“E’ importante agire in modo trasversale, connettendo persone e ambiti di azione diversi”, dichiara Marcella Messina, appena rieletta Assessora alle Politiche Sociali, Longevità, Salute e Sport, che racconta a Bergamo Salute obiettivi e sfide del suo nuovo mandato. Tra le priorità, promozione dei quartieri e cittadinanza attiva

Assessora Marcella Messina, è al suo secondo mandato con delega alle Politiche Sociali per il Comune di Bergamo, alla quale si sono aggiunte Longevità, Salute e Sport. Quali sono i risultati di cui è più soddisfatta, da cui ripartire?

Mi piace pensare in una prospettiva di continuità, in quanto soprattutto le politiche sociali e la salute sono temi che necessitano di tempo per essere appresi, compresi e fatti propri. Allo stesso modo, uno dei punti chiave su cui ho voluto puntare è l’innovazione, con l’obiettivo di costruire progettualità e interventi che non siano “calati dall’alto”, ma che coinvolgano e valorizzino tutti i talenti che la comunità mette a disposizione ogni giorno. Con talenti intendo la cittadinanza attiva, persone che possano fare sistema, costruire collaborazioni fattive anche con il mondo profit, che è una risorsa importante per le istituzioni pubbliche. Questo è sempre stato il mio mantra, ma non si può dimenticare che gli anni scorsi sono stati segnati profondamente dalla pandemia. Sia il lavoro fatto durante i mesi più difficili, sia quello avviato nel periodo subito successivo è stato chiaro: organizzazione di tamponi, test, attivazione di gruppi di volontari, fino ad arrivare alla rinascita del nostro comune. Senza mai dimenticare gli anziani…

Gli anziani sono stati i più colpiti dalla pandemia e dai suoi effetti…

È vero, sono stati i più colpiti, ma al tempo stesso abbiamo riscoperto il concetto dell’invecchiamento attivo, ragionando sulla longevità. Questo concetto è sempre stato al centro delle mie politiche sociali, non solo per il trend demografico a cui Bergamo non si sottrae, ma per combattere l’idea di invecchiamento come decadimento cognitivo e fatica (ageismo) e promuovere un’idea di longevità che ci aiuti ad accompagnare gli anziani nel tempo, sperimentando attività sempre nuove. Spesso vediamo l’invecchiamento come una malattia, un qualcosa che “accade” di punto in bianco, ma se viene programmato e lo viviamo come possibilità di un futuro positivo, la prospettiva cambia molto. Oggi abbiamo una grande possibilità nell’allungamento della vita, che possiamo qualificare in meglio, anche dal punto di vista professionale, perché no!

Quali sono i suoi obiettivi per i prossimi cinque anni?

Sicuramente punteremo a valorizzare le potenzialità che tutte le persone mettono a disposizione. Ad esempio, nei quartieri abbiamo iniziato a rinominare i cosiddetti centri anziani, o centri per la terza età, in centri per tutte le età e li abbiamo trasformati in APS, ovvero Associazioni di Promozione Sociale. Non solo, il presidente è una persona over 65 che si occupa della gestione e dell’organizzazione del centro, attraverso cui si promuove lo sviluppo del quartiere. Questo vuol dire parlare alla cultura, all’ambiente, allo sport, è un qualcosa che si integra nelle possibilità di azione e rappresenta una modalità diversa dello stare insieme che oggi viene molto apprezzata. Ci sono sicuramente anziani fragili, ma i cosiddetti “giovani anziani” oggi vogliono spendere il proprio tempo per un arricchimento personale e culturale. Questo è uno dei punti su cui ho sempre insistito e sul quale continuerò a puntare in questo mandato. E questo ci porta inevitabilmente al tema molto sentito, ma sempre poco sfruttato, dell’intergenerazionalità.

Secondo l’approccio alla salute “ONE Health”, il nostro benessere non può prescindere dalla salubrità dell’ambiente. Come si muoverà Bergamo in questo senso?

