L’importanza di un trattamento “globale”.
È poco conosciuta, anche se più diffusa di quanto si pensi. La diastasi addominale riguarda circa due terzi delle neo mamme. Di solito si risolve spontaneamente nei primi quattro-cinque mesi dal parto, ma in alcuni casi può persistere anche 12 mesi dopo la nascita del bambino, provocando diversi disturbi, come lombalgie, e/o dolori addominali fino a difficoltà respiratorie o digestive. Conosciamola meglio con l’aiuto della dottoressa Monica Vitali, ostetrica in formazione osteopatica.

Dottoressa Vitali, che cosa si intende con diastasi addominale?
La diastasi dell’addome è la separazione eccessiva dei muscoli retti addominali. A separarli è la cosiddetta linea alba, una sottile banda di tessuto connettivo che va da sotto lo sterno fino alle ossa del bacino. Una larghezza maggiore di tre centimetri della linea alba (o linea mediana) è considerata diastasi addominale.

Perché è così frequente in gravidanza?
Perché si verifica un aumento di pressione addominale e inoltre i contenitori -bacino, addome e torace- sono sottoposti a numerose sollecitazioni e modificazioni (meccaniche e ormonali). Il diaframma modifica la sua “posizione” influenzando le pressioni interne del corpo, non solo nell’addome ma anche a livello toracico. Quando la struttura è in equilibrio, la gravidanza con le sue modificazioni non comporta necessariamente la formazione della diastasi addominale intesa come patologia: tutti gli adattamenti richiesti dalla gestazione avvengono in modo più fisiologico possibile, così come il riassetto posturale post gravidanza e il parto che avvengono entro l’anno. All’inizio della gravidanza, la cresta (che si crea in corrispondenza della linea alba) derivante dalla diastasi addominale è poco evidente, mentre tende a diventare particolarmente visibile durante gli ultimi mesi.

Quali sono le cause o i fattori di rischio che ne favoriscono l’insorgenza?
Le possibili cause sono disfunzioni posturali e riduzione della mobilità del bacino e torace; squilibrio pressorio tra addome e torace, rigidità e blocchi della colonna, in particolare a livello lombare; parti operativi (ndr quelli in cui si utilizzano forcipe o ventosa per agevolare l’espulsione); “atteggiamenti posturali” scorretti, globali o di alcune parti del corpo, esistenti già prima della gravidanza; fattori ormonali; fattori genetici; età (superiore ai 35 anni); sovrappeso. Spesso queste possibili cause sono correlate anche a instabilità del pavimento pelvico, dolori pelvici di varia natura, prolassi, incontinenze, dolori lombari o cervicali, problematiche intestinali e ernie ombelicali.

Come si può sospettare di avere una diastasi addominale?
In alcuni casi si verifica un eccessivo gonfiore addominale, specie dopo i pasti, causato dalla debolezza della parete addominale e del retto dell’addome. È anche possibile riscontrare la presenza di una o più ernie mediane, dovute alla debolezza della linea alba, non più in grado di sostenere la pressione intra-addominale. Non solo, si possono verificare difficoltà sia respiratorie sia digestive, perché i muscoli lassi della parete addominale facilitano l’esecuzione di questi processi. Infine, è possibile avere episodi d’incontinenza.

Attenzione: con l’esercizio del “crunch” non si risolve, anzi si peggiora la diastasi

Ma si può curare? Quali sono le terapie disponibili?
Sia che si scelga la terapia conservativa sia che si debba ricorrere alla chirurgia, la diastasi addominale va sempre considerata come espressione di uno squilibrio posturale e pressorio e come tale va trattata, cercando di ripristinare una corretta funzionalità del sistema corporeo in generale. In particolare l’approccio terapeutico comprende:
> trattamenti conservativi per migliorare e ripristinare l’equilibrio globale della struttura;
> esercizi posturali,
di mobilizzazione (globale e segmentaria) per mantenere la mobilità nelle varie parti del corpo direttamente coinvolte nell’organizzazione posturale dell’individuo;
> esercizi di rinforzo globali e per stabilizzare l’area addominale;
> esercizi respiratori;
> correzione dello stile di vita e/o atteggiamenti posturali scorretti per prevenire ed evitare l’instaurarsi di uno squilibrio muscolo-scheletrico;
> intervento chirurgico, che è necessario in caso di diastasi severa (più di cinque centimetri) ma andrebbe sempre associato a trattamenti conservativi. Il rischio, altrimenti, è correggere il problema senza risolvere il meccanismo che ne è alla base e che, continuando ad agire, potrebbe causare un sovraccarico di altre zone e problematiche dolorose dell’apparato muscoloscheletrico e una continua pressione a livello addominale.

Test di autovalutazione
1. Sdraiati a terra con le gambe piegate e le piante dei piedi aderenti al pavimento con una mano dietro la nuca e una sugli addominali.
2. Metti le dita al centro dell’addome all’altezza dell’ombelico e premile leggermente contro gli addominali sollevando la testa e le spalle del pavimento, come per fare un crunch.
3. Mantieni la posizione e muovi le dita lateralmente a destra e a sinistra, cercando le pareti del retto addominale. Se sei in presenza di una diastasi, dovresti sentire un vuoto tra i retti.

a cura di Viola Compostella
con la collaborazione della dottoressa Monica Vitali
Ostetrica riabilitatrice, formazione osteopatica
Studio Vitali Bergamo