La fimosi è un restringimento del prepuzio, fisiologico nei primi anni di vita. Se però il problema persiste dopo i cinque anni, allora diventa necessario intervenire. Se non curato, infatti, può causare sintomi come dolore durante l’erezione e la minzione. Cosa fare allora? Ce lo spiega il dottor Francesco Saettini, pediatra.
Dottor Saettini, che cosa s’intende per fimosi?
L’estremità del pene, chiamata glande, è ricoperta dal prepuzio, il quale svolge il ruolo di proteggere il glande. Se, a causa di un restringimento, lo scorrimento del prepuzio sul glande risulta difficoltoso o mancato, si parla di fimosi.
Esistono tre gradi di fimosi.
> Lieve: sebbene il glande possa essere esposto in tutta la sua interezza vi è un restringimento a livello del glande/corpo del pene (solco balano-prepuziale). Il bambino quindi può avvertire dolore o fastidio quando si mette in atto la manovra di scopertura del glande, che risulta non agevole.
> Moderata: il meato uretrale (lo sbocco esterno dell’uretra dal quale esce l’urina) può essere esposto solo parzialmente. Ciò provoca difficoltà a mantenere un’adeguata igiene locale.
> Grave: non è possibile eseguire la manovra di scopertura del glande e il meato non è visibile. Infezioni locali o delle vie urinarie sono causate da una mancata igiene locale.
Quali sono le cause di questo restringimento?
Il restringimento del glande è normale nei primi anni di vita. Nei bambini più piccoli solitamente il prepuzio non scorre a sufficienza fino a scoprire interamente il glande. Questo fenomeno è fisiologico e presente nell’80% dei lattanti a sei mesi e nel 10% dei bambini a tre anni. Si può parlare di fimosi solo dopo i cinque anni, età in cui il numero di bambini che presentano difficoltà nello scoprire il glande scende a uno su 100. Nella quasi totalità dei casi la fimosi è provocata da un’infiammazione localizzata al glande e al prepuzio (balanopostite o balanite xerotica obliterante) o da traumi dovuti a manovre maldestre di stiramento del prepuzio.
Come si manifesta?
Nei bambini la fimosi è per lo più asintomatica. Gli adolescenti con fimosi grave presentano spesso difficoltà nell’urinare (disuria), dolore durante le erezioni e difficoltà nei rapporti sessuali. La balanopostite si manifesta con arrossamento locale, gonfiore e prurito.
Come e a che età si diagnostica?
Come detto, la diagnosi di fimosi può essere posta nei bambini con più di cinque anni di età. Se il pediatra, dopo aver attentamente raccolto la storia clinica (anamnesi) del bambino, non riuscirà a retrarre il prepuzio e a scoprire il glande si parlerà di fimosi grave. Nei casi lievi/moderati la retrazione sarà possibile, ma durante la manovra di scorrimento del prepuzio sul glande il pene assumerà il cosiddetto aspetto a “clessidra” o “strozzato”.
Come si può curare?
Iniziamo con il dire cosa non fare. Non è indicato “stirare” il prepuzio. Questa manovra, oltre a essere dolorosa, può peggiorare la fimosi a causa dei traumi provocati. Una normale e adeguata igiene dei genitali riduce la comparsa di infiammazioni, di aderenze e di fimosi. Il miglior farmaco per le forme lievi/moderate è il betametasone, da applicare localmente due volte al giorno per un mese. L’uso di questa crema cortisonica riduce l’infiammazione della cute del prepuzio, riportando la cute alla sua normale elasticità. Alla terapia con betametasone si associa lo stretching del prepuzio: lo scorrimento del prepuzio sul glande in maniera molto delicata aiuta a dilatare il prepuzio. I genitori possono eseguire questa manovra se adeguatamente addestrati da parte del medico o del personale sanitario. Sono invece assolutamente da evitare le manovre fai da te. Se il trattamento di un mese non risolve completamente il problema ma si dimostra comunque efficace, si può prolungare la terapia per un altro mese. Il monitoraggio del bambino continuerà nei mesi successivi per intervenire tempestivamente in caso di ricadute. Solo in caso di ricadute, mancata efficacia della terapia conservativa (cortisone) o frequenti episodi infettivi del glande, del prepuzio (balanopostiti) o delle vie urinarie può rendersi necessario l’intervento chirurgico.
A cura di Viola Compostella
con la collaborazione del dott. Francesco Saettini
Specialista in Pediatria
Presso CasaMedica Bergamo