Ci sono molte iniziative in programma, tra cui il Progetto europeo Interreg, che si occupa di mappare i servizi sociali attraverso la mobilità sostenibile, per dirci quanto il tema sociale e ambientale siano interconnessi. Se pensiamo alle politiche sociali o alla salute, è fondamentale agire in chiave trasversale. Per fare un esempio pratico, non possiamo più pensare che la salute di un albero, ad esempio, sia solo un problema di verde. L’importante è pensare in ottica di bene comune, quindi lavorare con linguaggio trasversale e renderci conto che i temi del sociale non sono appannaggio solo delle politiche sociali. Quando la persona viene presa in carico, il nostro obiettivo è quello di fidelizzare il suo rapporto con le politiche sociali a tutto tondo, allargando la prospettiva per comprendere le esigenze.

Secondo Caritas, negli ultimi anni, in città, si è registrato un significativo aumento di situazioni di grave povertà per uomini e donne di giovane età. Quali sono le iniziative del Comune per promuovere l’inclusione sociale?

Per noi questo è un tema centrale: prima si lavora sulla povertà, meno rischiamo di scivolare nella marginalità. In questo senso, il nostro impegno è quello di continuare a lavorare per l’integrazione tra servizi sanitari e sociali, come SERD, CPS, ecc. e offrire alternative, come casa e lavoro, che sono fondamentali per il recupero, specialmente di persone che hanno avuto esperienze in carcere, o di dipendenza da alcol e/o sostanze. Abbiamo quindi potenziato i progetti di housing first affinché queste persone possano prendersi cura di una casa e - di riflesso - di se stessi. L’obiettivo finale è quello di accompagnarli verso l’emancipazione, ma è chiaro che deve essere coinvolto tutto il sistema, altrimenti il progetto è destinato al fallimento.

Una delle sue nuove deleghe è quella allo Sport. Lei ne pratica?

Sono figlia unica, quindi per me lo sport ha sempre rappresentato un fattore di compagnia, un elemento di relazione per conoscere nuove persone. Ho praticato pallavolo, quindi è subentrato anche l’elemento di squadra. Non dimentichiamo che, oltre agli sport più conosciuti, ci sono anche sport minori e forse non così “eclatanti” a livello comunicativo, ma che sono altrettanto importanti, come gli scacchi. Il panel è molto ampio e comprende tantissimi aspetti. Lo sport si lega inevitabilmente al tema dell’intergenerazionalità e del benessere - pensiamo allo yoga, alla ginnastica dolce che vanno in questa direzione - ma ha anche un risvolto educativo. Ho un figlio che fa calcio, e frequenta le polisportive di quartiere (ASD) che svolgono un ruolo cruciale da questo punto di vista. Nel nostro programma, abbiamo intenzione di attivare un fondo ad integrazione di quanto previsto da Regione Lombardia per garantire l’accessibilità allo sport.

La digitalizzazione dei servizi sanitari sta avanzando rapidamente. Quali sono le opportunità per migliorare i servizi di assistenza ai cittadini?

Le opportunità sono innumerevoli, ma non dipende solo da noi perché si tratta di sistemi regionali o addirittura statali. Con il PNRR, però, questo tema è diventato molto importante. Spesso gli operatori del mondo sociale non necessariamente hanno sempre competenze digitali, per cui spingere su questo aspetto è importante. Il PNRR ci ha aiutato ad attivare quattro appartamenti per la disabilità dotati di dispositivi di domotica, un polo per i servizi di quartiere presso l’ex complesso del Sacro Cuore, la struttura di Cascina Ponchia dove abbiamo avviato un co-housing sempre dotato di domotica, per ragazzi affetti da autismo, e tanti altri progetti che abbiamo in programma. Questa è la direzione, ma va sostenuta.

Equilibrio vita privata-lavoro: il tema cruciale di questi anni. Con un ruolo così impegnativo, come concilia i due aspetti?

Cammino molto e mentre cammino penso! Mi piace passeggiare, sia nei parchi sia per strada e per spostarmi in città non utilizzo mai l’auto. Mi piace molto anche passare del tempo di qualità con la mia famiglia e i miei amici, dandomi degli obiettivi… Purtroppo lavorando molto, il tempo non è mai sufficiente, ma cerco di sfruttarlo al meglio! 

A cura di Claudio Gualdi