Buone abitudini alimentari, fin dall’infanzia, sono fondamentali per garantire il corretto sviluppo psico-fisico dei nostri figli e porre le basi della loro salute presente ma soprattutto futura, quando saranno adulti. Per questo è importante che i genitori si impegnino a educarli a una sana e corretta alimentazione fin da piccoli, anzi piccolissimi. «Una ricerca (Skinner et al., 2002) ha mostrato che all’età di due anni i bambini hanno già sviluppato le loro preferenze in fatto di cibo e queste tendono a rimanere stabili fino all’età di sei anni. Questo significa che i bambini devono poter fare esperienza di una vasta gamma di sapori e consistenze, gradualmente, ma il prima possibile. Un altro studio (Gillian Greville-Harris, 2005) ha rilevato che i bambini che durante il primo anno di vita hanno avuto la possibilità di provare una gamma di sapori diversi, compresi quelli di frutta e verdura, successivamente manifestano una maggiore preferenza verso di essi» osserva la dottoressa Daniela Sonzogni, psicologa specializzanda in psicoterapia cognitivo comportamentale.
Dottoressa Sonzogni, spesso nonostante i tentativi dei genitori i bambini sembrano rifiutare nuovi alimenti. Cosa fare in questi casi?
Il primo passo è riflettere sulle strategie utilizzate finora e mettere a fuoco quello che non ha funzionato, per cercare nuove strategie più efficaci. Spesso infatti i genitori sentono la pressione di dover a tutti costi nutrire in modo salutare i figli, mentre i bambini possono sentire una pressione costante che non genera le modifiche desiderate, ma che in molti casi può produrre il rifiuto del cibo che viene offerto. Davanti ai rifiuti non ci si deve scoraggiare: l’accettazione di un nuovo cibo nei bambini più piccoli, infatti, si verifica solo dopo un’esposizione che va dalle cinque alle dieci volte. Questo significa che se vogliamo fare accettare a un bambino un nuovo alimento dobbiamo provare più volte e queste esposizioni devono avvenire per almeno dieci volte, con una frequenza settimanale di una o due volte in forme e associazioni sempre diverse. Con i bambini più grandi, invece, è necessario tenere in considerazione il fatto che l’educazione alimentare è il risultato di molteplici fattori come ad esempio l’esposizione al cibo, le abitudini apprese, l’imitazione dei coetanei, la capacità di controllare i propri stati emotivi senza fare ricorso al cibo. Prima di rimproverarli quindi chiedetevi quale esempio siete capaci di dargli. Siete ambivalenti rispetto al cibo? Il bambino non mangia una categoria di cibo che anche noi genitori non mangiamo mai? L’educazione alimentare passa anche e soprattutto attraverso l’imitazione delle abitudini alimentari dei genitori.
Uno dei cibi che si fa più difficoltà a far a accettare sono le verdure. Quali strategie si possono seguire per renderle più gradite?
Spesso, per far mangiare le verdure ai propri figli, vengono messe in atto delle ricette o piatti in cui le verdure sono camuffate o nascoste in modo tale che i bambini non se ne accorgono. Nascondere il cibo non gradito convince i genitori che il bambino ha mangiato ciò che è “giusto”, permette di sentirsi meglio con noi stessi rispetto al fatto che nostro figlio ha mangiato sano. Ma ne vale davvero la pena? Se vogliamo educare i bambini, dobbiamo fare in modo che siano consapevoli di quello che mangiano, ne apprezzino il sapore e possano scegliere in modo libero anche tra due verdure diverse. Nascondere il cibo o camuffarlo non modificherà l’atteggiamento dei più piccoli verso le verdure. Un altro errore frequente è adottare comportamenti di costrizione a tavola: maggiori sono le forzature (“devi mangiare questo”) e la ripetizione continua di un cibo rifiutato dal bambino (“se non lo mangi oggi, lo avrai domani”) minore è la possibilità che il bambino assaggi quel cibo. Allo stesso modo, anche minacce come “mangia le verdure o non avrai il dolce” sarebbero da evitare. Questo approccio nasconde l’idea radicata che i bambini naturalmente sono avversi alle verdure, cosa non necessariamente vera. Se non ci convinciamo prima noi del contrario, il rischio è di stabilire un’associazione negativa che nella mente del bambino si traduce in “mi premieranno (dolce) se farò lo sforzo di mangiare una cosa cattiva ma salutare (verdure)”. È possibile, invece, facilitare l’introduzione di frutta e verdura nelle abitudini quotidiane dei figli in modo efficace con la pazienza e con un atteggiamento disponibile, incoraggiando il comportamento esplorativo dei bambini e favorendo la possibilità di fare esperienza di cibi sconosciuti in modo autonomo e senza particolari addestramenti, un po’ come se fosse un gioco.
E come si può fare?
Ad esempio coinvolgendo i bambini nella preparazione dei pasti, compatibilmente con le loro abilità manuali, supervisionando discretamente le loro attività. Un buon modo di incoraggiare abitudini alimentari sane nei bambini, poi, è cercare di mangiare insieme tutte le volte che si riesce. Anche quando non si riesce per incompatibilità di orario è bene sedersi a tavola con loro, bevendo qualcosa e chiacchierando. Tutto questo può generare momenti di serena condivisione durante i quali si creano legami stretti, si condividono emozioni e si possono instaurare buone e nuove abitudini, anche alimentari.
A cura di Elena Buonanno
con la collaborazione della dott.ssa Daniela Sonzogni
Psicologa
Centro per l’Età Evolutiva di Bergamo