coach per atleti e imprenditori 
A Bergamo