Il ruolo fondamentale del medico che si occupa del funzionamento del nostro organismo per riportare in armonia ciò che non funziona più.

La medicina fisica-riabilitativa è una disciplina che si occupa di tutte le “disabilità”: motorie, neuromotorie, respiratorie, cardiovascolari, cognitive, sfinteriche, causate da varie patologie appartenenti principalmente al sistema nervoso e a quello muscolo-scheletrico.

Il ruolo del fisiatra

Il medico fisiatra è lo specialista che si occupa della funzione o meglio della dis-funzione. Rispetto a neurologi, ortopedici, reumatologi e neurochirurghi che si occupano della malattia d’organo, ricercando la causa per individuare la migliore strategia terapeutica, il fisiatra si occupa delle conseguenze funzionali che le malattie creano alle attività funzionali della persona e al suo stato psico-cognitivo ed emotivo. Il fisiatra si occupa trasversalmente di diverse discipline mediche, perciò è deputato a valutare globalmente la persona che ha in cura, mettendo in una relazione globale organi e apparati e individuando i principi di fisiologia che li integrano e connettono.

Cosa cura

I più frequenti problemi di competenza del fisiatra sono le difficoltà connesse a patologie del sistema muscolo-scheletrico, spesso di natura ortopedica/reumatologica: postumi di protesi articolare, lombosciatalgie, esiti di traumi articolari e ossei, artrosi, artriti e malattie infiammatorie articolari. Per questo motivo, spesso fisiatria e ortopedia sono confuse in una commistione di competenze che può disorientare i pazienti. Effettivamente, nell’ambito della sola patologia ortopedica esiste un’equipollenza per la quale anche l’ortopedico può prescrivere terapie riabilitative, ma la normativa italiana prevede che con il SSN la prescrizione medica riabilitativa sia appannaggio esclusivo del fisiatra attraverso uno strumento chiamato “Progetto/programma riabilitativo individuale” (PRI/pri). Oggi la riabilitazione moderna si occupa anche di problematiche ad alta complessità clinica: problematiche neuromotorie (es. ictus, sclerosi multipla, malattia di Parkinson, trauma cerebrale, stati vegetativi, malattie infiammatorie, vascolari, neoplastiche o traumatiche del midollo spinale) e della gestione degli esiti di tali patologie come disturbi del linguaggio, di deglutizione, della nutrizione, incontinenza vescicale, spasticità, distonie muscolari, gestione/svezzamento delle tracheostomie.

Il percorso di studi

Per esercitare la professione è necessaria una laurea in Medicina e Chirurgia, alla quale deve seguire un titolo di specializzazione della durata di 4 anni per conseguire la qualifica di medico chirurgo specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione. Il fisiatra non è da confondere con il fisioterapista, che non è un medico, bensì un professionista sanitario della riabilitazione deputato a trattare il paziente dopo una diagnosi del medico specialista e della conseguente prescrizione di cure riabilitative.

Un lavoro di squadra

Nei reparti di riabilitazione ad alta complessità clinica e funzionale la gestione dei pazienti è gestita dai fisiatri che coordinano una complessa equipe di lavoro con diverse professionalità (es. logopedisti, nutrizionisti, fisioterapisti, terapisti occupazionali, neuropsicologi, assistenti sociali). Queste professionalità, insieme a infermieri, OSS e medici consulenti, concorrono alle cure integrate per il paziente secondo il PRI/pri redatto dal fisiatra. La prescrizione degli ausili – corsetti, ortesi e protesi –, invece, è una peculiarità del fisiatra che è il responsabile medico del processo prescrittivo.

Un approccio sempre più interventistico

Oggi la fisiatria moderna ambulatoriale e di reparto è sempre più interventistica: lo specialista si avvale di competenze diagnostiche e terapeutiche che gestisce in modo sempre più autonomo dagli altri specialisti, es. l’uso infiltrativo della tossina botulinica, l’uso dell’ecografo e dell’elettromiografo propedeutico alle infiltrazioni intra articolari e muscolari e ai neuroblocchi con tossina nell’ambito della spasticità focale, alle chemiodenervazioni di nervo con alcol, ai blocchi diagnostici e terapeutici di nervo.

Diagnosi e strategie terapeutiche

Il fisiatra redige diagnosi di disfunzione, che riguardano i meccanismi che portano a una certa disabilità di origine motoria, neuromotoria, sfinterica o cognitiva, diversa in ciascuna persona anche a parità di diagnosi di malattia. Le terapie proposte dal fisiatra sono sempre specifiche e personalizzate, come ad esempio forme di esercizio terapeutico rieducativo, terapie fisiche (elettriche, magnetiche, termiche, meccaniche) o terapie neurocognitive attraverso i moderni sistemi robotici di assistenza motoria e informatici. La branca riabilitativa non esclude comunque la prescrivibilità di terapie farmacologiche – sia generali (antibiotiche, ormonali, antidolorifiche) sia specificamente neuromotorie (per esempio, tossina botulinica per la spasticità) – a supporto del programma riabilitativo. La diagnosi fisiatrica è una diagnosi-prognosi: occorre adattare realisticamente il programma alle possibilità di recupero della persona, alle sue aspirazioni e motivazioni, senza dimenticare il contesto che deve accogliere il paziente a fine programma (famiglia, assistenza istituzionale, domicilio, lavoro o scuola). Questa è una caratteristica culturale del fisiatra che, facendosi carico del paziente con disabilità nella sua globalità, pone particolare attenzione alla persona nelle sue esigenze cliniche sanitarie, ma anche sociali. Donne e uomini, prima ancora di essere pazienti, sono individui con diverse abilità. Il ruolo dello specialista è quello di facilitare le relazioni umane e le interazioni ambientali di queste persone, attraverso la cura e presa in carico della loro disabilità.

A cura di Sara Carrara
Con la  collaborazione del dott. Marcello Mercenaro
Direttore dell’Unità Operativa Specialistica di Riabilitazione
Casa di Cura San Francesco (Bergamo)