La placenta è un organo che si sviluppa nel corpo della futura mamma unicamente durante la gravidanza e che serve a nutrire il bambino. Ci sono dei casi, però, in cui si posiziona “troppo in basso”, diventando un ostacolo al parto: si parla quindi di placenta previa. Cosa si può fare in questa situazione? Ce lo spiegano la dottoressa Maria Mauro, specialista in ostetricia e ginecologia, e la dottoressa Monica Vitali, ostetrica e osteopata.

Quali elementi possono favorire lo sviluppo di placenta previa?

I principali fattori di rischio sono un precedente taglio cesareo, essere state sottoposte a interventi chirurgici a livello uterino, un’età della madre non più giovane, parti precedenti, anomalie anatomiche dell’utero e fumo.

Una placenta bassa è sempre pericolosa?

Una placenta più bassa del normale può risalire in modo spontaneo con la crescita dell’utero, senza interferire con il decorso del parto. In generale solo una donna su 10 che hanno una placenta bassa nelle prime fasi della gravidanza arriverà ad avere una placenta previa al termine della stessa. Quando però la placenta rimane bassa (a livello dell’orifizio uterino interno), c’è il rischio che si distacchi al momento del parto, durante il quale il canale cervicale va incontro a una serie di modifiche, accorciandosi e dilatandosi.

Come si riconosce?

La diagnosi è ormai basata sull’ecografia pelvica transvaginale e avviene spesso a 20 settimane durante l’ecografia morfologica.

Come si deve comportare una futura mamma con placenta previa?

Se la placenta previa rimane stabile e non dà sintomi, la situazione può essere monitorata con delle semplici ecografie. Se invece si manifestano contrazioni e perdite di sangue, spesso la donna viene ricoverata e si valuta come organizzare il parto. Nella maggior parte dei casi la soluzione più sicura in caso di placenta previa è rappresentata da un parto cesareo, ma la scelta dipende da tanti fattori, in primis dalla distanza tra la placenta bassa e l’orifizio uterino interno:

> se la distanza è maggiore di 2 cm è possibile che la donna partorisca per via naturale (eventualmente programmando la data per prevenire l’insorgenza di emorragia);
> se la distanza è inferiore a 1 cm si ritiene necessario eseguire un taglio cesareo;
> nei casi intermedi non è ancora chiaro al giorno d’oggi quale sia la soluzione ottimale.

Quali altri fattori possono incidere sulla scelta di effettuare un parto cesareo?

Si può fare riferimento all’epoca gestazionale, all’anamnesi (ovvero la storia della persona) ostetrica e alla valutazione del liquido amniotico. Ma oltre alle modalità del parto è molto importante valutare anche il timing del parto (in anticipo rispetto al termine dei nove mesi) mettendo sulla bilancia i rischi e i benefici di una nascita prematura e di una emorragia, che può diventare più probabile all’aumentare delle settimane di gravidanza.

Quali altri accorgimenti deve seguire la futura mamma in caso di placenta previa?

È importante che la futura mamma segua una dieta equilibrata ricca di ferro per ridurre il rischio di anemia.

La futura mamma deve preoccuparsi?

È giusto informarsi sui rischi della gravidanza, ma è altrettanto importante dare la giusta attenzione alle emozioni e alle sensazioni. Una gravidanza serena è importante sia per la mamma che per il bambino, perché i bambini già nella pancia sentono e vivono le emozioni. Quanto più sono positivi i pensieri della mamma tanto maggiore sarà la forza trasmessa per vivere al meglio questo momento unico e speciale. 

a cura di Giulia Sammarco
con la collaborazione della dott.ssa Monica Vitali
Ostetrica - Osteopata Consulente Sessuale Centro Italiano Pavimento Pelvico
e della dott.ssa Maria Mauro
Specialista in Ostetricia e Ginecologia Centro Italiano Pavimento Pelvico