In Italia, ogni 100 mila abitanti, ci sono più di 5mila donne che soffrono di patologie autoimmuni. Alcune di quest’ultime, come la sclerosi multipla e artrite reumatoide possono migliorare in gravidanza, ma possono degenerare in allattamento. Di questo e altro abbiamo parlato con Simona Nava, ginecologa, tra i relatori del Congresso AIMES (Associazione Italiana di Medicina Sistemica) che si è tenuto qualche settimana fa a Milano.

Dottoressa Nava, quali sono le ultime stime sulle donne colpite da patologie autoimmuni? E quali le patologie con il più elevato numero?
In Italia si contano 5.000 casi di pazienti autoimmuni ogni 100 mila abitanti. La malattia autoimmune più frequente è l’artrite reumatoide che colpisce l‘1% della popolazione, le donne con frequenza tre volte superiore rispetto agli uomini. Una maggior disparità di genere si osserva in alcune malattie come la sindrome di Sjögren, il lupus eritematoso sistemico, le malattie autoimmuni della tiroide e la sclerodermia, che presentano una frequenza 7-10 volte più elevata nelle donne rispetto agli uomini. Quanto alla sclerosi multipla, in Italia, si riporta una prevalenza di circa 40 casi per 100 mila abitanti e un’incidenza di circa 1,6 nuovi casi l’anno per 100 mila abitanti, con le donne colpite due volte più di frequente degli uomini. La malattia è molto rara in Giappone (2/100.000); quasi sconosciuta in Africa mentre è comune in Scandinavia (queste disparità geografiche vengono spiegate dalla diversa concentrazione di vitamina D nelle varie popolazioni).

Come la gravidanza può influire sulle diverse patologie autoimmuni?
La gravidanza in genere determina un miglioramento della maggior parte delle patologie autoimmuni, in particolare artrite reumatoide e sclerosi multipla che, grazie agli alti livelli di estrogeni e progesterone, migliorano durante la gestazione per, purtroppo, peggiorare in allattamento quando avviene un crollo dei livelli estrogenici e aumenta la prolattina, l’ormone che favorisce la montata lattea ma che predispone il sistema immunitario alla secrezione di citochine infiammatorie. Le tiroiditi e il Lupus eritematoso sistemico possono invece peggiorare proprio durante la gravidanza (quando spesso avviene la prima diagnosi). Un eccesso di funzione tiroidea su base autoimmune (ipertiroidismo) può associarsi spesso a poliabortività o (se non trattato) a tireotossicosi neonatale. L’ipotiroidismo invece, non producendo a sufficienza l’ormone tiroxina, fondamentale per lo sviluppo neurologico del feto, può determinare una riduzione delle capacità cognitivo/intellettive del bimbo, fino all’estrema forma di deficit cognitivo noto come cretinismo.

Qual è lo stato dell’arte del trattamento delle patologie autoimmuni durante la gravidanza?
La ricerca ha contribuito molto a migliorare le condizioni di donne affette da malattie autoimmuni, individuare cause e fare prevenzione. Ai vecchi farmaci, spesso utilizzati anche in gravidanza, come cortisone e idrossiclorochina (un antimalarico con forte potere immunoinibitore) sono stati affiancati farmaci biologici la cui introduzione ha determinato un notevole progresso nella terapia di alcune malattie reumatiche. Per la prima volta sono disponibili molecole in grado di bloccare selettivamente specifici mediatori del processo infiammatorio. Alcuni studi dimostrano che questi preparati hanno una potenza terapeutica superiore rispetto ai classici farmaci anti-reumatici. Tuttavia, non sono ancora da ritenere, anche per il loro costo elevato, un’alternativa ai farmaci anti-reumatici. Il loro impiego è consigliato nei pazienti con forme aggressive che non rispondono in modo soddisfacente ai trattamenti convenzionali e non sono comunque sicuri per l’uso delle donne gravide. Nell’ambito della prevenzione, invece, si sta facendo sempre più strada un approccio sistemico, capace di valutare effetti epigenetici di precoci esposizioni a tossici o a stressogeni. Un articolo, pubblicato, nel 2015, su International Journal of Celiac Disease dal titolo “The World Incidence and Prevalence of Autoimmune Diseases is Increasing” riporta una tabella che mostra la crescita annua di alcune malattie autoimmuni. Spicca su tutti l’incremento della malattia celiaca in Canada. Questo è da associare agli usi di prodotti chimici in agricoltura e, in particolare, all’uso del glifosato nella coltivazione del grano. La vera prevenzione, quindi, sarebbe l’eliminazione di questi tossici epigenetici e disturbatori endocrini piuttosto che la produzione di altri farmaci.

A cura di Maria Castellano
con la collaborazione della Dott.ssa Simona Nava
Specialista in Ostetricia e Ginecologia Presso il centro Doctors&Doulas