Tra le neoplasie della pelle più aggressive, la sua incidenza è in aumento in tutto il mondo. Quali sono i motivi di questo aumento? Quali sono i principali fattori di rischio ai quali prestare attenzione? Il melanoma è un tumore maligno che origina dai melanociti e più spesso si manifesta sulla cute. Pur non trattandosi della neoplasia cutanea più comune - lo sono i carcinomi - si tratta certamente di quella più aggressiva. Può essere molto pericoloso per la sua capacità di dare metastasi a distanza.

I soggetti più esposti

I soggetti ‘caucasici’ sono i più esposti, mentre le pelli scure sono naturalmente protette. Circa l’85% dei melanomi cutanei nel mondo interessa le popolazioni di Nordamerica, Europa e Oceania. In Italia, negli individui al di sotto dei 50 anni, il melanoma è il secondo tumore più frequente negli uomini e il terzo nelle donne. Nel 2022 ci sono state circa 12.700 nuove diagnosi. Pur con una grande variabilità, l’incidenza è in aumento in tutto il mondo (in Italia +4,4% per anno negli uomini e +3,3% nelle donne, in linea con i dati europei). Questo aumento è in gran parte dovuto al maggior numero di diagnosi precoci, che oggi garantisce sopravvivenze prolungate e libere da complicanze. In molti paesi occidentali infatti, nonostante l’aumentata incidenza, la mortalità rimane stabile. La sopravvivenza è fortemente influenzata dalla precocità della diagnosi, e nel 2022 in Italia si stimavano circa 170.000 persone viventi con melanoma.

I principali fattori di rischio

Il melanoma cutaneo riconosce fattori di rischio intrinseci, legati all’individuo, e altri estrinseci, derivanti dall’ambiente. Tra i primi il più importante è la genetica, che talora si correla anche al fototipo dell’individuo (colore della pelle, colore di occhi e capelli, modalità di risposta della cute all’esposizione solare): circa il 10% dei soggetti affetti da melanoma presenta almeno un familiare di primo grado affetto dalla stessa patologia. Altro importante fattore di rischio intrinseco è il numero di nevi melanocitici (rischio aumentato di quasi 7 volte in soggetti con più di 100 nevi melanocitici) e la loro tipologia (rischio aumentato di 10 volte in presenza di più di 5 nevi “atipici”): il dermatologo indirizza questi pazienti a controlli più ravvicinati. Tra i fattori estrinseci è da tenere in considerazione l’esposizione ai raggi ultravioletti, sia naturale (sole) sia artificiale (lampade abbronzanti). È dimostrato che ustioni solari ripetute, specialmente in età infantile, possono aumentare anche molto il rischio di melanoma in età adulta. È quindi fondamentale proteggere con molta attenzione i bambini (cappellino, occhiali, indumenti, creme antisolari con elevato indice di protezione solare). L’esposizione acuta intermittente e il conseguente rischio di ustioni deve essere evitata anche dagli adulti, anche se in questo caso i dati della letteratura non hanno la stessa forte evidenza.

L’importanza della prevenzione “secondaria”

I melanomi cutanei si manifestano più spesso come “macchie” sulla pelle, che possono insorgere spontaneamente (più spesso) oppure derivare dalla trasformazione di un nevo melanocitico (lesione benigna) preesistente. La prevenzione secondaria, cioè il ricorso alla visita dermatologica per una diagnosi precoce in presenza di criteri di allarme, svolge un ruolo fondamentale e mai abbastanza sottolineato. Gli elementi da tenere d’occhio sono riuniti nell’acronimo ABCDE:

> A = asimmetria (la lesione non può essere divisa in due parti uguali da un asse che passa per il suo centro);

> B = bordi (la lesione ha bordi frastagliati, indentati, “a carta geografica”);

> C = colore (il colore della lesione non è omogeneo, ma essa appare policroma; anche un colore molto scuro, quasi nero, può essere elemento di sospetto);

> D = dimensioni (una lesione con un diametro superiore a 6 mm può essere sospetta; tale criterio è il più debole, perché oggi il tentativo è quello di diagnosticare i melanomi cutanei anche prima che raggiungano tale diametro);

> E = evoluzione (una lesione che si modifica, specie se in tempi rapidi) oppure elevazione (una lesione prima piana che diviene rilevata).

Un altro elemento utile per porre il sospetto di melanoma è quello definito del “brutto anatroccolo”: il riscontro cioè di una lesione cutanea che per aspetto, forma, colore o altro differisce dalla media delle altre lesioni di cui il soggetto è portatore.

La diagnosi e la terapia

Il melanoma può insorgere su qualsiasi area cutanea e sulle mucose. È più comune al tronco negli uomini e sulle gambe nelle donne. La diagnosi viene posta dal
dermatologo, che utilizza l’anam-nesi e la clinica, ma può servirsi anche di strumenti come il dermatoscopio (piccolo strumento portatile che permette l’osservazione in epiluminescenza della cute rivelando caratteristiche invisibili a occhio nudo) o il videodermatoscopio (strumento per esami di secondo livello e riservato a pochi casi selezionati dal dermatologo, che utilizza un software dedicato per la “mappatura” dei nei). Il sospetto clinico deve poi essere confermato dall’asportazione della lesione e dall’esame istologico, che serve anche per la definizione di alcuni parametri che precisano la diagnosi e definiscono la prognosi e i successivi provvedimenti da adottare. La terapia iniziale è sempre chirurgica, ma oggi sono a disposizione, per le forme più avanzate, efficaci terapie che agiscono a livello immunitario o inattivando i fattori prodotti dai geni malati. 

A cura del Dott. Paolo Sena
Direttore della Dermatologia
ASST Papa Giovanni XXIII