Ripartenza. È la parola chiave di questo inizio autunno. Una parola tanto agognata e desiderata. Per ciascuno con la sua sfaccettatura e significato. Per gli adulti significa, in molti casi, ricominciare ad andare al lavoro “in presenza”, dopo mesi di smart working tra videocall e rapporti virtuali. Per i più piccoli vuol dire tornare tra i banchi di scuola, rivedere dopo tanto tempo le maestre e i compagni di classe. Sarà però - inutile dirlo - una ripartenza molto diversa da quella che soltanto un anno fa ci preparavamo tutti ad affrontare, senza sospettare quello che sarebbe successo da lì a qualche mese.
Oggi ripartiamo con una consapevolezza diversa: un misto di gioia per questo ritorno a una pseudo normalità unito a un senso - se non di paura - di incertezza per come andrà. Come andrà è difficile dirlo. Sappiamo però che molto dipenderà da noi. Da quanto saremo prudenti e rispetteremo le regole di distanziamento e saremo ligi nell’utilizzo delle mascherine e degli altri accorgimenti per evitare i contagi.
Abitudini che alcune persone vivono come “coercizioni” inutili ma che rappresentano, in questa fase, strumenti “salva-vita” indispensabili. Questa pandemia, infatti, ci ha fatto capire (o almeno dovrebbe avercelo fatto capire) che proteggere e pensare solo a se stessi non serve e non basta: abbiamo la responsabilità morale e civile di pensare anche al bene degli altri, soprattutto dei più fragili, anziani, malati. Questo significa vivere in una comunità, quella stessa comunità alla quale nei momenti più bui tutti noi - in modi diversi - ci siamo stretti per non dire aggrappati, cantando insieme, creando gruppi su Facebook per condividere e farsi forza a vicenda, offrendoci di fare la spesa per il vicino di casa, e che oggi più che mai dobbiamo riscoprire… per il bene e la salute di tutti!
Elena Buonanno
Disegno di Adriano Merigo