Da gennaio del 2022 è stato rilevato un numero eccezionalmente elevato di casi epatite acuta grave in età pediatrica nel Regno Unito, seguìto da diversi casi anche in Italia e nel resto d’Europa. E inevitabilmente, anche considerata l’esperienza con l’infezione da Covid 19, è subito scattato l’allarme. «Questa epatite, che colpisce i bambini sotto il 16 anni, ha suscitato preoccupazione perché presenta alcune caratteristiche peculiari: innanzitutto non ha una causa riconosciuta. Inoltre ha tendenza a evolvere rapidamente verso una grave disfunzione d’organo che nel 10% dei casi è stata così rilevante da ricorrere a un trapianto di fegato in urgenza» sottolinea il dottor Matteo Pedrali, pediatra.

Dottor Pedrali, quali sono le ipotesi sulla causa di questa infezione?

Sono stati fatti finora numerosi tentativi per identificare la causa tra quelle note di epatite acuta e, in particolare, quelle causate da virus epatotropi cosiddetti maggiori (i virus dell’epatite, dalla A fino alla E) o da sostanze tossiche o meccanismi autoimmuni. Ancora oggi, però, non se ne conosce l’origine e rimane un’infezione a eziologia sconosciuta. Le indagini microbiologiche condotte nel Regno Unito hanno escluso virus dell’epatite A, B, C, D ed E in tutti i casi. Tuttavia le autorità sanitarie del Regno Unito e internazionali hanno ipotizzato che la causa più probabile sia di tipo infettivo e che, in particolare, sia probabilmente coinvolta l’infezione da Adenovirus: si tratta di una famiglia di virus a DNA diffusi a livello globale, in particolare nei bambini, che causano diversi tipi di infezioni, provocando solitamente una malattia lieve, con sintomi simili al raffreddore, vomito e diarrea. Il ruolo giocato dagli Adenovirus nell’eziologia di queste forme di epatite acuta non è però confermato in via definitiva. Bisogna infatti ricordare che gli Adenovirus non causano generalmente l’epatite, complicazione rara e nota in genere tra gli individui immunocompromessi. Le ipotesi al momento quindi potrebbero essere: la circolazione di una nuova variante che causa epatite grave nei bambini; oppure una variante già normalmente in circolazione che sta colpendo i bimbi più piccoli immunologicamente non protetti in seguito a una minore circolazione di questo tipo di virus durante la pandemia di COVID-19: in particolare, secondo l’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), il ceppo di adenovirus F41 sembra la causa più probabile.

Come si manifesta?

La presentazione clinica dei casi identificati nel Regno Unito corrisponde a una grave epatite acuta, con livelli alti di enzimi epatici (aspartato aminotransferasi - AST o alanina aminotransferasi - ALT maggiori di 500 IU/L) e sintomi come ittero, diarrea, vomito e dolore addominale.

In che modo avviene il contagio?

Il contatto ravvicinato con una persona infetta dovrebbe essere considerato la via più probabile di esposizione, in particolare per via oro-fecale, soprattutto nei bambini piccoli.

Cosa si può fare per prevenire la malattia?

Fino a quando non si saprà di più, le pratiche generali di prevenzione e controllo, nei confronti dell’adenovirus e di altre infezioni, includono:
> eseguire una frequente igiene delle mani, utilizzando acqua e sapone o un gel per le mani a base di alcol;
> evitare gli spazi affollati e mantenere le distanze;
> garantire una buona ventilazione all’interno degli ambienti chiusi;
> indossare una mascherina ben aderente che copra bocca e naso quando consigliato;
> coprire bocca e naso in caso di tosse e starnuti;
> utilizzare acqua potabile per bere;
> seguire pratiche di manipolazione e cottura sicure degli alimenti;
> pulire regolarmente le superfici che si toccano frequentemente con le mani;
> restare a casa in caso di malessere e consultare un medico. 

La situazione in Italia
Tra i 17 casi italiani riportati al 14 giugno 2022 e testati per Adenovirus, 8 (47,1%) sono risultati positivi. Tra i 12 casi testati con tampone antigenico o molecolare per SARS-CoV-2, 2 (16,7%) sono risultati positivi, uno solo ha avuto un decorso più severo che ha richiesto il trapianto (dati Società Italiana di Pediatria -Sip).

A cura di Viola Compostella
con la collaborazione del Dott. Matteo Pedrali
Specialista in Pediatria
Centro Medicina Complementare Bergamo - Albano S. Alessandro