È una delle patologie più frequenti dell’apparato riproduttivo maschile (riguarda circa il 15% degli uomini). Si manifesta normalmente nell’età della maturazione sessuale, tra gli 11 e i 16 anni, ma spesso viene diagnosticato solo in età adulta quando si è alla ricerca di un figlio che non arriva. Parliamo del varicocele, problema che una volta, ai tempi del servizio di leva obbligatorio, veniva in molti casi scoperto durante la visita medica militare. Come individuarlo per tempo allora? Lo abbiamo chiesto al dottor Oreste Risi, urologo.

Dottor Risi, che cosa è il varicocele?

Il varicocele è un’anomala dilatazione delle vene contenute nella borsa scrotale (il sacco che contiene i testicoli), che raccolgono il sangue proveniente dal testicolo. Questo reflusso patologico di sangue determina un aumento della pressione nelle vene del funicolo spermatico e un incremento della temperatura nella borsa scrotale con scarsa ossigenazione dei tessuti. Una temperatura di poco inferiore a quella interna è fondamentale per il buon funzionamento dei testicoli: per questo si trovano in una sacca esterna all’addome (scroto). In caso invece, come succede nel varicocele, la temperatura aumenti si può andare incontro a un’alterazione della formazione e dello sviluppo degli spermatozoi, ma anche in alcuni casi della produzione di ormoni androgeni.

Ma colpisce indifferentemente i due testicoli?

A causa di una particolare situazione anatomica, si manifesta prevalentemente a sinistra. Il reflusso, infatti, si verifica in particolare dalla vena renale sinistra al testicolo.

Quali sono le cause di questo problema?

Le cause possono essere molteplici, ma principalmente è dovuto a:
> un’insufficiente tenuta dei sistemi valvolari venosi, dovuta a una congenita debolezza delle pareti delle vene;
> un’incontinenza delle valvole delle vene, che con il tempo può causare reflusso di sangue.

Con quali sintomi si manifesta?

La maggior parte delle volte il varicocele è asintomatico ed è quindi necessaria una visita medica per diagnosticarlo. In altri casi si possono avvertire diversi sintomi:
> dolore sordo al testicolo interessato;
> senso di pesantezza o fastidio a livello dello scroto soprattutto in posizione ortostatica (in piedi) o dopo essere stato seduto per molto tempo;
> vene dilatate a livello del testicolo che possono risultare palpabili e visibili (questo succede quando il varicocele è di grado elevato);
> testicolo più piccolo e più in basso rispetto al controlaterale;
> anomalie seminali (in alcuni casi il varicocele può essere responsabile di ridotta fertilità maschile).

La correlazione tra varicocele e infertilità resta comunque un argomento controverso in quanto pazienti affetti da varicocele spesso non presentano infertilità. Inoltre la correzione del varicocele non sempre corrisponde a un miglioramento della qualità degli spermatozoi.

Come si diagnostica?

La diagnosi è essenzialmente clinica, ossia basata sulla visita medica ambulatoriale. Il medico esaminerà lo scroto sia in posizione supina sia in piedi, chiedendo di tossire o di aumentare la pressione intraaddominale proprio per evidenziare la dilatazione venosa. Lo specialista potrà richiedere un ecocolordoppler testicolare per individuare forme subcliniche (cioè non ancora sintomatiche), che solo raramente richiedono una correzione chirurgica, e uno spermiogramma per valutare la fertilità del paziente.

Ma è possibile prevenirlo?

Non esistono strategie di prevenzione primaria per cui l’unico strumento di prevenzione possibile è la visita andrologica in età puberale in modo da riconoscere precocemente il varicocele e prevenire un’eventuale compromissione della fertilità.

È possibile curarlo?

In caso di varicocele sintomatico le opzioni chirurgiche di trattamento sono diverse e prevedono approcci chirurgici/microchirurgici, laparoscopici o con tecniche mininvasive radiologiche endovascolari. La scelta del tipo di intervento è basata sulle caratteristiche cliniche del singolo paziente, ma attualmente spesso ricade su tecniche microchirurgiche o radiologiche, come la scleroembolizzazione retrograda, che permettono di ridurre le complicanze e i tempi di recupero assicurando bassi tassi di recidiva del varicocele.

 

a cura di Elena Buonanno
con la collaborazione del dott. Oreste Risi