Le vacanze scolastiche estive rappresentano per i bambini un lungo periodo di riposo, divertimento e gioco all’aperto che implica un importante cambiamento nella loro routine quotidiana. Durante il periodo scolastico, infatti, le giornate ruotano tipicamente intorno alla scuola, allo sport e a brevi momenti di svago, spesso alternati allo svolgimento dei compiti a casa, tutte attività intrecciate tra loro e ben organizzate. «Proprio la routine conferisce un senso di sicurezza e tranquillità, soprattutto per i più piccoli, ai quali permette di comprendere il mondo, in modo semplice, interiorizzando ciò che viene prima e ciò che viene dopo» sottolinea la dottoressa Giulietta Parolo, psicopedagogista. Vediamo con l’aiuto dell’esperta come organizzare al meglio le giornate estive, compreso il fatidico momento dei compiti.

Dottoressa Parolo, come è possibile ricreare una routine anche in vacanza?

Il periodo estivo porta con sé uno stravolgimento del programma giornaliero di molte famiglie: parlare di flessibilità piuttosto che di cambiamento potrebbe essere un buon punto di partenza. Proprio come durante il resto dell’anno, anche in estate è bene mantenere un’organizzazione della giornata che possa accompagnare e guidare il bambino. Questo può essere fatto mettendo in primo piano la sequenzialità e l’ordine delle azioni piuttosto che l’orario di svolgimento, tenendo in considerazione che il bambino ha dei tempi di svolgimento delle attività diverse dall’adulto. Il momento dei compiti ad esempio verrà inserito all’interno del programma giornaliero proprio come le altre attività. Sarebbe molto coinvolgente e motivante costruire questo piano insieme al bambino chiedendo a lui di provare a organizzare la propria giornata.

All’interno di questa organizzazione non può mancare il momento dei compiti…

Il tempo dedicato ai compiti spesso diviene causa di tensione tra genitori e figli: è importante considerare che non c’è un tempo stabilito, determinato e inflessibile per il loro svolgimento nonostante siano da considerare un’attività programmata. I compiti estivi possono essere definiti “a lungo termine”: ciò comporta una maggiore possibilità di autogestione e flessibilità. Il consiglio è quello di programmarli in maniera condivisa, dedicando anche brevi momenti lungo la giornata. È proprio grazie alle caratteristiche dei compiti estivi che i bambini hanno la possibilità e l’occasione di sviluppare l’autonomia nella gestione del tempo, delle pause e dell’eventuale coinvolgimento dell’adulto in caso di bisogno oppure di scegliere un compagno o un amico per svolgere attività in gruppo. Anche il luogo in cui scrivere un tema o risolvere un problema non è prefissato: sarà il bambino, insieme a mamma e papà, a considerare lo spazio più adatto, che sia esso interno o esterno all’abitazione. Un ultimo ma non meno importante aspetto è quello legato alla strumentalizzazione dei compiti: purtroppo accade che vengano utilizzati come strumento punitivo per i bambini svuotandosi e slegandosi completamente dal significato ad essi attribuito.

I compiti dovrebbero essere integrati con altre attività del bambino in modo che non costituiscano limitazioni per le attività stesse e gli impegni della giornata ed essere slegati dai concetti di ripetizione e rapidità

Ma qual è il vero significato dei compiti?

Gli obiettivi legati ai compiti estivi sono gli stessi di quelli che caratterizzano i compiti assegnati durante l’anno. Spesso si ritiene che il compito costituisca un esercizio mirato al potenziamento, al “diventare più bravo” a scrivere, a leggere, a far di conto e nel più breve tempo possibile. In realtà non tutte le abilità hanno bisogno della semplice ripetizione attraverso esercizi meccanici e non tutti i compiti svolti nei tempi stabiliti danno la certezza che il bambino abbia compreso e appreso quanto proposto. L’idea del compito a casa si dovrebbe associare al concetto di integrazione: un esercizio di matematica, un tema di italiano, un argomento di studio possono essere svolti e affrontati autonomamente nell’ottica di un’occasione che possa far prendere confidenza ai bambini con le procedure e gli argomenti svolti in classe. Inoltre, un valore aggiunto del compito a casa è quello di concedere al bambino lo spazio e il tempo necessari alla rielaborazione di quanto l’insegnante ha proposto durante la lezione.

Quale deve essere il ruolo dei genitori rispetto ai compiti?

Molto spesso si associa al genitore il compito di controllore e correttore del lavoro svolto dai bambini. In realtà l’adulto dovrebbe essere perlopiù guida e sostegno alla motivazione del bambino. Mostrare partecipazione, coinvolgimento e interesse porta con sé serenità e divertimento anche durante un’attività come lo svolgimento dei compiti. Una buona abitudine è ricompensare il bambino per quanto svolto: un riconoscimento verbale, ad esempio, potrebbe sicuramente offrire quel rinforzo positivo di cui ognuno di noi ha bisogno dopo aver eseguito un compito.

A cura dui Sara Carrara
con la collaborazione della dott.ssa Giulietta Parolo
Psicopedagogista DSA Homework Tutor
Centro L’Alveare, Zogno (BG)