Non scambiamola per disattenzione o per irrequietezza.
Due milioni di italiani adulti potrebbero soffrire di deficit di attenzione e iperattività (ADHD) senza saperlo. Oltre due terzi degli adolescenti a cui è stato diagnosticato l’ADHD in età infantile, infatti, continua a presentare i sintomi anche in età adulta, con difficoltà a prestare attenzione e a mantenere la concentrazione, comportamenti impulsivi e irrequietezza fisica.

Cos’è l’ADHD

Il deficit di attenzione e iperattività (ADHD, Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disturbo di origine neurobiologica caratterizzato da sintomi ben definiti e continui come: difficoltà di prestare attenzione e mantenere la concentrazione; comportamenti impulsivi; irrequietezza fisica. Di questo disturbo non soffrono solamente i ragazzi, come erroneamente si pensa, ma anche gli adulti: oltre due terzi degli adolescenti a cui è stato diagnosticato l’ADHD in età infantile continua a presentare i sintomi in età adulta. “È importante sottolineare che l’ADHD si nasconde dietro i comportamenti di tutti i giorni, in specifiche situazioni e attività in cui il soggetto è impegnato. Questo disturbo si individua soltanto ponendo le giuste domande in un contesto clinico ben strutturato e con gli strumenti ad oggi a disposizione per riconoscerlo anche nell’adulto”, spiega Graziella Madeo, Neurologa e Direttrice dell’Unità di Neuromodulazione e Ricerca Clinica di Brain&Care Group.

Il deficit in età adulta

Sono sempre più numerosi gli studi sull’ADHD in età adulta, anche se, come riportato dall’AIFA, Associazione Italiana Famiglie ADHD, non ci sono ancora dati accurati data la carenza di attività di sensibilizzazione e la poca conoscenza della materia. Tuttavia, la prevalenza mondiale della diagnosi di ADHD nei bambini e negli adolescenti è stimata intorno al 5,9-7,1% (Concept Paper AIFA su ADHD - 2015) e si stima altresì che un numero tra il 30% e il 70% dei bambini con ADHD continui a mostrare gli stessi comportamenti anche in età adulta (associazioneaifa.it). Già nel 2015, Quotidiano Sanità, pubblicava una stima di circa 2 milioni di italiani maggiorenni potenzialmente affetti da questo disturbo. “L’ADHD descrive una modalità di funzionamento con esordio in età evolutiva che spesso permane in tutte le fasi della vita del soggetto condizionando la qualità di vita. Infatti, si caratterizza per una gestione problematica dell’attenzione che genera difficoltà e fallimenti e in età adulta e si può associare alla comparsa di altre problematiche come depressione, disturbi d’ansia, dipendenze. Fare diagnosi, soprattutto in età adulta, non è semplice e richiede specifiche competenze e adeguata formazione”, aggiunge la dottoressa Graziella Madeo.

Come riconoscere l’ADHD

In età adulta, senza un protocollo specifico, è molto complicato riconoscere l’ADHD. I sintomi non sono sempre chiari perché in
molti casi l’iperattività si riduce, ma persistono difficoltà di attenzione, disorganizzazione, impulsività e irrequietezza, a cui talvolta
si aggiungono depressione e ansia. Riconoscere l’ADHD può essere ancora più complicato nei soggetti che sviluppano una dipendenza, in particolare da sostanze. Questo può mascherare i sintomi di ADHD e far sì che la diagnosi corretta arrivi solo dopo molti anni.

Un centro di riferimento per diagnosi e cura

Gli specialisti di Brain&Care, centro polispecialistico con sedi a Milano, Rimini e Torino, hanno introdotto una valutazione clinica completa con test diagnostici specifici e un protocollo mirato per la cura dell’ADHD in età adulta. Oggi è possibile riconoscere l’ADHD anche in età adulta e intervenire con percorsi terapeutici multidisciplinari utilizzando l’innovazione di tecnologie biomediche e interventi psicologici personalizzati. Ed è proprio agli adulti che Brain&Care ha dedicato il suo nuovo l’ambulatorio polispecialistico specializzato nella diagnosi e cura dell’ADHD, nelle sue sedi di Milano e Rimini. Il servizio, tra i primi in Italia, ha aperto nella scia del messaggio “My health, my right”, “La mia salute è un mio diritto”, tema della Giornata Mondiale della Salute 2024, un appuntamento che si è celebrato in tutto il mondo il 7 aprile nel ricordo della fondazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 7 aprile 1948. L’approccio terapeutico integrato prevede interventi psico-educazionali e psicotera-
peutici mirati alle difficoltà cognitive e, a seconda della gravità, l’impiego di terapie farmacologiche mirate.  Inoltre, l’utilizzo della stimolazione magnetica transcranica TMS per il trattamento dell’ADHD permette di agire sui meccanismi neurobiologici alla base dell’ADHD, riducendo l’impulsività, migliorando i processi decisionali e attentivi e agendo, anche, su eventuali problematiche associate quali, ansia, depressione e abuso di sostanze.

A cura della Dott.ssa Graziella Madeo
Neurologa e Direttrice dell’Unità di Neuromodulazione e Ricerca Clinica
Brain&Care Group, Rimini (RN)