Correre per ripulire il mondo: la nuova attività sportiva eco-friendly diventa sempre più popolare. Scopriamo insieme perché.

hi non ha sentito parlare del plogging? Negli ultimi anni abbiamo scoperto che esiste un’attività sportiva che fa bene al corpo, alla salute e al benessere mentale di chi la pratica, ma anche alla natura e all’ambiente. Il plogging è l’ultima tendenza nel mondo del fitness che consiste nel correre (o camminare) nella natura o in città raccogliendo i rifiuti che si trovano lungo il percorso.

Da dove nasce l’idea?

Il plogging nasce nel 2016 da un’idea del giovane atleta svedese Erik Ahlström, infatti la parola nasce dall’unione del termine inglese jogging con il termine svedese plocka upp, letteralmente “raccogliere”. Ogni giorno Erik si recava al lavoro in bicicletta e, nel tragitto, notava quanti rifiuti si trovavano sparsi in giro per la città, constatando che i detriti abbandonati rimanevano nella stessa posizione per giorni, settimane o addirittura mesi. Ha iniziato così a raccoglierli e a smaltirli quotidianamente, coinvolgendo prima i suoi amici più stretti, poi allargando l’invito a chiunque volesse partecipare a queste “sessioni” di plogging. Così, sempre nel 2016 e sempre a Stoccolma, è stata organizzata la prima “Plogga”, una sessione di plogging collettiva a cui era possibile partecipare correndo, camminando, ma anche utilizzando lo skate, la bicicletta o addirittura nuotando. Da allora le sessioni di plogging sono state organizzate regolarmente coinvolgendo sempre più persone: inizialmente si trattava di piccoli gruppi di 5/6 persone, successivamente però le persone incuriosite dall’attività sono diventate sempre di più e i gruppi attivi si sono allargati, arrivando a coinvolgere diverse decine di persone ciascuno. Chi pratica questa disciplina, quindi, parte per la sua quotidiana sessione di corsa o camminata munito di guanti in lattice e sacchi e, durante il percorso, raccoglie tutti i rifiuti che trova sul suo percorso beneficiando non solo se stesso, ma l’intera collettività!

L’etimologia del termine
La parola plogging nasce dalla fusione di due termini anglosassoni: lo svedese plocka upp (raccogliere da terra) e l’inglese jogging

Che fine fanno i rifiuti raccolti?

In generale, tutti i rifiuti vengono suddivisi e, quando possibile, destinati al riciclo. Quando si tratta di oggetti non riciclabili, vengono comunque rimossi da strade e sentieri e smaltiti correttamente in discariche o termovalorizzatori o come rifiuti speciali. In ogni caso, la priorità è quella di ripulire le zone naturali dai detriti e dalla spazzatura.

Quali sono i benefici per la salute?

Il plogging è uno sport a tutti gli effetti e come tale fa bene al fisico. È stato dimostrato, infatti, che questa disciplina può bruciare anche più calorie rispetto a una corsa normale poiché i plogger, spesso, incorporano alcuni movimenti in più rispetto alla corsa normale - basti pensare agli affondi o agli squat che si praticano quando ci si abbassa per raccogliere i rifiuti e che possono apportare benefici simili agli esercizi consigliati per rinforzare glutei e quadricipiti - e rafforzano la muscolatura delle braccia per trattenere la spazzatura. Secondo quanto calcolato dall’App di fitness Lifesum, praticare mezz’ora di jogging svolgendo contemporaneamente anche la raccolta di rifiuti consente a una persona dalla corporatura media di bruciare circa 288 calorie.

L’arrivo del plogging in Italia

Il movimento è nato con l’obiettivo di sensibilizzare e modificare le abitudini dei cittadini svedesi rispetto allo smaltimento dei rifiuti, ma questa nuova disciplina si è diffusa sempre di più, uscendo dai confini nazionali e arrivando, qualche anno fa, anche in Italia. Proprio a Genova, tra settembre e ottobre 2023, si è tenuto il World Plogging Championship, il campionato mondiale di plogging. Tre giorni in cui oltre 100 atlete e atleti provenienti da tutto il mondo si sono riuniti per dare vita a una competizione sportiva che ha avuto come obiettivo quello di sensibilizzare i cittadini, gli sportivi e i ragazzi delle scuole a comportamenti più attenti, più sostenibili e meno inquinanti. Per vincere nessun record di velocità da battere: a contare sono i chili di rifiuti raccolti e le tipologie di rifiuti maggiormente inquinanti che lo sportivo è riuscito a rimuovere dall’ambiente. L’iniziativa è stata un grande successo, in tre giorni sono stati raccolti più di 3.000 Kg di rifiuti, si stima che gli atleti in gara abbiano raccolto in media 2,2 kg di rifiuti per ogni chilometro percorso, pattugliando circa 1.318 km di sentieri e strade nelle sei lunghe ore di gara.

A cura di sara Carrara