La natura umana ha fatto sì che il sistema ormonale materno abbia reso automatico e spontaneo l’allattamento. Ma cosa succede nei casi in cui la neo-mamma non può o non vuole allattare? Ne parliamo col dottor Claudio Crescini, ginecologo.

Dottor Crescini, perché l’allattamento è così importante?

Numerosi studi e ricerche scientifiche hanno dimostrato che il latte materno, grazie agli anticorpi della neo-mamma di cui è ricco, protegge il neonato - che non ha ancora completato lo sviluppo del proprio sistema immunitario - da molte malattie, oltre ad avere effetti benefici a lunga distanza, riducendo il rischio di diabete, obesità e malattie cardiovascolari nell’adulto. Inoltre l’allattamento favorisce lo sviluppo cognitivo del bambino e riduce il rischio di cancro al seno alla mamma. Per questo è fondamentale che la mamma venga ben informata durante il periodo di gestazione sui benefici dell’allattamento e sui piccoli accorgimenti necessari per evitare difficoltà e ostacoli, senza però colpevolizzarla se non può o non vuole allattare.

Quali sono le principali difficoltà che possono portare la neo-mamma ad abbandonare l’allattamento?

Seppur si ritenga che allattare sia semplice e spontaneo, soprattutto se è la prima volta ci possono essere delle incertezze sulla posizione da far tenere al bimbo e su come attaccarlo al capezzolo, perciò si possono commettere errori che possono scoraggiare la madre e incentivare, di tutta risposta, il ricorso alla formula. È fondamentale imparare subito ad allattare in modo corretto, grazie al supporto del personale qualificato delle strutture sanitarie, soprattutto per evitare il dolore al seno o il fastidio che può manifestarsi nei primi giorni se la posi-
zione della mamma è scomoda e l’attacco del bimbo non è fatto in modo adeguato. È raro che una mamma non produca sufficiente latte per il proprio bimbo: la mancanza di latte (agalattia) o la sua insufficiente produzione (ipogalattia) sono condizioni che interessano meno del 10% delle puerpere pertanto se si ha l’impressione di produrre poco latte è possibile che debba essere rimodulata la propria “tecnica” di allattamento, la frequenza delle poppate e il tempo a esse dedicato. Bisogna comunque prestare attenzione a non dare al bimbo liquidi zuccherati o sostanze diverse dal latte materno perché possono compromettere l’allattamento al seno, disincentivando il bimbo dalla suzione dal capezzolo.

Ci sono altre difficoltà?

Ulteriori problematiche possono essere le ragadi, piccoli taglietti del capezzolo dolorosi e sanguinanti causati spesso da una scorretta posizione, da un attacco errato del bimbo o da un eccesso di lavaggi o di applicazioni di sostanze detergenti che danneggiano il film protettivo prodotto dalle ghiandole dell’areola mammaria: se il problema stenta a risolversi è opportuno lasciare libero il capezzolo e applicare una pomata alla lanolina. L’ingorgo mammario, invece, è causato da un insufficiente svuotamento del seno per cui il latte si accumula nella mammella causando tensione, gonfiore, dolore e talvolta anche febbre. Può avvenire sia durante la montata lattea sia durante l’allattamento. La cosa migliore da fare è attaccare subito il bimbo al seno in modo corretto, allungare la durata delle poppate e renderle più frequenti, grazie all’utilizzo di un tiralatte o, meglio ancora, il “metodo della bottiglia calda”.
Più raramente, tra il 10° e il 14° giorno dal parto, può insorgere un’infezione della mammella causata da un germe, lo stafilococco aureo, che entrando dal capezzolo trova nel latte un terreno di coltura perfetto e può provocare la formazione di un ascesso. Per prevenire questa condizione, nota come mastite batterica, è necessaria un’accurata igiene personale che consiste in una doccia giornaliera, un frequente lavaggio delle mani prima di ogni poppata e una cura del capezzolo con acqua, ma senza sostanze tensioattive o profumate. In caso di infezione si opta per una terapia antibiotica e talvolta può essere necessario un intervento chirurgico di incisione e drenaggio dell’ascesso. In ogni caso è fondamentale, quando insorgono problemi durante l’allattamento, rivolgersi subito a un’ostetrica di fiducia, al Pronto Soccorso o alla sala parto dell’ospedale in cui si è partorito. Solo così si potranno avere i consigli o una visita per risolvere il problema e non abbandonare inutilmente l’allattamento.

Cosa contiene il latte in formula
La maggior parte del latte in formula per neonati contiene una fonte di proteine (di solito del latte vaccino oppure proteine di soia o diverse proteine idrolizzate), lattosio, una combinazione di oli vegetali, sali minerali e vitamine. Nonostante i tentativi per rendere sempre più simile il latte in formula al latte materno, ci sono dei limiti soprattutto per quanto riguarda le componenti bioattive: i neonati allattati al seno e quelli allattati con formula hanno un diverso stato nutrizionale e differenze nel microbiota intestinale, ovvero quella popolazione batterica che colonizza l’intestino e con cui noi conviviamo per tutta la vita che contribuisce, tra le altre numerose azioni, anche allo sviluppo del sistema immunitario

E se si hanno le protesi mammarie?

Gli interventi chirurgici di ampliamento o rimodellamento del seno con l’introduzione di una protesi non provocano danni ai dotti galattofori (i piccoli canali che portano il latte dalle ghiandole dove viene prodotto fino al capezzolo da cui fuoriesce), perciò non impediscono né ostacolano l’allattamento. La mastoplastica riduttiva (riduzione del volume delle mammelle), invece, può causare un danno ai dotti galattofori con impossibilità ad allattare.

Si può allattare dopo essere state operate per un tumore al seno? Gli esami diagnostici di routine possono interferire con l’allattamento?

Si può allattare dopo essere state operate per un tumore al seno perché la mammella non operata - quindi sana - produce latte ed è possibile attaccare a questa il bimbo. Per quanto riguarda gli esami diagnostici, si predilige l’ecografia mammaria che, rispetto alla mammografia, è una procedura meno invasiva.

L’allattamento danneggia l’aspetto estetico del seno?

Si sente spesso dire che l’allattamento danneggia il seno svuotandolo e facendogli perdere rotondità e sostegno. In realtà i
fattori più importanti che modificano l’aspetto estetico delle mammelle sono la gravidanza stessa con i suoi cambiamenti ormonali e l’ingrossamento del seno e l’eccessivo aumento di peso. Quindi l’allattamento ha un ruolo molto marginale, se non nullo. Per evitare o ridurre questi cambiamenti estetici è bene non aumentare troppo di peso in gravidanza e soprattutto rinforzare i muscoli pettorali con esercizi di ginnastica. 

A cura di Ivana Galessi
con la collaborazione del Dott. Claudio Crescini
Specialista in Ostetricia e Ginecologia
Adjunct professor Humanitas University Milano 
Consulente ostetrico-ginecologo ASST BG Est