Sempre più spesso accade che una coppia decida, per diverse ragioni, di porre fine alla propria relazione sentimentale e affrontare la dolorosa esperienza della separazione. Esperienza dura per tutti, ma in primis per i bambini che si trovano coinvolti in questo difficile processo. «Se l’amore tra mamma e papà è finito, quello tra genitori e figli durerà per sempre e anche in questa delicata fase la coppia può e deve continuare a esercitare il proprio ruolo educativo/genitoriale. Lo può fare innanzitutto facendo attenzione ai bisogni dei figli già nelle primissime fasi, scegliendo i modi e i tempi più opportuni per comunicare la decisione di separarsi, proseguendo poi nella scelta delle modalità di affidamento e continuando a esercitare il proprio compito educativo nella quotidianità, che si rivelerà trasformata per tutti» suggerisce la dottoressa Alice Giangiacomo, psicologa e psicoterapeuta.
Dottoressa Giangiacomo, il momento forse più difficile è quello di raccontare ai figli cosa sta succedendo. Quali consigli si possono dare?
Spiegare la situazione ai figli, in modo veritiero, è senza dubbio uno dei momenti più importanti. Il messaggio fondamentale da dare è che la mamma e il papà hanno bisogno di vivere separati perché non vanno più d’accordo ed è per questo motivo che hanno bisogno di due case diverse. È importante sottolineare che continueranno ad amarli come prima e che faranno di tutto per andare d’accordo come genitori; rassicurarli che l’amore di genitori per loro non cambierà mai; spiegare loro che potranno vedere e amare i genitori come sempre e che la separazione non interferisce sulla possibilità di volersi bene fra genitori né impedirà a mamma e papà di continuare a essere dei buoni genitori. È bene scegliere un luogo calmo e protetto da interferenze e interruzioni, sedendosi accanto a loro e mostrandosi affettuosi. Se farlo insieme o singolarmente dipende dai rapporti tra i genitori e dal grado di comunicazione tra loro. Ciò che conta è riuscire a garantire una comunicazione tranquilla, se non è possibile meglio farlo separatamente. Un altro consiglio è dare il giusto peso alle reazioni dei figli, le reazioni immediate dei figli possono essere varie e non necessariamente indicative del suo reale vissuto. Ad esempio, un bambino potrebbe apparire sereno solo perché si sforza di compiacere i genitori, ma in realtà fatica ad accettare la separazione; un altro bambino potrebbe esplodere in rabbia e pianti, reazione liberatoria a dimostrazione che si sente libero di esprimere i propri sentimenti e anche di elaborarli rapidamente. Davanti a una crisi di pianto non si deve cercare di tranquillizzarli con una versione edulcorata della realtà. I bambini non devono coltivare false speranze da cui rimarrebbero delusi. Bisogna essere chiari perché le decisioni di coppia non riguardano la relazione con i figli, in modo che i piccoli non si sentano i responsabili della separazione. Se l’amore tra marito e moglie può cambiare nel tempo, i figli devono sentirsi che l’affetto nei loro confronti non verrà mai a mancare. Un altro aspetto che consente di separarsi bene è quello di accordarsi sulla gestione dei figli. È quindi molto importante che i genitori, nell’interesse dei figli, cerchino di instaurare tra loro una buona comunicazione per essere uniti nella separazione, a partire dal trovare insieme un accordo su come e quando comunicare la notizia ai figli. Anche l’aspetto relativo alle decisioni che si prendono nei confronti del bambino è cruciale: si può distinguere, per semplificare, tra decisioni giornaliere o ordinarie e quelle di maggior interesse come istruzione, educazione e salute. Si può immaginare che per districarsi nella quotidianità ci vuole un buon livello di libertà decisionale, al fine di non rendere la gestione di tempo e spazi familiari una fatica immensa; mentre per avere un progetto educativo comune e condiviso, le scelte che hanno un impatto rilevante nello sviluppo psico-sociale dei figli devono essere prese insieme ed essere condivise.
Spesso la separazione porta con sé una dose, più o meno grande, di conflittualità. Come gestirla?
