Anoressia, bulimia e altri disturbi alimentari sono in crescita.
Quello dei disturbi alimentari è un fenomeno drammatico in continua crescita: in Italia sono circa tre milioni le persone che ne sono affette. Secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute in occasione della “Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla”, si parla di un aumento del 30% dei casi dopo la pandemia e il lockdown, ma la tendenza in salita non si ferma. E nel 2023 i decessi per le complicanze legate all’anoressia o alla bulimia sono stati 3.780. Si tratta della prima causa di morte tra i giovanissimi dopo gli incidenti stradali: il 70% dei malati, infatti, è in età adolescente.

Cosa sono i Disturbi del Comportamento Alimentare

I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), riconosciuti come Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA), sono patologie psico-nutrizionali complesse e multifattoriali, classificate fra i disturbi psichiatrici invalidanti, potenzialmente mortali. Questi disturbi compromettono la salute fisica e sociale e sono caratterizzati da comportamenti alimentari disfunzionali, preoccupazione per il peso, alterata percezione dell’immagine corporea e bassa autostima. Pertanto, non è solo il basso peso a indicare un disturbo alimentare, poiché anche persone normopeso, sovrappeso o obese possono soffrirne. Le categorie diagnostiche più note includono, infatti, anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da binge eating. L’ Anoressia Nervosa è caratterizzata da una consistente perdita di peso volontaria, paura
di ingrassare e da un’alterata percezione dell’immagine corporea. Il controllo dello stimolo della fame da appagamento e alimenta il circolo vizioso. L’eccessiva magrezza causata dalla rigidità nella dieta aumenta notevolmente il tasso di mortalità fino a 5-10 volte in relazione a persone sane della stessa età e sesso). L’anoressia nervosa colpisce i giovani adolescenti soprattutto di sesso femminile, mentre con minor frequenza il sesso maschile. La Bulimia Nervosa (BN) è caratterizzata da ricorrenti e nascosti episodi di abbuffate in un breve lasso temporale, seguiti da comportamenti di compenso come vomito autoindotto, uso improprio di lassativi e diuretici, esercizio fisico eccessivo. Secondo recenti studi, durante un’abbuffata si possono ingerire fino a 15.000 calorie in meno di due ore, portando a depressione e disprezzo verso sé stessi. A differenza dell’anoressia, la bulimia può colpire soggetti sottopeso, normopeso o sovrappeso; inoltre il peso corporeo di un soggetto bulimico può fluttuare notevolmente a causa dei cicli di abbuffate e compensi continui. Il Binge Eating Disorder (BED), disturbo da alimentazione incontrollata, si caratterizza da episodi ricorrenti di abbuffate senza comportamenti di compenso per evitare l’aumento di peso, Questo può portare a obesità grave e a un significativo disagio psicologico o depressivo. Durante le abbuffate, le persone consumano cibo voracemente fino a sentirsi nauseate e provano sensi di colpa verso sé stesse e il proprio corpo.

L’influenza dei social media

I social media, utilizzati soprattutto in fase adolescenziale, ovvero in una fase evolutiva in cui è presente una vulnerabilità, un’autodefinizione di sé stessi e un confronto costante con gli altri, incrementa le possibilità dei DNA nei giovani adulti. Se da un lato l’utilizzo superficiale dei social ha innescato un processo di continua ricerca verso la perfezione, dall’altro ha ostentato uno stereotipo di bellezza difficilmente raggiungibile. Questi persistenti messaggi visivi, in relazione a soggetti fragili e già predisposti all’insoddisfazione, diventano i deterrenti verso l’instaurarsi di un disturbo alimentare graduale che può arrivare all’estremizzazione (es. autolesionismo). Negli ultimi decenni c’è stato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che sono sempre più frequenti diagnosi in età preadolescenziale e nell’infanzia.

I campanelli d’allarme

Qualche suggerimento per osservare e riconoscere un possibile DNA:

> isolamento sociale e/o durante i pasti;
> grande paura a incrementare il peso corporeo;
> apatia ed emozioni negative costanti/depressive;
> grande riduzione/incremento del quantitativo di cibo assunto;
> rifugio e isolamento frequente in bagno e in camera;
> massimi voti a livello scolastico;
> incremento spasmodico di attività fisica.

L’importanza della prevenzione

La prevenzione primaria (educazione alimentare scolastica) e l’intervento precoce possono ridurre l’evoluzione del DNA e limitarne le complicanze. Risulta di fondamentale importanza la collaborazione tra figure professionali con diverse specializzazioni (Psichiatri, Psicoterapeuti, Nutrizionisti, Pediatri e Medici di medicina ge-
nerale), ai fini di una diagnosi precoce e una tempestiva presa in carico inserita in un percorso multidisciplinare. Lo sviluppo di una rete professionale di supporto per gli adolescenti diventa la strategia più vantaggiosa per il miglioramento dei giovani con disturbi alimentari.

A cura della Dott.ssa Roberta Tallarini
Responsabile del Servizio di Nutrizione Clinica
Casa di Cura San Francesco, Bergamo