Il progetto di OPI Bergamo per il sostegno psicologico agli infermieri in prima linea durante la pandemia
«L’esperienza di vivere una situazione di distruzione, di perdita di familiari e l’essere esposti a scene terrificanti, com’ è successo durante la pandemia da Covid 19 di cui Bergamo nella prima ondata è stata l’epicentro, costituisce un fattore di rischio grave per la salute mentale di adulti e bambini. Non solo. Il trauma causato da disastri collettivi può interferire con le funzioni sociali, cognitive ed emotive. Questo è stato particolarmente impattante per gli operatori sanitari che, in prima linea, hanno affrontato “il nemico invisibile e sconosciuto” spesso senza adeguati mezzi e opportuna preparazione per la protezione di sé, sia sul piano fisico sia su quello emotivo». Chi parla è Stefania Mondini, consigliere OPI (l’Ordine delle Professioni Infermieristiche) Bergamo. L’abbiamo incontrata per conoscere meglio il progetto con il quale OPI, a partire da aprile 2020, ha messo a disposizione degli infermieri bergamaschi un pronto intervento psicologico per affrontare ed elaborare il trauma vissuto.

Infermieri a rischio per disturbo traumatico da stress
Le persone che lavorano quotidianamente a contatto con sofferenze acute, nonostante tendano a sviluppare un’alta soglia di tolleranza agli eventi traumatici, possono manifestare disturbi psicopatologici a breve o lungo termine a seguito della traumatizzazione vicaria. «Per questi motivi gli infermieri sono da considerarsi, secondo la classificazione di Taylor-Frazer del 1981, vittime di primo, secondo terzo e quarto tipo, con un altissimo rischio di sviluppare un disturbo post traumatico da stress (PTSD) proprio perché esposti a una stimolazione ed esposizione cumulativa» osserva Mondini.

EMDR e lavoro in gruppo
Il progetto è stato realizzato grazie a una raccolta fondi organizzata dall’OPI di Bergamo nel periodo emergenziale pandemico. «La finalità era duplice: da un lato rispondere alla carenza di DPI del territorio, particolarmente deficitario di dispositivi di protezione nel periodo marzo-aprile, dall’altro favorire la realizzazione del progetto di elaborazione del trauma» continua Valentina Gritti, tesoriere OPI Bergamo. Un primo intervento, svolto telefonicamente con 38 infermieri del territorio, ha evidenziato vissuti e risvolti emotivi complessi riconducibili a situazioni di stress acuto con l’evidenza di sintomi di PTSD. «A seguito dei dati raccolti l’OPI Bergamo ha sostenuto un progetto di elaborazione del trauma che ha coinvolto 40 infermieri suddivisi in 6 gruppi, nell’arco temporale di 7 mesi (settembre 2020-marzo 2021). In quest’ottica, il lavoro in piccoli gruppi appare essere il mezzo più adeguato a fornire l’aiuto psicologico tramite metodologia “Eye Movement Desensitization and Reprocessing” (EMDR) che rappresenta, ad oggi, lo strumento principale all’interno delle linee guida OMS per il trattamento del Disturbo Post-Traumatico da Stress. L’obiettivo della terapia EMDR è quello di riattivare il processo di “autoguarigione” e desensibilizzare i ricordi disturbanti connessi all’esperienza traumatica. In particolar modo, l’obiettivo principale del progetto è quello di sostenere gli infermieri al fine di sviluppare la capacità di reggere il peso emotivo e proteggere dal trauma psichico». Gli incontri in totale sono stati sei, quattro settimanali, il quinto dopo quindici giorni e il sesto a distanza di circa un mese.

Il progetto ha rilevato una significativa riduzione dei livelli di ansia e stress, l’acquisizione di una maggior consapevolezza di sé e di strumenti per elaborare e vivere al meglio la propria vita professionale e personale

I risultati: un significativo abbassamento del disagio soggettivo
Uno degli strumenti di valutazione del percorso svolto è stato il “termometro delle emozioni” somministrato a ciascun partecipante all’inizio e alla fine del percorso. «È stata così raccolta la valutazione soggettiva, su una scala Likert da 0 a 10 dei livelli di Stress, Ansia, Umore depresso, Rabbia, Disturbo del sonno e Bisogno di aiuto. L’analisi comparativa tra i livelli di disagio emersi nel primo incontro e quelli rilevati alla fine del percorso evidenziano un notevole beneficio del lavoro svolto e un significativo abbassamento del disagio soggettivo percepito per ciascun item (capacità di lasciarsi andare, consapevolezza del gruppo come risorsa, cura del sé, gestione dell’ansia e dello stress, capacità di comunicare anche cose difficili…) dato che appare in linea anche con gli altri test di valutazione e con il riscontro nelle domande qualitative. Il termometro ha consentito ai partecipanti di visualizzare la gradualità dei propri stati emotivi e quindi una maggiore consapevolezza “dell’alta temperatura” e della sua disfunzionalità. Il lavoro di supporto ha permesso un ritorno a temperature accettabili per poter gestire la difficile situazione e cogliere delle opportunità di cambiamento» spiega il consigliere. «È stato un lavoro profondamente trasformativo per i partecipanti che sono stati condotti attraverso due percorsi centrali: l’elaborazione del trauma e l’instillazione/potenziamento delle risorse per rilanciare in maniera più consapevole il loro essere ed esserci all’interno della quotidianità. La gestione dei pensieri e delle emozioni è stato un processo che ha permesso al singolo, all’interno del gruppo e sostenuto da esso, di rielaborare quanto accaduto per poter tornare a interagire con l’ambiente lavorativo in maniera attiva e propositiva».

L’importanza del sostegno nel tempo
A distanza di circa 8 mesi dalla fine per percorso, OPI Bergamo ha voluto organizzare un incontro conclusivo con i partecipanti del progetto, con lo scopo di condividere esperienze, riflessioni ed emozioni scaturite dall’elaborazione delle esperienze traumatiche a distanza di tempo e quali vantaggi ne sono derivati nell’ambito lavorativo e personale. 

 a cura DI viola compostella