Per poter realizzare pratiche educative e relazionali che mettono al primo posto il benessere del bambino, non affaticando la sua crescita né limitando il suo “spazio mentale”, è fondamentale sospendere il conflitto davanti ai figli. Più ansia, litigi e incomprensioni sono presenti nel nucleo familiare, meno questo spazio cognitivo è libero e accessibile per la crescita. Bisogna sempre rendere evidente al figlio che esiste una fiducia tra i due genitori poiché entrambi lavorano per il suo bene, riuscendo a dividere il piano della coppia da quello genitoriale. Il rispetto e la lealtà nei confronti dei figli e delle loro esigenze deve continuare a essere una priorità anche dopo la separazione; se i genitori seguono il bene dei figli, e crescono in un ambiente affettivo accogliente e rispettoso, si automatizza un comportamento di rispetto anche verso l’altro genitore. Questo significa evitare di parlare male del coniuge davanti a figli o chiedergli di fare una scelta tra mamma e papà, due atteggiamenti molto comuni nelle separazioni conflittuali. I bambini devono sentirsi liberi di provare lo stesso amore per entrambi i genitori, nella certezza di non sentirsi abbandonati in una situazione di cambiamento importante. Ciò che fa soffrire i bambini non è la separazione dei genitori, ma il livello di conflittualità che questa porta con sé. Bisogna aiutarli ad affrontare il loro dolore per la perdita della coppia genitoriale stabile, spiegando chiaramente che non è colpa loro se papà e mamma si separano, che sono cose che succedono e la vita è fatta anche così. Ma che la si può affrontare. Diamo la possibilità ai figli di esprimere la loro sofferenza e aiutiamoli più con i fatti che con le parole. Dimostriamoci disponibili a parlare con loro ogni volta che lo richiederanno. Se parlano poco o non fanno domande o non reagiscono, non illudiamoci che chi tace acconsente. Prepariamoci dunque a rispondere ai loro eventuali perché in ogni momento e non sentiamoci sollevati se i figli non ci hanno posto domande. Solitamente quando figli non fanno domande non è perché non si pongono domande, ma succede più frequentemente perché percepiscono i genitori in difficoltà nel dare risposte.
Come fare, invece, per non stravolgere del tutto la quotidianità dei figli e attenuare il senso di distacco?
Per garantire ai figli la maggior stabilità possibile si consiglia di cercare di mantenere gli stessi ritmi e abitudini di prima, rimanendo entrambi presenti e attivi e creando dei momenti, anche se separatamente, da condividere con il bambino in modo creativo e costruttivo, preferibilmente su degli obiettivi condivisi. Il genitore che lascia la casa familiare, dovrebbe essere scrupolosamente presente nella vita del bambino anche con brevi telefonate soprattutto subito dopo la separazione. In generale, è importante che i genitori siano in grado di accogliere la fragilità dei bambini e rassicurarli della presenza di mamma e papà. Inoltre, anche in una nuova casa e nel momento della separazione lasciare al bambino i propri spazi per giocare, riposare e identificarsi lo aiuterà a comprendere che c’è posto per lui nella vita del genitore. Poiché il momento del distacco è molto difficile da affrontare per i bambini, è necessario tentare di renderlo naturale e vederlo come un cambiamento fisiologico dettato dallo stabilirsi di nuove abitudini. Sarebbe auspicabile che ci fosse una regolarità nel passaggio da un genitore all’altro, stabilita chiaramente e condivisa da entrambi i genitori, soprattutto nella fase iniziale dove i bambini sono più sensibili ai costanti cambiamenti. Si potrebbe creare un rituale che accompagni e faciliti il distacco emotivo dall’altro genitore, ad esempio un oggetto transizionale (un pupazzo, una maglietta, un oggetto importante per il bambino). Vista la delicatezza e la complessità di queste situazioni, chiedere una consulenza psicologica può essere d’aiuto ai genitori per affrontate con consapevolezza queste fasi nell’interesse dei bisogni dei figli e nel rispetto delle esigenze e possibilità dei singoli genitori.
a cura di Giulia Sammarco
con la collaborazione della dott.ssa Alice Giangiacomo
Psicologa e Psicoterapeuta dell’infanzia e adolescenza
Centro per l’Età Evolutiva di Bergamo