Tre semplici regole per superare il passaggio dalla Scuola dell’infanzia alla Scuola Primaria.
L’inizio della scuola è tanto eccitante quanto preoccupante. “Sei già grande!”. “Non sei più all’asilo: stai seduto e ascolta la lezione!”. “Sai già leggere, quindi ti annoierai”. Sono alcune tra le affermazioni che si sentono spesso pronunciare ai genitori. La preoccupazione è lecita e comprensibile, tuttavia si possono vivere più serenamente le prime settimane di questa nuova avventura tenendo presenti alcuni aspetti. Di seguito tre regole pratiche da ricordare.

Adulto regolato = bambino regolato

A volte sono i bambini stessi a essere preoccupati per questo nuovo inizio: cerchiamo di capire da dove arriva questa ansia. Forse viene trasmessa dall’adulto di riferimento? Spesso i bambini hanno poca consapevolezza enterocettiva: mi riferisco all’essere connessi con le sensazioni del proprio corpo e con le proprie emozioni dalle quali scaturiscono le azioni e i comportamenti attuati a casa, a scuola e nella società in generale. Proprio per questo motivo, i bimbi frequentemente non riescono ad auto-regolarsi, cioè a gestire in modo indipendente i propri bisogni fisici ed emotivi. Diventa quindi fondamentale la co-regolazione, quel processo per cui il bisogno viene identificato e gestito da qualcun altro, in questo caso il genitore o l’insegnante. L’adulto è in grado di svolgere questo delicato compito se a sua volta si trova in un buono stato regolatorio: si intende che una persona serena, sorridente e tranquilla sarà in grado di trasmettere calma al bambino agendo anche a livello del suo sistema enterocettore (il cosiddetto ottavo senso). Se è il genitore stesso a manifestare in presenza del figlio l’ansia e la preoccupazione per la scuola, è intuibile pensare che questo pensiero verrà trasmesso al figlio stesso.

Movimento = apprendimento più efficace

Non di rado i bimbi vengono considerati molto piccoli finché sono all’asilo, e grandi nel momento in cui iniziano la prima elementare. Si creano delle aspettative nei confronti del bimbo già nel momento in cui lo si vede scegliere il proprio banco in classe: si pensa che da quel giorno in poi saprà sostenere tutte le ore scolastiche stando composto come un soldatino. Ricordiamoci che il bisogno di muoversi c’è ed è importante ascoltarlo: non facciamo l’errore di pensare che i 15 minuti di intervallo, la pausa pranzo e l’ora di ginnastica siano sufficienti e che intimare continuamente a stare seduto possa essere la soluzione definitiva. Anche il solo alzarsi dalla sedia e dedicare cinque minuti all’ora a semplici giochi di attività fisica sul posto può davvero fare la differenza: il movimento fornisce al corpo le sensazioni propriocettive, vestibolari e tattili di cui ha bisogno per mantenersi a un buon livello di attenzione (arousal). Quindi, dedicare quei cinque minuti all’ora all’attività fisica non fa distrarre gli alunni come forse si può pensare, anzi, è proprio il contrario! Permetterà loro di avere una miglior disposizione ad ascoltare l’insegnante e quindi ad apprendere. Per gli studenti che necessitano ulteriormente di muoversi e che fanno molta fatica a stare fermi al banco, si possono studiare delle strategie personalizzate al loro profilo sensoriale.

Per partire con il piede giusto

Prima di iniziare l’anno con una raffica di schede ed esercizi, vale davvero la pena dedicare la giusta attenzione alla verifica delle competenze dei singoli bambini. La letteratura scientifica afferma che affinché l’alunno possa apprendere le nuove nozioni scolastiche in modo efficace è necessario verificare la presenza di abilità talvolta apparentemente lontane dall’ambiente scolastico: autonomia nelle attività quotidiane (ovviamente in relazione all’età), abilità sociali, autostima, coordinazione, equilibrio statico e dinamico, idea di quale sia la mano dominante, motricità grossolana e fine, capacità linguistiche, comprensione orale, memoria di lavoro, ecc. Se per qualche motivo il bambino sa già leggere non dobbiamo dare per scontato che anche tutte queste competenze fondamentali siano presenti e ben sviluppate. Attendere prima di iniziare i programmi scolastici e spendere tempo, anche avvalendosi di esperti esterni, per il controllo di questi prerequisiti rappresenta un vero e proprio investimento a breve e lungo termine: si trasmette agli allievi il concetto che la scuola comprende ancora svariati momenti di gioco (questa fase infatti generalmente non consiste esclusivamente in attività a tavolino ma comprende attività proposte alla classe in modo ludico) quindi anche i più restii inizieranno ad affrontare questo momento di transizione più volentieri; individuando immediatamente le eventuali lacune si può intervenire con attività di gruppo o individuali volte a rinforzare le abilità più fragili prima di insegnare nuovi concetti ai bambini. Le fondamenta devono essere ben solide affinché la letto-scrittura (per fare un esempio di insegnamento) venga appresa in modo fluido e semplice.

Il supporto della famiglia e degli esperti

La preparazione con cui il bambino arriva alle elementari deriva da tutte le esperienze vissute durante i primi anni di vita, compreso il periodo alla Scuola dell’infanzia, ma se una volta iniziata la Scuola Primaria ci fosse ancora qualche fragilità il consiglio è quello di non pensare che il tempo risolva da solo le cose. Coinvolgendo la famiglia e rivolgendosi a un esperto è possibile lavorare in modo mirato sugli aspetti carenti ottenendo buoni risultati in pochi mesi. Ricordiamoci che un bambino sicuro di sé, sereno e con un buon senso di autoefficacia apprenderà con più facilità e consoliderà i concetti in modo più stabile.

A cura della Dott.ssa Renata Canova
Terapista Occupazionale
Referente regionale dell’Associazione SENSiS, Associazione Italiana di Integrazione sensoriale “SENSI mocciosi” studio riabilitativo, Colzate (BG)