Basta una semplice puntura per contrarre la malattia di Lyme, un pericolo per la nostra salute.
Quali sono le cause e qual è il trattamento per questa insidiosa patologia?
La malattia di Lyme è un’infezione trasmessa all’uomo attraverso la puntura di zecche del genere Ixodes ed è causata dalla spirocheta Borrelia burgdorferi, un batterio che vive nel sangue di numerose specie animali (roditori, caprioli, cervi, volpi, lepri). Il suo nome deriva dalla città statunitense in cui, nel 1975, fu descritto il primo caso. La malattia di Lyme è la patologia trasmessa dal vettore (la zecca) nelle zone geografiche temperate. In particolare, il cambiamento climatico ha permesso la diffusione di questo genere di zecche anche in zone finora considerate ostili alla loro sopravvivenza, come l’Italia (in particolare, in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Ve-neto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige). Di conseguenza si ipotizza un cambiamento dei modelli geografici e stagionali della malattia di Lyme, inevitabilmente destinata a diffondersi. L’incubazione varia da 3 a 30 giorni. Per trasmettere l’infezione all’uomo, la zecca infetta deve aderire alla cute per più di 24 ore: in questo modo, i morsi ripetuti, indolori, favoriscono la trasmissione del batterio tramite il rigurgito, le feci o la saliva nel locus del morso. La Borrelia burgdorferi, una volta penetrata nella cute, può diffondersi ai linfonodi e attraverso il sangue può raggiungere altri organi.

Gli stadi della malattia

Solitamente, la malattia di Lyme viene suddivisa in tre stadi: precoce localizzato, precoce disseminato e avanzato. Nello stadio precoce localizzato, l’eritema migrante che compare da giorni a settimane dopo la puntura da zecca rappresenta la caratteristica manifestazione clinica della malattia. In corrispondenza della puntura compare una piccola macula rossastra, che si espande fino a formare una grande lesione anulare ed eritematosa, a volte con l’area centrale più chiara. Successivamente, in circa il 50% dei pazienti non trattati, si sviluppano altre lesioni cutanee, generalmente più piccole. Spesso, questa fase è accompagnata da una sindrome simil-influenzale con malessere, astenia (i.e. generale stato di debolezza), brividi, febbre, cefalea e artromialgie. La lesione primaria tende a risolversi nel giro di 3-4 settimane, schiarendosi a partire dal centro. Tuttavia, l’eritema può persistere più a lungo, oppure ripresentarsi in altre sedi. Nello stadio precoce disseminato l’infezione, se non trattata con terapie specifiche in un intervallo di tempo che varia da poche settimane a diversi mesi, può progredire interessando più distretti dell’organismo e provocando diverse manifestazioni cliniche come: marcata astenia, linfoadenomegalia (i.e. linfonodi ingrossati), miocardite/pericardite, artromialgie migranti, interessamento del sistema nervoso (neuroborreliosi, meningite asettica). La maggior parte dei sintomi caratteristici del secondo stadio regredisce spontaneamente nell’arco di pochi mesi (anche senza trattamento) tuttavia, in alcuni casi, si può avere cronicizzazione o ricomparsa della sintomatologia anche a distanza di tempo. Infine, nello stadio avanzato i sintomi possono manifestarsi anche dopo molti anni dall’infezione iniziale o dopo periodi di latenza e i distretti maggiormente coinvolti sono: articolazioni (artrite recidivante di Lyme, in modo particolare delle ginocchia), cute (acrodermatite cronica atrofizzante) e sistema nervoso (neuroborreliosi tardiva).

La diagnosi e il trattamento

La diagnosi di malattia di Lyme si basa sulla combinazione di segni e sintomi suggestivi e di un’anam-nesi compatibile con un’esposizione a possibili morsi di zecca.
Gli esami di laboratorio non devono essere necessariamente eseguiti per confermare la diagnosi. Tramite un prelievo di sangue si può dosare il titolo anticorpale specifico contro la Borrelia (IgG-IgM): quando il risultato è dubbio o positivo è possibile eseguire test di approfondimento per conferma. La malattia di Lyme può essere trattata utilizzando antibiotici efficaci contro la Borrelia, più precocemente viene iniziata la terapia più risulta efficace.

Occhio alla prevenzione!

Per prevenire il morso di zecca è opportuno adottare alcune precauzioni per impedire alle zecche di raggiungere la cute, come ad esempio indossare maglie e pantaloni lunghi, applicare sulla superficie cutanea repellenti con dietiltoluamide (DEET). La rimozione corretta della zecca ricopre un ruolo fondamentale nella prevenzione e deve essere effettuata il prima possibile. Si consiglia di consultare un medico non appena ci si accorge di essere stati morsi o della presenza dell’ectoparassita sulla pelle.

A cura del Dott. Enrico Bombana
Direttore Struttura Complessa Vaccinazioni e Sorveglianza Malattie infettive
ASST Bergamo EST